di Carlo Giuro Dopo la riforma delle pensioni e quella attesa sul mercato del lavoro è il turno di rilanciare la previdenza integrativa. Un esempio virtuoso che può incentivare l’adesione è quello dei fondi pensione regionali che però in Italia sono ancora poco sviluppati. Milano Finanza ha incontrato Giorgio Valzolgher, direttore generale di Laborfonds, fondo pensione regionale del Trentino-Alto Adige che prevede quattro linee di investimento. Domanda. Come nasce in Trentino- Alto Adige l’idea di costituire un fondo pensione regionale? Risposta. L’idea è nata nel 1995 a seguito della riforma del sistema pensionistico obbligatorio e complementare. La Regione Trentino-Alto Adige avviò allora un’analisi per verificare le possibilità di uno sviluppo del sistema previdenziale per la popolazione locale. Ciò portò l’anno successivo alla sottoscrizione di un protocollo d’intesa tra la Regione e le più importanti organizzazioni sindacali confederali unitamente alle associazioni imprenditoriali, che sanciva l’inizio del progetto di previdenza complementare a livello locale. Nel 1998, 131 parti sociali istituirono il fondo pensione complementare Laborfonds, rivolto ai lavoratori dipendenti di datori di lavoro operanti nel Trentino-Alto Adige e ai loro familiari fiscalmente a carico. Oggi Laborfonds è il più grande fondo territoriale di carattere negoziale in Italia con oltre 113 mila iscritti e con un tasso di adesione pari al 46% del bacino di potenziali aderenti, contro una percentuale nazionale del 20%. D. Che ruolo gioca il fatto che il Trentino-Alto Adige sia a statuto speciale? R. Lo statuto speciale ha rappresentato un fattore determinante, dal momento in cui ha attribuito al Trentino-Alto Adige la competenza legislativa, seppur integrativa, in materia di previdenza e di assicurazioni sociali. Allo scopo di sviluppare la previdenza complementare a livello locale la Regione ha creato PensPlan, l’istituto per la previdenza complementare del Trentino-Alto Adige. A detto istituto sono state assegnate le competenze necessarie per lo sviluppo e la gestione del nuovo sistema pensionistico a livello territoriale. D. Quali sono i punti di forza del fondo? R. Grazie al coinvolgimento delle parti sociali e ai servizi forniti gratuitamente da parte di PensPlan, Laborfonds è in grado di ridurre notevolmente i costi di gestione. Al momento del pensionamento l’aderente può inoltre scegliere fra quattro tipologie di rendita: non reversibile per chi desidera avere l’importo più elevato senza alcun tipo di protezione per i superstiti, reversibile corrisposta all’aderente fino al suo decesso e successivamente alla persona scelta dall’aderente, certa per i primi 5 o 10 anni e successivamente vitalizia (cioè corrisposta dapprima all’aderente o alla persona designata in caso di suo decesso per il periodo di durata certa e quindi esclusivamente all’aderente se sopravvivente finché è in vita, ndr) e infine un rendita con restituzione del montante residuo al beneficiario designato in caso di decesso dell’aderente. D. La territorialità del fondo aiuta a essere più capillari? R. Il tasso di adesione del 46% in rapporto al bacino dei potenziali aderenti è certo collegato anche ad una presenza fisica e concreta su tutto il territorio regionale, forte di un servizio d’informazione costante e capillare. Al conseguimento di tale efficace presenza ha contribuito l’ottima collaborazione con PensPlan e la sua rete di oltre 100 PensPlan infopoint, ossia sportelli d’informazione dedicati alla previdenza, istituiti presso i diversi patronati e sindacati sul territorio regionale. (riproduzione riservata)