Dovrà essere ispirato alla prudenza in tutte le sue componenti il calcolo delle riserve tecniche dei fondi pensione che coprono rischi di longevità o disabilità, che garantiscono un rendimento degli investimenti o un determinato livello di prestazione. Gli stessi fondi dovranno inoltre detenere su base permanente, per compensare eventuali differenze tra entrate e spese rispetto alle previsioni, attività supplementari pari al 4% delle riserve tecniche. Sono queste le disposizioni più importanti contenute nel Decreto n. 259/2012 del Ministero dell’Economia e delle Finanze, pubblicato in G.U. il 19/2/2013, che assegna agli attuari rilevanti responsabilità.

Il nuovo regolamento fissa “i principi per la determinazione dei mezzi patrimoniali di cui debbono dotarsi i Fondi Pensione che coprono rischi biometrici, che garantiscono un rendimento degli investimenti o un determinato livello di prestazione”. In particolare all’articolo 4, dopo aver stabilito che “i fondi pensione costituiscono riserve tecniche adeguate agli impegni finanziari assunti nei confronti degli iscritti attivi, dei pensionati e dei beneficiari disponendo in qualsiasi momento di attività sufficienti a copertura”, la norma dispone che “il calcolo delle riserve tecniche è eseguito e certificato da un attuario iscritto all’albo”. Il calcolo va fatto ogni anno, ma è consentito ogni tre anni se “il fondo pensione fornisce annualmente alla Covip (l’Autorità di vigilanza sui fondi pensione, ndr) la certificazione dell’attuario che illustri l’evoluzione delle riserve tecniche e le variazioni nei rischi coperti e attesti la congruità degli adeguamenti apportati alle riserve per gli anni intermedi”.

All’attuario – ha commentato Giampaolo Crenca, Presidente del Consiglio Nazionale degli Attuari – viene confermato l’importante rilievo professionale in materia di bilancio tecnico e di solvibilità. Si tratta del significativo riconoscimento, anche a livello di normativa ufficiale, del ruolo che l’Attuario tradizionalmente svolge nel settore previdenziale in generale e in quello della previdenza complementare in particolare. Risulta ulteriormente valorizzata – ha osservato ancora Crenca – la professionalità che l’Ordine degli Attuari intende sempre più arricchire  anche attraverso un  processo di formazione continua”.