Unipol rilancia sul prestito convertendo di Premafin mettendo sul piatto altri 75 milioni. Ma dietro c’è lo zampino della Consob. La novità è stata annunciata ieri dall’ad della compagnia bolognese, Carlo Cimbri: «Chiederemo alle banche creditrici di Premafin di trasformare nel convertendo 225 milioni di euro di crediti anziché 150, dichiarandoci disponibili al momento dell’emissione del prestito a rilevarne i 75 milioni in più». In altri termini, la compagnia bolognese ha deciso a sorpresa, e mettendo soldi di tasca propria, di alzare l’asticella dell’ammontare di debito da quasi 400 milioni che le banche sono chiamate a convertire in equity nell’ambito del piano di riassetto del gruppo Fonsai previsto dalla stessa compagnia bolognese. Un’operazione che, secondo quanto si apprende da rumor, sarebbe stata sollecitata dalla Consob nell’ottica di diminuire il carico di debito che, con la fusione tra la holding dei Ligresti e la controllata al 36% prevista dal piano bolognese, andrebbe a pesare sulle spalle della società nascente. Un fardello che ieri è stato quantificato dal presidente di Finsai Jonella Ligresti, che ha risposto alle domande inviate nei giorni scorsi da Palladio e Sator. Le due finanziarie sono socie della compagnia all’8% e per il riassetto del gruppo hanno presentato un piano alternativo rispetto a quello di Unipol. Ebbene, come affermato da Jonella Ligresti, la fusione di Premafin e Fonsai «peserebbe per 16 punti percentuali sul margine di solvency consolidato» e l’eventuale diritto di recesso, di cui gli stessi Ligresti beneficerebbero in primis, avrebbe un impatto di «un massimo di 5 punti percentuali». Nel contempo, però, il presidente di Fonsai ha precisato: «L’integrazione con Unipol permetterebbe un miglioramento del margine». In ogni caso, la modifica al convertendo proposta da Via Stalingrado potrebbe ulteriormente allungare i tempi dell’operazione, perché richiederebbe un cambiamento delle comfort letter al momento al vaglio degli istituti finanziatori. E l’accordo con i creditori, che dovrebbe essere approvato con l’approvazione del bilancio di Premafin slittata alla fine del mese, è un tassello indispensabile perché il piano di Unipol possa andare a buon fine. «Nei prossimi giorni – ha aggiunto Cimbri – discuteremo con le banche i miglioramenti e auspico che a breve gli istituti possano inviare a Premafin la lettera in cui dicono di aver sottoposto il progetto agli organi competenti con parere positivo». Sembra, tuttavia, che General Electric non sia intenzionata a firmare la lettera. Con le due assemblee dei soci di ieri, Fonsai e Unipol hanno compiuto un passaggio importante nell’ottica dell’operazione bolognese: hanno dato l’ok agli aumenti di capitale fissati in entrambi in casi a 1,1 miliardi. Jonella Ligresti, rispondendo a un socio in assemblea, ha aperto alla possibilità di una alternativa rispetto al progetto di Via Stalingrado: «Sono ragionevolmente serena nell’assicurare che le condizioni di mercato ci permetterebbero di ricapitalizzare Fonsai anche se venisse meno il piano di integrazione con Unipol». A motivo della sua fiducia, Ligresti ha citato anche «la disponibilità di Mediobanca a organizzare il consorzio di garanzia data fin dal cda del 23 dicembre». Nell’integrazione alla relazione degli amministratori di Fonsai richiesta da Consob, però, veniva precisato che gli impegni preliminari assunti da Mediobanca e dalla banche disponibili a partecipare al consorzio di garanzia dell’aumento della compagnia «sono strettamente connessi al positivo esito della prospettata operazione di integrazione». Jonella Ligresti ha poi aggiunto che il cda di Fonsai del 15 marzo ha approvato un piano industriale che al 2014 prevede un utile di 400 milioni, su basi stand alone, senza cioè tenere conto dell’effetto Unipol. Un nuovo cda di Fonsai si è tenuto dopo l’assise per fare il punto sulle dichiarazioni dei molteplici attori in gioco, anche in vista del calcolo dei concambi di fusione, fronte delicato da cui affiora qualche tensione con Bologna. La delibera sulla ricapitalizzazione di Fonsai ha registrato l’astensione, attesa, di Palladio e Sator, che oggi presenteranno il loro piano industriale per il rilancio di Fonsai. Giacomo Garbuglia, rappresentante in assemblea per Sator, ha motivato l’astensione anche così: «L’aumento di capitale di Fonsai ci viene detto essere indipendente da Unipol ma subordinato a un consorzio di garanzia che è subordinato al progetto Unipol, quindi c’è una contraddizione». Intanto, ieri, sul sito, Fonsai ha pubblicato le risposte del collegio sindacale alla denuncia di Amber, che tra le altre cose ha messo nel mirino i maxi-compensi a Salvatore Ligresti.