Molto si è letto in queste settimane, in merito all’obbligo di stipula da parte dei professionisti organizzati in Ordini, di apposita polizza assicurativa a copertura dei rischi professionali e dopo la pubblicazione in G.U. del dl n. 1 del 24/1/2012, la levata di scudi si è fatta ancora più pressante. La ratio della norma contenuta al comma 3 dell’articolo 9, è ispirata proprio dalla necessità di garantire il consumatore di fronte a una pratica purtroppo molto diffusa (non solo nel mondo professionale sia chiaro) che è la mancanza di assunzione di responsabilità da parte di chi fornisce un bene o un servizio. Chiunque di noi ha avuto esperienze poco edifi canti in merito. Farsi risarcire per un capo di abbigliamento rovinato da un lavaggio sbagliato oppure i danni subiti a causa di un lavoro edile non eseguito a regola d’arte o con materiali scadenti sono davvero imprese titaniche. Non è mai colpa di nessuno… L’etichetta non specifi cava bene oppure i muri erano storti e mal intonacati. Nessuno o molto raramente, si assume la responsabilità di quello che fa e il mondo professionale non è certo esentato da questo ambito. Un consiglio errato o una dichiarazione fi scale non perfettamente eseguita, possono arrecare al cliente consumatore danni economici (sanzioni) che dovrebbero essere giustamente risarciti. La polizza assicurativa per responsabilità civile, non è certo la panacea per non commettere errori ma ti trasmette la tranquillità di poter operare giornalmente, con maggiore serenità. Chiunque di noi è a volte fornitore e a volte cliente ma spesso lo dimentichiamo pretendendo però sempre dagli altri quello che noi non diamo. Ognuno deve fare la propria parte, nessuno si può nascondere o tirare indietro. L’Ancit (Associazione nazionale dei consulenti tributari italiani) ad esempio ha fin dalla sua nascita (novembre 1992, quindi da 20 anni…) inserito nello Statuto l’obbligo di stipula di apposita polizza assicurativa per RC a garanzia degli utenti degli studi professionali degli associati. È un requisito obbligatorio che viene annualmente monitorato all’atto del rinnovo dell’adesione e a tale scopo sono state attivate nel tempo apposte convenzioni assicurative con primarie compagnie. Fanno sorridere quindi in quest’ottica le lamentele che si esternano da parte di alcuni rappresentanti di organizzazioni professionali. Per gli associati Ancit è un fatto automatico l’essere assicurati, la polizza fa parte delle cose indispensabili per svolgere la professione alla stregua delle banche dati, del pc o dei software gestionali. Sostenere che non patrocinare direttamente in giudizio (nel caso di un avvocato) o di fornire solo consulenza (nel caso di un consulente) rendono inutile la stipula della polizza, è negare l’evidenza della possibilità di arrecare danno a qualcuno. Se il danneggiato potesse rivolgersi alla magistratura e avere in tempi ragionevoli una sentenza di merito forse questa necessità non sarebbe così pressante ma purtroppo non è così. L’esempio che ci proviene della classe politica non ci aiuta di certo. Non è mai colpa di nessuno. I fatti accadono per caso o per grazia divina. Forse sarebbe il caso di fermarsi a rifl ettere e smettere con queste polemiche strumentali. Liberalizzare il mercato non signifi ca deregolamentare selvaggiamente in una sorta di anarchia ma al contrario assumere, ognuno per quanto di sua competenza, la responsabilità di quello che facciamo.