Nel 2012 Azimut ha registrato risultati eccellenti. L’azienda conferma l’obiettivo di un incremento delle masse con target a 27 miliardi entro fine 2014 da raggiungere anche con l’acquisto di nuovi clienti, soprattutto di fascia alta. Restiamo confidenti sulla possibilità di centrare il target di un progresso medio annuo del 20% delle masse che dovrebbero tendere a 24 miliardi entro fine 2013. Il tutto grazie a 1,5 miliardi di raccolta netta e una cifra analoga da acquisizioni in Italia o all’estero, mentre la performance dovrebbe collocarsi nell’intorno del 5%. Un trend che dovrebbe permettere ad Azimut di superare la soglia dei 30 miliardi di masse amministrate entro la fine del 2015. alle pagine 16 e 17

Milano «A umentare le masse gestite, ridare forza all’arruolamento dei nuovi promotori/ private banker, potenziare i clienti con portafogli elevati per aumentare le masse medie gestite, migliorare ulteriormente la qualità dei servizi offerti e rafforzare la presenza internazionale con focus sui Paesi emergenti». Sono queste, ricorda Pietro Giuliani, presidente e Ceo oltreché fondatore di Azimut, le priorità strategiche a cui stiamo lavorando con «il preciso obiettivo di mantenere alta la redditività per i nostri clienti, i nostri azionisti ed i nostri promotori e private banker». Obiettivo ambizioso, ma «compatibile e sostenibile come dimostrano anche gli eccellenti risultati del 2012, con il miglior utile della storia del nostro gruppo». Risultati che, prosegue il fondatore

di Azimut, «testimoniano l’efficacia della ristrutturazione avviata tre anni fa, dopo il fallimento della Lehman, e la forza di un modello basato sull’indipendenza e sull’integrazione di gestione e distribuzione, oltreché la validità della strategia di sviluppo internazionale». Risultati sostenibili anche «in presenza di uno scenario congiunturale complesso perché riusciremo a convincere i nostri collaboratori sulla necessità di una maggiore attenzione al cliente e quindi alla qualità del lavoro necessario per soddisfarne le sue necessità». Sfida che noi, prosegue il Ceo «potremo vincere anche perché il modello che abbiamo messo a punto ci permetterà di svolgere un ruolo aggregante all’interno del sistema in Italia e di sviluppare nel contempo la presenza all’estero per raggiungere quelle dimensioni ritenute necessarie per vincere la sfida di una concorrenza destinata a crescere nel tempo». Obiettivi al cui servizio Azimut può presentare una solidità patrimoniale riconosciuta e dimostrata da una liquidità che a fine 2012 si era avvicinata ai 280 milioni creando le condizioni per un aumento del dividendo nel rispetto degli impegni presi nel passato. Ma procediamo con ordine esponendo le azioni che il gruppo sta implementando per aumentare le masse gestite con la volontà di superare la soglia dei 30 miliardi entro il 2015, dopo aver raggiunto quota 27 miliardi nel 2014 e cioè circa otto miliardi al di sopra dei 19 miliardi del 2012. Questo in quanto Azimut dovrebbe essere in grado di generare mediamente 1,5 miliardi di raccolta netta all’anno, mentre un altro miliardo all’anno dovrebbe giungere dalle performance sul patrimonio esistente e 1,5 miliardi annui dalle iniziative esogene; quelle acquisizioni rivolte prioritariamente all’estero ma non solo. Il tutto chiaramente in presenza di uno scenario “normale” e cioè non caratterizzato da altri dissesti quali quelli che hanno contraddistinto il recente passato. Crescita ancorata ad azioni specifiche quali quelle finalizzate ad «ampliare il reclutamento di professionisti di elevato profilo, non solo da realtà bancarie, e crescere anche per linee esterne diventando il polo aggregante sul nostro territorio di partner bancari/ assicurativi oltreché delle piccole e medie società italiane che sono o potrebbero entrare in difficoltà a causa della complessità dello scenario in cui ci troviamo ad operare». Novità potrebbero presto emergere anche sul fronte internazionale «ove confermiamo il focus sui Paesi emergenti più