di Anna Messia

Una buona notizia e due meno buone, anche se attese. È così che Patrick Dixneuf, ceo di Aviva in Italia, commenta i dati di bilancio 2012 pubblicati ieri a Londra dalla compagnia assicurativa inglese che hanno evidenziato una perdita di 3 miliardi di sterline. «Le notizie negative riguardano ovviamente la perdita e il calo del dividendo, passato da 26 a 19 pence», dice Dixneuf, «ma entrambi i risultati erano attesi e sono la diretta conseguenza del profondo piano di riorganizzazione del gruppo realizzato nel 2012».

Gran parte della perdita, del resto, è legata alla vendita delle attività negli Stati Uniti ed era già stata preannunciata a dicembre scorso, in coincidenza con la dismissione degli asset. Mentre, passando alle notizie positive, «la più importante è che il gruppo ha raggiunto un solvency ratio del 172% rispetto al 130% dello scorso anno», continua il top manager. «Era proprio questo l’obiettivo prioritario della riorganizzazione e ora abbiamo un surplus di capitale di 7,1 miliardi di sterline rispetto ai 3.5 miliardi dello scorso anno».

L’utile operativo si è ridotto del 4% a 1,7 miliardi di sterline (1,8 miliardi nel 2011) a causa principalmente degli impatti negativi del cambio, ma la buona redditività del gruppo è stata confermata da un Irr (tasso interno di rendimento) del 14,9% nel ramo Vita, in crescita rispetto al 14,5% dello scorso anno. Oltre che da un combined ratio nel Danni (che misura il rapporto tra sinistri e costi rispetto ai premi incassi) sceso al 97% dal 97,5% del 2011.

Traguardi di redditività cui punta certamente anche Aviva Italia, che nel 2012 ha raggiunto un utile operativo di 206 milioni di euro, contro gli 85 milioni del 2011. Anche in Italia è stata avviata una profonda revisione della strategia per realizzare un’inversione, passando dall’essere una compagnia «distruttrice di capitale operativo» all’essere invece «generatrice di capitale operativo». Il 2012 si è chiuso con una raccolta Vita a 2,4 miliardi di euro. «Un risultato in linea con il trend di mercato oltre che con la strategia di Aviva in Italia, orientata verso prodotti più profittevoli», dice Dixneuf. La redditività nel Vita (Irr) è così passata dall’11,5% del 2011 al 12,4% e, anche se resta ancora lontana dal 14,9% di gruppo, per l’anno in corso l’obiettivo è raggiungere il 13%.

Nel ramo Danni c’è stata finalmente la discesa del combined ratio sotto la soglia del 100% (oltre la quale i costi superano gli incassi). «Il 2012 si è chiuso con un Cor del 99,8% rispetto al 115,7% del 2011 con premi netti a 439 milioni», conclude Dixneuf, «e per quest’anno l’obiettivo è stato fissato a un combined ratio tra 95-96%». Non solo; c’è un altro traguardo importante fissato nel piano 2013 di Aviva Italia, ossia tornare a distribuire un dividendo alla capogruppo dopo la dieta degli ultimi anni. (riproduzione riservata)