di Livia Lepore (MF-DowJones)

Nel 2010 il 65% delle famiglie valuta il proprio reddito inferiore a quanto ritenuto necessario. È quanto si legge nei Quaderni di Economia e Finanza della Banca d’Italia che sottolineano come tale percentuale fosse al di sotto del 40% nel 1990. L’incremento è più diffuso per i nuclei che vivono in affitto, in cui il capo-famiglia è operaio oppure disoccupato, pensionato, impiegato a tempo parziale. Dalle valutazioni espresse dalle famiglie nell’ambito dell’Inchiesta mensile sulla fiducia dei consumatori emergono chiari segnali di difficoltà delle famiglie nel riuscire a risparmiare la quantità di risorse desiderata, in presenza di una marcata contrazione del reddito disponibile e del contestuale obiettivo di contenerne l’impatto sul proprio tenore di vita. La crisi ha colpito soprattutto i nuclei a basso reddito, i giovani e gli affittuari e si prefigura un successivo inasprimento delle condizioni finanziarie delle famiglie più vulnerabili in assenza di opportune misure di sostegno o di una ripresa del ciclo economico. Per questi nuclei quasi tutti gli indicatori esaminati hanno registrato un peggioramento. La propensione al risparmio delle famiglie è ulteriormente diminuita dopo il 2008 ed è aumentata la quota di famiglie con reddito insufficiente a coprire i consumi, in particolare per le famiglie a basso reddito: la metà dei nuclei appartenenti a questa classe ha entrate insufficienti a coprire i consumi. La percentuale di famiglie italiane indebitate è bassa nel confronto internazionale e la maggior parte di queste si colloca nei quartili di reddito più alto. Esaminando il bilancio familiare dal lato del passivo le famiglie vulnerabili sono quindi una quota ridotta. (riproduzione riservata)