Lettori un po’ allarmati hanno telefonato e scritto in questi giorni alla redazione di MF-Milano Finanza per sapere che cosa fare con le polizze sottoscritte con il gruppo FonSai. «È il caso di chiudere il contratto o posso stare tranquillo?», è la domanda più ricorrente. Insomma, che cosa potrebbe succedere se le cose per la compagnia dovessero mettersi male? Premesso che dalla stessa società hanno buttato acqua sul fuoco («non siamo come il San Raffaele», hanno ribadito in più occasioni), forse è utile ricordare le tutele che il sistema prevede in generale per le imprese assicurative che si trovano in cattive acque e soprattutto le protezioni previste per gli assicurati. Nel caso delle polizze Rc Auto, per esempio, se una compagnia finisce in liquidazione e non ci sono i denari per pagare eventuali sinistri (casi che in effetti si sono registrati negli ultimi anni), a intervenire è il Fondo vittime della strada. Si tratta di un fondo gestito da Consap e finanziato con una percentuale dei premi Rc Auto incassati dalle imprese (pari oggi al 2,5%). Diverso è il discorso delle polizze Vita, sia index o unit sia le cosiddette polizze a gestione separata, ovvero le polizze tradizionali che garantiscono un rendimento minimo e la protezione del capitale e che in questo periodo sono molto gettonate. Nonostante la definizione di «gestioni separate», si tratta di patrimoni che sono separati solo ai fini del calcolo del rendimento della polizza. La liquidità, invece, finisce in un unico calderone. La garanzia per gli assicurati è rappresentata dai cosiddetti attivi a copertura delle riserve tecniche. In pratica si tratta del patrimonio che le compagnie sono obbligate ad accantonare proprio per fare fronte agli impegni assunti con gli assicurati. A questo si aggiunge il cosiddetto margine, che è una garanzia supplementare e prevede che le imprese debbano possedere altro patrimonio in relazione ai rischi assunti. Nel caso in questione, quello di FonSai, è utile notare che tutte le compagnie del gruppo, a livello individuale, hanno margini ampiamente superiori al minimo fissato dal regolatore. Copertura che viene attenuata a livello di gruppo, visto che in questo caso bisogna considerare differenti meccanismi di calcolo cui si aggiunge l’esposizione debitoria della holding. Un’ultima domanda, ovviamente di scuola, anche questa recapitata alla sede del giornale. Che cosa succederebbe se i bilanci si rivelassero non veritieri? La buona notizia, utile a riassicurare i clienti, è che in caso di liquidazione gli assicurati vengono rimborsati prima di qualunque creditore. Ma c’è anche un altro aspetto meno piacevole: nel settore assicurativo, a differenza di quello bancario, non sono previsti fondi di tutela, come quello nato per garantire i depositi presso le filiali degli istituti. Ma finora nella storia delle compagnie italiane non è mai successo che un’impresa non abbia rimborsato le polizze Vita. (riproduzione riservata) Anna Messia