promettenti ricercando operatori indipendenti bravi e capaci per svilupparci con loro sul loro territorio sia sul fronte della raccolta del risparmio, offrendo ai risparmiatori dell’area un network globale, che su quello della gestione, selezionando investimenti interessanti anche per il resto del gruppo». E presto potrebbero emergere novità in Brasile, dove le trattative sono in fase avanzata, ma anche in altre aree del globo a partire da Taiwan, Singapore e Svizzera (vedere approfondimenti sul sito di Repubblica e sul blog albertonosari.it). Il tutto all’interno di una grande impegno sull’efficienza poiché noi, puntualizza Giuliani, «operiamo in una logica di guerra ove combattiamo per vincere e non per sopravvivere perché lo scenario non permette quest’ultima opzione in quanto la congiuntura e la competizione sarà tale da consentire il domani solo ai migliori ed a quelli che sapranno vincere la sfida. Ma per essere vincenti i nostri collaboratori devono essere consci che non ci saranno i tempi supplementari e noi dobbiamo raddoppiare il numero di coloro che vivono in trincea rispetto a quel 25% che già oggi lo hanno capito e si comportano di conseguenza dando il meglio di sé». Nel contempo dovremo continuare a lavorare «sul ricambio generazionale e sul ringiovanimento delle reti, rafforzando gli investimenti nelle tecnologie mentre una attenzione particolare sarà riservata alla comunicazione poiché vogliamo aumentare la notorietà del brand». Iniziative grazie le quali riproporre anche per il futuro gli eccellenti risultati raggiunti nel 2012 «quando abbiamo raccolto anche i frutti dei cambiamenti avviati nel 2008 per rafforzare il modello di business ed i prodotti innovativi pensati e realizzati per i clienti italiani, rafforzando nel contempo le reti distributive con l’avvio di nuovi progetti, come la neo nata divisione Global Advisory, e una forte attenzione verso il passaggio generazionale». Il tutto mentre prosegue il «progetto wealth management grazie l’ampliamento dei servizi per la famiglia, l’impresa, la persona oltre alla parte gestionale e la richiamata internazionalizzazione ». È doveroso comunque ricordare che la variabile principale del 2013 resta l’andamento dei mercati anche se «confermiamo l’obiettivo di un incremento delle masse con target a 27 miliardi entro fine 2014 da raggiungere anche con l’acquisto di nuovi clienti, soprattutto di fascia alta, mantenendo la redditività per gli azionisti». Più in particolare, salvo sorprese e considerando che nel primo bimestre la raccolta netta «è stata il doppio di quella dello scorso anno e che abbiamo già raggiunto un terzo degli obiettivi per l’intero esercizio, restiamo confidenti sulla possibilità di centrare il target di un progresso medio annuo del 20% delle masse» che dovrebbero tendere a 24 miliardi entro fine 2013. Il tutto grazie a 1,5 miliardi di raccolta netta e una cifra analoga da acquisizioni in Italia o all’estero, mentre la performance dovrebbe collocarsi nell’intorno del 5% anche se ciò naturalmente dipenderà dall’andamento dei mercati. Più complessa la previsione reddituale poiché l’andamento delle commissioni di performance non è ad oggi prevedibile. L’inizio d’anno è stato però oggettivamente positivo ed i vertici di Azimut sono confidenti su un utile a tre cifre, anche se non sarà facile replicare il record del 2012 quando l’utile consolidato ante imposte si è fissato ad oltre 180 milioni con utile netto a 160 milioni, il doppio del 2011. albertonosari.it La voce attività fiscali nello stato patrimoniale comprende le partecipazioni non consolidate. I dati riportati nelle torte rappresentate qui a fianco fanno riferimento al 31 dicembre 2012 *Il corporate bond della torta suddivisione fondi per sottostante è comprensivo di 0,3% di convertible bonds Nella torta riportante i dati relativi la suddivisione fondi per categoria la voce azionari and hedge viene così ripartita: azionari 6,9%; hedge fund 3,1% @ Ulteriori approfondimenti su www.repubblica.it/economia