Di Cinzia Meoni

 Il botta e risposta nella saga del riassetto dell’universo Ligresti, sta trasformando l’operazione in una sorta di relazioni pericolose dell’era 2.0. Il tutto infatti, quasi anacronisticamente, sta avvenendo per via epistolare. E, come per un feuilleton di altri tempi, sta avvincendo sempre di più nonostante, probabilmente, il mercato rimarrà ancora una volta con con il becco asciutto. Esclusa, almeno per ora, un’Opa a cascata sui pianeti della galassia assicurativa, e fatto salvo possibili colpi di scena, i broker invitano a mantenere la calma sui titoli coinvolti. E se proprio proprio non si può fare a meno di posizionarsi il consiglio delle banche d’affari è quello di scegliere Milano Assicurazioni (Banca Akros, accumulate a 0,4 euro, e Ca Cheuvreux outperform a 0,39). Ma come negli intrecci più classici, più che i possibili guadagni, a tenere incollati cronisti e investitori agli schermi è lo scontro di poteri in atto. Una battaglia a tutto campo che ha sollevato polemiche e punti interrogativi. Le domande aperte sono infatti ancora numerose. Qualche risposta potrebbe pervenire nel corso delle assemblee di lunedì 19 (quando sia FonSai sia Unipol sono chiamate a deliberare gli aumenti di capitale da 1,1 miliardi). Ma i nodi da risolvere sono troppi per una rapida soluzione. E neppure l’agognata comfort letter da parte delle banche sul riscadenziamento dei 386 milioni di debito di Premafin, indispensabile per il piano Unipol, sarà probabilmente sufficiente a chiudere la saga. Lo dimostra anche l’ultimo richiamo Unicredit (banca agente del pool dei creditori di Premafin) alla holding sollecitata, via lettera ovviamente, ad accelerare i passi istituzionali necessari all’integrazione a quattro.

LE ORIGINI. Tutto nasce dalla lettera di intenti dello scorso 13 gennaio sottoscritta tra Unipol e la famiglia Ligresti per l’integrazione tra il gruppo bolognese, Fonsai, Premafin e Milano Assicurazioni previa acquisizione da parte dell’assicurazione bolognese delle quote di Premafin in mano alle famiglia e ricapitalizzazione della holding per 400 milioni. Un legame solido, almeno fino all’avvento del tandem Palladio-Sator che ha scompaginato il piano promosso da Mediobanca prima rastrellando titoli FonSai (dove sono arrivati congiuntamente all’8%) e poi, lo scorso 22 febbraio, lanciando un piano di ricapitalizzazione su Premafin da 450 milioni. Un’offerta alternativa la cui scadenza è stata prorogata dall’8 al 22 marzo.

SCAMBIO INFRAGRUPPO. Non sono mancate neppure missive tra le sorelle Ligresti. La prima spedita dalla holding guidata da Giulia Ligresti a FonSai sollecitava di fatto una riduzione della prevista entità della ricapitalizzazione (da 1,1 miliardi), forte della ripresa dello scenario economico, il margine di solvibilità era notevolmente migliorato (al 90% rispetto al precedente 75%). Nella seconda invece la finanziaria ha chiesto alla società di Jonella Ligresti di adoperare criteri omogenei nella compilazione del bilancio della compagnia e di quello di Unipol visto che sarà parte del processo di integrazione. 

LE MISSIVE DELLE AUTORITÀ Coinvolte fin da subito le autorità. Tutte. La prima a prendere carta e penna è stata l’Isvap che, in una lettera del primo marzo ha rilevato un concerto (e non di mera consultazione) tra il fondo di Matteo Arpe e Palladio per quanto riguardava il pacchetto detenuto in FonSai (se i due fondi vorranno quindi salire oltre il 10% dovranno prima chiedere l’autorizzazione all’istituto di vigilanza). La missiva tuttavia è arrivata successivamente al lancio da parte dei due fondi del piano di ricapitalizzazione su Premafin che quindi ha spostato la partita sulla holding della famiglia Ligresti. Quanto alla Consob ha richiesto delucidazioni alle note integrative dei bilanci e soprattutto è stata più volte interpellata sulla esclusione dell’obbligo di Opa a cascata nel riassetto, per ora sta alla finestra e continua a monitorare la vicenda. ). «Attendiamo con fiducia che la Consob decida riguardo all’esenzione… mi sembra particolarmente evidente che l’operazione rappresenta un salvataggio» ha dichiarato in merito, Carlo Cimbri, ad di Unipol durante la conference call di presentazione dei risultati 2011 del gruppo. Anche se in questa saga di «evidente» c’è finora ben poco. 

ULTIME SCHERMAGLIE. E infatti tra colpi epistolari è ormai «il tutti contro tutti». A inizio mese Sator e Palladio hanno inviato in Consob un esposto sugli aspetti ancora dubbi dell’operazione (responsabilità in capo ai diversi soggetti; natura specifica dell’esclusiva; natura delle manleve). Un esposto a cui è seguita una missiva a Premafin, e in copia alle authority, a FonSai, agli advisors Golman Sachs e Citigroup, in cui si sollecita l’esame dell’offerta «anche al fine di scongiurare profili di responsabilità degli amministratori» della finanziaria. Proprio in settimana, sempre via lettera, è invece arrivato il richiamo ufficiale di Unipol a Premafin in cui il gruppo guidato da Cimbri ha diffidato la società al rispetto del contratto di esclusiva firmato il 29 gennaio, e quindi a non attuare azioni che in qualche modo possano agevolare gli altri contendenti. Non solo. La società bolognese avrebbe inviato una lettera ai due fondi di investimento (e per conoscenza a Premafin) diffidandoli nel proseguire con iniziative lesive dei propri interessi patrimoniali e non. La risposta è arrivata a stretto giro di posta. Sator e Palladio avrebbero diffidato Unipol dal proseguire a coinvolgere Premafin da cui tutti ormai sono in attesa di risposte. Qualcuna (forse) arriverà lunedì.