Stefania Aoi

Milano I l 2012 è stato l’anno della lepre in Italia. A questo animale i ricercatori della School of Management del Politecnico di Milano hanno paragonato i pagamenti tramite telefonino, capaci di diffondersi in modo rapido e veloce, ed «esplosi» l’anno scorso, passando dai 700 milioni di euro del 2011 ai 900 milioni in crescita del 30%. La fetta più grossa, 470 milioni, sono stati spesi per l’acquisto di contenuti digitali via cellulare (musica, applicazioni). Ma gli italiani hanno anche imparato a pagare con lo smartphone il posto auto, i biglietti del tram, il taxi, il bike sharing e persino la ztl. Sono oltre 700mila le ore di parcheggio pagate con cellulare, oltre 600mila i biglietti di corsa semplice, 10mila le corse del taxi. E sempre più persone usano il telefonino per ricaricare carte prepagate con cui fare acquisti su Internet o dare la paghetta al figlio che studia in un’altra città: il trasferimento di denaro (Mobile Money Transfer) nel 2012 è arrivato a contare 150 milioni di euro, in aumento del 50 per cento sul 2011. Sono questi i dati forniti dal nuovo rapporto dell’Osservatorio del Politecnico di Milano. Numeri che danno le dimensioni di un fenomeno in forte espansione. Nel 2012 si sono moltiplicate anche le sperimentazioni dei pagamenti contactless (Qr Code, Nfc) e si è creata una prima infrastruttura: i Pos Nfc attivi, che consentono di pagare il conto passando vicino a una cassa con smartphone dotato di stessa tecnologia, sono passati dai 5mila

del 2011, ai 30mila del 2012, e per i ricercatori a fine 2013 arriveranno a 170mila (10% del totale). Stime che coincidono con quelle dei produttori di Pos: «Il mercato degli m-payments è a una svolta — spiega il presidente di Ingenico Italia Luciano Cavazzana — gli investimenti degli scorsi anni per diffondere la Nfc e aumentare i punti di accettazione stanno dando i primi risultati e ora si sta profilando una nuova opportunità, quella degli m-Pos (piccoli pos collegabili al cellulare), che consentirà di allargare la base di esercenti in grado di accettare pagamenti con moneta elettronica». Con i Pos cresce anche il numero di telefonini dotati di questa tecnologia: nel 2013 dovrebbero toccare i 6 milioni (nel 2012 ne sono stati venduti 2,5 milioni). «Tutti i nostri cellulari — annuncia Antonio Bosio, responsabile di prodotto di Samsung Italia — avranno la Nfc come oggi hanno il bluetooth ». E intanto i grandi operatori della telecomunicazione vanno avanti con nuovi progetti pilota per conquistare nuovi clienti. Vodafone per esempio ha in ballo nuove sperimentazioni che partiranno entro giugno con sei banche. «Entro il 2016 stimiamo che in tutto i pagamenti con telefonino varranno oltre 10 miliardi di euro, — racconta il responsabile dell’Osservatorio Nfc del Politecnico Alessandro Perego». L’attenzione sul mobile payment e soprattutto sui pagamenti di prossimità (Nfc e altro) è alta. Ma ci sono problemi normativi da risolvere, si deve migliorare la comunicazione tra banche e aziende di telecomunicazione, anche se di recente è stato sottoscritto un accordo tra alcuni istituti di credito e telco (Telecom, Vodafone, H3g. Poste Mobili) per formare un grande hub affidato al Gruppo Sia. Poi c’è lo scetticismo dei commercianti, anche se già esistono consorzi come il torinese Movincom che fa proseliti. Non a caso per il Politecnico un altro problema è il costo della moneta elettronica e quindi delle commissioni bancarie legate all’uso di Pos e carta di credito: sono da abbassare per conquistare anche gli esercenti più piccoli. Solo così lo smartphone potrà forse sostituire la vecchia banconota. E in Italia si potrà fare con questo strumento la spesa anche al mercato rionale. Le grandi catene intanto si stanno attrezzando a cogliere le nuove opportunità. Molte adottano la tecnologia paypass (abilitata a ricevere anche i pagamenti con telefoni Nfc) che consente di pagare il conto solo avvicinando la carta di credito al Pos. «Nei nostri negozi Auchan possiamo già ricevere le transazioni contactless con carta paypass, — spiega il direttore del sistema informatico Marino Vignati — ma si tratta ancora di piccoli numeri » Stessa musica per Esselunga che registra solo 2mila transazioni al mese con questo sistema e da qui a giugno abiliterà ai nuovi pagamenti 4mila casse. Le grandi catene puntano sulla moneta elettronica e in quest’ottica sui pagamenti tramite smartphone. «Per noi è fondamentale tagliare il costo della gestione del contante — racconta il direttore It di Mc Donald’s Adalberto Santi — oggi solo per contare i soldi incassati impieghiamo 4 o 5 ore di lavoro al giorno in ognuno dei nostri 450 punti vendita e a questo dobbiamo aggiungere i costi di trasporto e quelli per la sicurezza». La grande distribuzione è un nodo fondamentale. «Partire dai grandi gruppi della Gdo e del fast food potrebbe consentire di diffondere più velocemente i pagamenti mobile» racconta Valeria Portale, responsabile dell’osservatorio Mobile Payment del Politecnico. I vantaggi del contactless in generale sono tanti. «Si riducono i tempi di pagamento per acquisti sotto i 25 euro (questo il limite di spesa con il paypass) — prosegue la ricercatrice — un fast food per ricevere pagamenti contacless impiega dai 3 ai 4 secondi, per quelli con carta di credito chip&pin 10 secondi e per quelli con contante 20 secondi. Ma l’interesse della Gdo è soprattutto verso i telefonini che possono contenere in se un «wallet» e oltre che per pagare possono essere utilizzati come carta fedeltà o per i coupon». Con i Pos cresce anche il numero di telefonini con tecnologia di pagamento: nel 2013 dovrebbero toccare i 6 milioni. Nel 2012 ne sono stati venduti 2,5 milioni