di Anna Messia

La borsa non l’ha premiata (-3,8%) e dopo la pioggia di acquisti dei giorni precedenti ha optato per le prese di profitto. Ma ieri il gruppo Mediolanum ha chiuso il 2012 con l’utile più alto della sua storia.

Un risultato netto di 351 milioni, il 422% in più rispetto al 2011, che ha consentito di staccare una cedola di 18 centesimi. Il miglior bilancio dal 1982, quando Ennio Doris fondò il gruppo. «Il record precedente risaliva al 2005, quando avevamo chiuso in attivo per 233 milioni», dice Massimo Doris, amministratore delegato di Banca Mediolanum, «ma non è stato una sorpresa. Anche se il risultato si è avvantaggiato di componenti straordinarie, come il recupero dei titoli di Stato o la crescita delle commissioni di performance (grazie alla ripresa delle borse, ndr) a salire è stata soprattutto la raccolta netta». Insomma, nonostante la crisi la società ha continuato a rastrellare nuovi risparmi e a fine 2012 la raccolta netta di Banca Mediolanum è stata positiva per 2,25 miliardi, grazie soprattutto all’andamento positivo di fondi e gestioni (prodotti più redditizi per la banca) che hanno raccolto 2,3 miliardi.

Così l’utile è lievitato, nonostante le svalutazioni per 63 milioni della partecipazione in Mediobanca e un taglio dell’avviamento che ha coinvolto la controllata spagnola per altri 20 milioni. «Per quanto riguarda Mediobancaavevamo le azioni in carico a 11,1 euro e abbiamo fatto impairment per allineare il titolo a 10,05 euro», spiega Doris. «Quando la banca presenterà il nuovo piano industriale, atteso tra giugno e luglio, riapriremo il capitolo impairment». Per quanto riguarda la Spagna, aggiunge l’ad, «abbiamo invece preferito svalutare la partecipazione nonostante la società abbia registrato il suo anno migliore (27,4 milioni di utile, scesi a 7,2 con le svalutazioni, ndr) ma il rendimento era dovuto in buona parte ai risultati delle tesoreria e abbiamo scelto di non considerare questo tipo di ricavi». Altre svalutazioni non sono alle viste, assicura Doris, che invece sottolinea come il 2013 sia iniziato nel migliore dei modi. Non tanto per quanto riguarda l’ammontare complessivo della raccolta, che in valore assoluto è scesa un po’ rispetto ai primi due mesi 2012, ma per la sua composizione, con la crescita esponenziale della componente gestita che come detto è più remunerativa per i bilanci aziendali. «Nei primi due mesi del 2012 avevamo avuto una raccolta netta di 546 milioni», continua Doris, «quest’anno nel bimestre siamo arrivati a 524 milioni, ma il gestito pesa per oltre 600 milioni mentre l’anno scorso la gran parte dei risparmio era andato in amministrato». Una partenza sprint, tanto che Mediolanum è convinta che chiuderà il 2013 con una raccolta netta maggiore del 2012, potenzialmente a 3 miliardi, mentre resta più prudente sul fronte dell’utile netto. «Difficilmente supereremo il risultato di quest’anno», dice l’ad di Banca Mediolanum, «ma l’azienda ha avuto uno scatto di crescita strutturale. Qualche anno fa l’utile, a prescindere dalle componenti straordinarie, si attestava su valori di 220 milioni. Oggi viaggiamo sui 280 milioni».

A spingere la crescita del 2013 sarà anche il reclutamento che, in questo periodo, approfittando della crisi del sistema bancario tradizionale, sta coinvolgendo dipendenti bancari e responsabili di filiale. Solo nei primi due mesi dell’anno, 17 dei 20 nuovi family banker reclutati provengono dalle banche. Un’altra operazione annunciata ieri riguarda poi l’ingresso nel perimetro del gruppo per 35,9 milioni, di MediolanumAssicurazioni, compagnia Danni controllata finora direttamente da Fininvest e dalla Fin. Progr, Italia di Ennio Doris & C. L’Ivass nelle scorse settimane aveva chiesto documentazioni aggiuntive, ma martedì scorso ha concesso il via libera. «Al momento della quotazione del gruppo, nel ’96 avevamo preferito tenerla fuori per ristrutturarla», conclude Doris, «ora il processo è terminato e la riporteremo all’interno». (riproduzione riservata)