di Francesco Ninfole

Un prodotto finanziario di successo, che però può nascondere grandi rischi per gli investitori retail. Si tratta dei cosiddetti Contracts for difference (Cfd), derivati a leva che danno prospettive di elevati guadagni a breve termine, ma che si possono trasformare in un salasso per i risparmiatori inesperti e male informati. È questa la ragione per cui sulla materia si sono mosse le due autorità europee Esma (mercati finanziari) e Eba (banche), che hanno lanciato un «warning» su questi prodotti.

I Cfd sono contratti nell’ambito dei quali due controparti scambiano tra loro la differenza tra il prezzo corrente di un asset sottostante (azioni, valute, commodity, indici eccetera) e il prezzo alla chiusura del contratto.

Si ipotizzi il caso di un risparmiatore che acquista 4 mila Cfd sull’azione A al prezzo di 10 euro ciascuna (anche se non c’è reale possesso dell’azione A); l’acquirente ha una posizione aperta per 40 mila euro, ma non paga l’intero importo, quest’ultimo è deciso da chi vende il Cfd ed è una percentuale ridotta dell’intero ammontare. Se la percentuale richiesta come margine iniziale è del 5% (ovvero c’è una leva pari a 20), l’investitore dovrà versare soltanto 2 mila dei 40 mila euro di esposizione. Per perdere tutta la somma impiegata è così sufficiente che il prezzo dell’azione A scenda da 10 a 9,5 euro. Una discesa di valore del 5% comporta così una perdita del 100% dell’investimento (si veda la tabella in pagina). Se l’azione A perde il 10% del valore, il venditore di Cfd non solo tratterrà tutto il margine di 2 mila euro versato dall’acquirente all’inizio, ma chiederà altri 2 mila euro. Oltre a queste cifre, bisogna aggiungere altri costi come commissioni, spread denaro-lettera, oneri di finanziamento e tasse.

Vista l’alta leva di questi prodotti, è facile capire che i piccoli risparmiatori possano perdere l’intero importo investito (e anche molto di più) nel giro di pochi minuti. Nell’esempio abbiamo utilizzato un margine iniziale del 5%, ma a volte può essere richiesto soltanto lo 0,5% del totale. Eba e Esma perciò consigliano l’utilizzo degli strumenti soltanto a chi possa monitorare i titoli più volte nel corso della giornata: «Mantenere l’esposizione anche overnight espone a grandi rischi e a costi addizionali». Certo, c’è anche la possibilità di guadagnare molto in poco tempo, ed è questa la principale ragione della diffusione degli strumenti. I derivati Cfd sono stati inventati quasi 20 anni fa, ma hanno avuto successo soprattutto negli ultimi anni, per effetto della ricerca di elevati profitti in tempi di tassi bassi (oltre che di protezione sui sottostanti). Ormai gli strumenti sono a disposizione anche di operatori non professionali, che tuttavia sono i più esposti a forti perdite, soprattutto quando è alta la volatilità dei mercati.

La leva non è l’unico problema, secondo le autorità europee. C’è anche la liquidità, ovvero il rischio che il Cfd non possa essere scambiato al momento desiderato (per chiudere una perdita o un profitto). Per esempio, il fornitore di Cfd potrebbe chiudere la posizione appena il margine viene esaurito (come visto, può succedere facilmente): non importa se poi il titolo si riprende. In questi casi l’unico modo per tenere aperta la posizione è abbinare una carta di credito, con il rischio però che questo comporta. Le autorità Ue mettono in guardia gli investitori anche dai meccanismi di perdita massima: «Ci sono circostanze in cui i limiti di stop loss sono inefficaci, per esempio quando ci sono rapidi movimenti di prezzo o chiusura dei mercati. I limiti di stop loss non sempre proteggono dalle perdite». Eba e Esma evidenziano anche i rischi di esecuzione (gli scambi possono non essere conclusi immediatamente) e di controparte (il venditore di derivati può fallire senza pagare il dovuto). Per queste ragioni gli investitori devono conoscere costi, margini, come sono determinati i prezzi, se le controparti sono autorizzate, cosa succede se la posizione rimane aperta overnight, cosa si rischia di perdere. «Se non si capisce cosa viene offerto, non fare operazioni», suggeriscono le due autorità. (riproduzione riservata)