Una biglia bianca e una biglia nera. Da una parte, il piano di riassetto della galassia Ligresti proposto da Unipol ha messo ieri a segno un punto importante con la firma, da parte delle banche, delle comfort letter sulla ristrutturazione del debito di Premafin. Dall’altra, si preannuncia più difficile del previsto il rapporto con le Authority, che non vedono di buon occhio la fusione tra Premafin e Fonsai. Con Palladio e Sator, sostenitori di un’offerta alternativa, che non sembrano intenzionati a tirarsi indietro, specie dopo la presentazione del piano industriale di due giorni fa. Stando alle indiscrezioni, Isvap e Consob, arbitri della complessa partita finanziaria, guarderebbero con favore al piano di Unipol soprattutto per il suo senso industriale, mentre quello di Sator e Palladio sarebbe preferibile laddove evita il passaggio della fusione tra Fonsai e Premafin. Quest’ultimo, del resto, è un passaggio particolarmente controverso del piano proposto dalla compagnia bolognese perché con tale integrazione, obiettano gli scettici, si va ad appesantire la società assicurativa controllata al 36% dalla holding della famiglia Ligresti di un carico di debito che attualmente si attesta a 368 milioni. D’altra parte, però, l’accordo con le banche – in base alle ultime modifiche apportate da Unipol stando a rumor anche dietro pressing delle Authority – prevede che dei 368 milioni una parte pari a 225 milioni sia convertita in equity (75 milioni a carico della stessa Unipol). La restante parte, invece, sarà ristrutturata. Proprio ieri la lettera di impegni non vincolante è stata firmata da tutti gli istituti (Unicredit, Mediobanca, Banco Popolare, Intesa Sanpaolo, Bpm, Cariparma-Credit Agricole e Ge-Interbanca, che inizialmente sembrava avere puntato i piedi) ed è stata inviata alla stessa Premafin. Il via libera alla comfort letter era fondamentale ai fini della continuità aziendale della holding quotata della famiglia Ligresti, in vista dell’approvazione dei conti della finanziaria che saranno all’esame del cda convocato per il 30 marzo. Lo stesso board esaminerà anche il lavoro sugli impairment test svolto da Price Waterhouse e vidimato dal professore della Bocconi, Maurizio Dallocchio, che sarà presentato a Premafin entro venerdì. Tornando alle banche, sembra che la comfort letter contempli anche il caso in cui non si proceda con la fusione tra la società presieduta da Giulia Ligresti e Fonsai. Un’ipotesi, quella di non fondere le due società, che non è escluso che possa prendere sempre più piede, anche perché sarebbe maggiormente gradita alle Authority (soprattutto a Consob). Potrebbero essere lette come un indizio a favore della mancata fusione tra Premafin e Fonsai anche le recenti dichiarazioni dell’ammnistratore delegato di Unipol, Carlo Cimbri, che ha garantito che in ogni caso l’intenzione di Bologna è quella di «gestire il gruppo». Qualcuno ipotizza, però, che nel caso in cui si dovesse eliminare il matrimonio tra holding e compagnia assicurativa, la clausola di esclusiva già siglata tra Unipol e la famiglia Ligresti potrebbe decadere. Un’affermazione simile è giunta da Matteo Arpe due giorni fa: «Finora non c’è mai stata discussione sul merito» tra i due piani, «ma solo sulla clausola di esclusiva che pensiamo sparirebbe se l’altra transazione venisse cambiata in una qualsiasi parte». Intanto, qualche osservatore ritiene che l’Isvap già la settimana prossima possa emettere il verdetto sull’operazione Unipol. Consob, invece, sarà chiamata a esprimersi sull’esenzione al lancio dell’Opa su Fonsai, posta come condizione imprescindibile sia dalla società bolognese sia da Palladio e Sator. Quanto alle due finanziarie, malgrado proprio oggi a mezzanotte scada la loro offerta, non sembrano intenzionate a tirarsi indietro.