di Andrea Di Biase

Unipol ha chiuso l’esercizio 2011 con un rosso di 94 milioni (sarebbe stato un utile di 226 milioni se la holding guidata da Carlo Cimbri non avesse deciso di svalutare per 320 milioni parte degli avviamenti di Unipol Banca). Nello stesso periodo di tempo Fondiaria-Sai, che già nel 2010 aveva chiuso con una perdita di 928 milioni, ha evidenziato un risultato negativo per 1,03 miliardi, colpa principalmente delle svalutazioni di immobili e di titoli azionari e obbligazionari in portafoglio, nonché dell’adeguemento delle riserve sinistri, deciso ieri dal cda della compagnia presieduta da Jonella Ligresti, costate complessivamente circa 1,5 miliardi. Mettendo assieme le due compagnie, secondo il piano predisposto da Unipol e sostenuto da Mediobanca e Unicredit, che ieri è stato esaminato dal cda di Via Stalingrado, il soggetto che nascerebbe avrebbe la potenzialità di raggiungere nel 2015, grazie a sinergie stimate per circa 330 milioni, un utile netto di circa 1 miliardo di euro (970 milioni). Ma questo non è il solo dato significativo contenuto nel piano messo a punto da Cimbri e dai suoi collaboratori e già portato all’attenzione di Isvap e Consob. Grazie alla doppia ricapitalizzazione di Unipol e FonSai, ciascuna delle quali nei prossimi giorni dovrà deliberare un aumento da 1,1 miliardi, il Solvency ratio del nuovo aggregato sarà superiore al 150%. Un target che Unipol sembrerebbe essere in grado di raggiungere anche stand-alone, considerando che a fine 2011 il margine di solvibilità consolidato era pari al 125% (140% con l’applicazione delle misure contenute nel decreto anticrisi), mentre Fon- Sai potrebbe avere sicuramente qualche problema in più, almeno stando a quanto riferito nel corso del cda di ieri dagli advisor Goldman Sachs e Citi (che assiste il comitato degli amministratori indipendenti), anche alla luce della lettera inviata alla compagnia lo scorso 6 febbraio da Premafin. Lettera in cui la holding presieduta da Giulia Ligresti sollecitava una valutazione sulla possibilità di ridurre l’importo dell’aumento di capitale, originariamente fissato in 1,1 miliardi. Ebbene, ieri il cda di FonSai, sentiti i due advisor, avrebbe deliberato all’unanimità di non modificare i termini della ricapitalizzazione. Nonostante il recupero dei mercati, il margine di solvibilità consolidato a fine 2011 si attesterebbe infatti a quota 78,2% (la stima precedente era al 75%) mentre la stima all’8 marzo (sempre applicando le misure del decreto anticrisi) dovrebbe essere pari al 90%. L’aumento da 1,1 miliardi, pensato nell’ambito del piano di integrazione con Unipol, permetterebbe dunque di portare il coefficiente di solvibilità proforma a fine 2011 al 125%, mentre alle quotazioni dell’8 marzo questo indicatore salirebbe al 136,5%. Il piano di integrazione esaminato ieri dal cda di Unipol, e comunicato al mercato solo nella tarda serata di ieri, contiene anche altri dati salienti sul nuovo aggregato. Al 2015 la raccolta premi nel ramo danni della compagnia che nascerà dalla fusione tra Unipol Assicurazioni, FonSai, Milano Assicurazioni e Premafin sarà pari a 10,5 miliardi, con il combined ratio (l’indicatore che misura l’efficienza) pari al 93%. La raccolta nel ramo vita della nuova compagnia, sempre nello stesso orizzonte temporale, dovrebbe essere invece pari a 7,1 miliardi. Secondo quanto comunicato da Unipol, l’integrazione tra i due gruppi dovrebbe generare sinergie per 335 milioni. Tali benefici dovrebbero provenire in misura prevalente dal recupero della redditività della gestione tecnica del ramo danni (150 milioni), da una riduzione dei costi operativi (165 milioni) e da un incremento della produttività (20 milioni). Numeri importanti se confrontati con quelli approvati ieri da Unipol e FonSai stand-alone e relativi all’esercizio 2011. La compagnia guidata da Carlo Cimbri ha chiuso il passato esercizio con un raccolta premi del ramo danni pari a 4,33 miliardi, in crescita del 2,1% rispetto al 2010. Il combined ratio si è attestato invece a 95,5%, in forte miglioramento rispetto al 102,1% di fine settembre. Entrambe gli indicatori sono superiori ai target che il gruppo bolognese aveva fissato per il 2012, che dunque sono stati raggiunti con un anno di anticipo. Il valore della nuova produzione del ramo vita invece si è attestato a 50 milioni (42 milioni nel 2010). Per quanto riguarda invece Fondiaria-Sai, che non ha diramato alcun comunicato al termine del cda (una nota è attesa per oggi) la raccolta danni si sarebbe attestata a 7,05 miliardi (con un combined ratio del 112%), mentre quella relativa al ramo vita sarebbe pari a 3,7 miliardi. Per quanto concerne infine le svalutazioni e gli aggiustamenti delle riserve, secondo quanto appreso, il cda di FonSai avrebbe deciso di adeguare la riserva sinistri del ramo Rc Auto per circa 810 milioni (790 milioni era la previsione di fine gennaio), mentre le svalutazioni dei titoli azionari e obbligazionari dovrebbero attestarsi a 370 milioni circa. In particolare l’impairment sulle azioni disponibili per la vendita avrebbe pesato per 207 milioni (Generali per 48 milioni, Unicredit per 57 milioni e Premafin per 31,6 milioni), mentre il comparto obbligazionario avrebbe pesato per altri 157 milioni circa. A questi si andrebbero ad aggiungere altri 101 milioni legati alla svalutazione dell’avviamento di Popolare Vita. Per quanto riguarda invece il patrimonio immobiliare le svalutazioni si sarebbero attestate a 340 milioni circa, compresi gli ammortamenti, mentre altri 18 milioni sarebbero riconducibili a partecipazioni in società collegate coinvolte in iniziative di sviluppo immobiliare. Il cda di ieri avrebbe rimandato al 26 marzo l’approvazione del fascicolo di bilancio per tenere conto della richiesta della Consob che ha sollecitato un ampia disclosure nella nota integrativa di alcune operazioni. (riproduzione riservata)