Tutto pronto per la rivoluzione che cancellerà i doppi incarichi nei cda di banche e compagnie assicurative italiane. Le prime lettere per invitare i consiglieri a fare la propria scelta sono state spedite in questi giorni. Per ora si tratta di segnalazioni per informare i destinatari coinvolti che, tra non molto, dovranno decidere in quale consiglio di amministrazione vorranno continuare a sedere e a quale, invece, sono pronti a rinunciare. Anche se pronti, probabilmente, non lo saranno mai, perché c’è da scommettere che i diretti interessati continuerebbero di buon grado a occupare tutte le poltrone su cui finora erano seduti. Il finanziere bretone Vincent Bolloré lo ha detto chiaramente qualche giorno fa, riportando probabilmente il pensiero di molti. «Scegliere tra Mediobanca e Generali? Nessuna preferenza, io voglio restare sia in Mediobanca sia in Generale», ha risposto a chi gli chiedeva quale dei due incarichi avrebbe voluto mantenere in vista dell’entrata in vigore del decreto salva-Italia pubblicato. «Non credo sia il mio caso», ha aggiunto Bolloré. Generali è un’assicurazione e Mediobanca una banca e «i due business sono diversi e non in concorrenza ». Ma la tesi dell’imprenditore francese, ovvero il fatto che le norme non valgono per gli incroci tra banche e assicurazioni, è tutta da dimostrare, anche perché nel perimetro del gruppo Generali c’è anche Banca Generali. L’articolo 36 del decreto stabilisce che il divieto di incrocio per i consiglieri vale nel caso di imprese che non hanno rapporti di controllo e che operano nei medesimi mercati di prodotto e geografici. Il principio da tenere in considerazione per dar corso alla norma sembra essere quindi quello della concorrenza, ma i dubbi sono numerosi. Per definire i contorni dell’applicazione concreta della norma Banca d’Italia, Isvap e ministero dell’Economia hanno avviato un tavolo tecnico: venerdì 9 marzo c’è stato il terzo incontro ed è stato fissato un appuntamento per rivedersi la settimana successiva, con l’obiettivo di arrivare a una lettura condivisa il prima possibile. Anche perché il divieto di ricoprire incarichi incrociati entra in vigore dal prossimo 24 aprile ovvero, come stabilisce la legge, 120 giorni dopo la pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale, avvenuta il 27 dicembre scorso. Per i consiglieri (ma anche i sindaci) che non rinunceranno autonomamente ai doppi incarichi è prevista la decadenza da tutte le poltrone, che dovrà essere dichiarata dagli organi competenti degli organismi interessati. Ecco perché sono state proprio le imprese a inviare le lettere ai consiglieri coinvolti dalla norma, in quanto dovranno essere loro stesse ad agire nel caso di loro inerzia. Anche se le authority daranno un’interpretazione restrittiva della legge, gli effetti sul sistema finanziario italiano promettono di essere dirompenti. Non solo per chi ha un ruolo di primissimo piano (tra i personaggi coinvolti c’è, per fare un nome, Giovanni Bazoli, che è presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo e consigliere di Ubi e Mittel). Il caso di Sara Assicurazioni, la compagnia dell’Aci partecipata da Reale Mutua (32%) e da Generali (14%), è emblematico: nel consiglio, composto da 15 membri, ci sono due rappresentati di Generali e cinque di Reale Mutua, che siedono anche nei consigli delle rispettive società. Un assetto che finora era perfettamente lecito alla luce degli incroci azionari tra i gruppi, ma che verrà sconvolto con le nuove regole. Uno dei rappresentati del Leone di Trieste in Sara, Giuseppe Orsi, in verità, non sembra avere conflitti, visto che ha non ruoli operativi in Generali. Ma è consigliere della Binter, una banca toscana che ha tra i soci proprio la compagnia triestina. (riproduzione riservata) Anna Messia