Anche l’Aig (American international group), che una volta era la più grande compagnia di assicurazioni del mondo e che nel 2008 fu al centro della “madre di tutti i salvataggi”, restituisce una parte dei fondi pubblici e si avvia verso la normalizzazione. La settimana scorsa, infatti, approfittando delle migliorate situazioni di mercato, il Tesoro ha venduto l’equivalente di 6 miliardi di dollari di titoli del colosso a un prezzo di 29 dollari ad azione, riducendo ulteriormente la sua esposizione dal 77 al 70 per cento del capitale (a maggio dell’anno scorso era ancora al 92 per cento). Inoltre il chief executive dell’Aig, Robert Benmoche, si appresta a usare i proventi della vendita di una partecipazione nella compagnia asiatica Aia per restituire 8,5 miliardi di dollari ricevuti dallo stato attraverso un fondo ad hoc.
“E’ un altro traguardo nel ridare ai contribuenti americani, non solo quel ci hanno prestato, ma anche gli interessi”, ha spiegato Benmoche. Di soldi, l’Aig, ne ricevette tanti: nel settembre 2008, quando si capì che il gruppo, esposto per miliardi in polizze cds (credit default swaps), rischiava di disintegrarsi con conseguenze catastrofiche a Wall Street, il governo intervenne con 182 miliardi, una cifra record. Barack Obama fu criticato a sinistra per aver aiutato i banchieri e a destra per aver manipolato i meccanismi di mercato. Ma così come per l’industria di Detroit, anche per l’Aig i fatti hanno dato ragione alla Casa Bianca: che ora ne fa un suo punto di merito in vista delle presidenziali di novembre. Anche perché non tutti gli analisti si aspettavano un processo di “deirizzazione” così rapido.
Il Tesoro è già uscito dalla Chrysler di Sergio Marchionne, ha abbassato al 32 la sua partecipazione nella GM e dal mondo delle banche ha già ripreso più soldi di quanti ne avesse prestati grazie al computo degli interessi. Certo, restano due bubboni come Fannie Mae e Freddie Mac, le agenzie quasipubbliche per il finanziamento dei mutui, così come alcuni crediti nei confronti di piccole banche dissestate. Ma nel complesso la politica interventista di Obama ha funzionato bene e l’Aig ne è una conferma. Già nel quarto trimestre del 2011 è tornata a macinare profitti (nello stesso periodo del 2008 aveva registrato la maggiore perdita nella storia americana). E Benmoche si appresta anche a portare in Borsa la International lease finance, la consociata leader nel leasing di aeroplani .
Resta un interrogativo: basterà la svolta dell’Aig a richiamare fondi e investitori scottati quattro anni fa? Gli analisti sembrano titubanti, temono che la presenza del Tesoro, che non fa mistero di volersi liberare della partecipazione il più presto possibile, agisca da calmieratore delle quotazioni. Eppure non mancano i segnali di una ripresa d’interesse per l’Aig, tant’è vero che dall’inizio dell’anno le sue quotazioni sono salite del 27 per cento.
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