di Anna Messia

Nel weekend sarà legge con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Così il decreto Liberalizzazioni, fortemente voluto da Mario Monti e Antonio Catricalà, da lunedì 26 inizierà a dispiegare i suoi effetti anche sul settore assicurativo. A partire dall’Rc Auto, comparto che non poteva essere trascurato dalla prima grande legge italiana sulla concorrenza. Perché proprio lì si annidano i maggiori problemi per il mercato italiano delle polizze. Dalle salatissime tariffe per assicurare l’automobile, tra le più care d’Europa, all’anomala diffusione delle frodi (più del doppio rispetto alla Francia). Oltre all’esplodere, specie negli ultimi mesi, del fenomeno delle vetture senza copertura assicurativa. Il governo, nel suo decreto, non poteva quindi trascurare l’Rc Auto. Ma mettere ordine nel settore non era facile. Perché gli interessi sono tanti e i soggetti coinvolti ancora di più. Così, alla fine, la prima versione del decreto emanato dal governo è stata molto rimaneggiata tramite l’inserimento in Zona Cesarini di commi che hanno cambiato le carte in tavola. E, come spesso avviene in questi casi, hanno fatto più confusione che chiarezza. È il caso, per esempio, di un comma dell’articolo 32 che prevede che «per le classi di massimo sconto, a parità di condizioni soggettive e oggettive, ciascuna compagnia deve applicare identiche offerte». L’obiettivo sembrerebbe eliminare le differenze di premi tra le varie città d’Italia per i clienti più virtuosi, quelli cioè che sono in prima classe. «Ma se venisse interpretata così, sarebbe inapplicabile; si verificherebbero aumenti di circa il 95% per un assicurato di Monza o del 70% per un cliente di Bolzano e una riduzione media del 48% per chi vive a Crotone», sostiene Alessandro Santoliquido, direttore generale di Sara Assicurazioni (gruppo Aci), «L’articolo parla di parità di condizioni soggettive e oggettive. A due clienti che vivono in due diverse città si potrebbero quindi continuare ad applicare tariffe differenti». Insomma, così come è scritta, la norma in questione rischia di non avere alcun effetto e, del resto, in caso di interpretazione restrittiva, gli assicuratori sono pronti a ricorrere all’Ue per violazione della libertà tariffaria. Anche un altro articolo del decreto potrebbe passare quasi inosservato: si tratta del 34 bis, che prevede che i clienti Rc Auto conoscano, al momento della firma, lo sconto cui avranno diritto l’anno successivo se non avranno avuto incidenti. Regola che gli assicuratori sono pronti ad applicare a condizione che però che sia mantenuta ferma la loro libertà di variare la tariffa. In pratica, nonostante lo sconto, il prezzo da pagare l’anno successivo potrebbe comunque aumentare nel caso in cui la compagnia decidesse di ritoccare le tariffe in misura più elevata rispetto allo sconto. Nonostante questi nodi, l’effetto complessivo delle nuove regole dovrebbero portare un certo sollievo per il settore, come ha dichiarato il ceo di Generali, Giovanni Perissinotto. Il beneficio è legato soprattutto alla norma che ha eliminato i risarcimenti per i cosiddetti colpi di frusta, ovvero per le lesioni che non possono essere «strumentalmente accertate». Tale regola «porterà a livello di mercato un risparmio compreso tra 750 milioni e 1 miliardo», ha dichiarato Perissinotto. Altre stime parlano addirittura di 2 miliardi. Risparmi che in buona parte dovrebbero essere girati ai clienti con sconti medi di almeno il 10%. E che potrebbero arrivare al 40% proprio nelle aree a maggior rischio, come il Sud Italia, dove le truffe sono più diffuse. (riproduzione riservata)