Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

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In Generali entra nel vivo la ricerca del successore di Bruno Scaroni alla guida dell’unità organizzativa che unisce le responsabilità di strategia, operations, trasformazione digitale e tecnologica della compagnia. L’ex group chief transformation officer ha lasciato a fine 2023 il Leone per andare a guidare il business di Zurich in Italia, chiamato dal ceo del colosso elvetico Mario Greco. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza il Leone ha affidato l’incarico all’head hunter Russell Reynolds, che è già al lavoro su un numero ristretto di profili.
Via libera dalla Camera al ddl Capitali. Il provvedimento, promosso dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e licenziato dal consiglio dei ministri nell’aprile dello scorso anno, ha ricevuto luce verde dall’Aula di Montecitorio. Il testo torna ora al Senato per l’ok definitivo.  Secondo i detrattori della legge, unico e vero beneficiario del ddl Capitali sarebbe Francesco Gaetano Caltagirone, azionista con il 6,23% di quelle Generali che potrebbero rappresentare il primo grande banco di prova della nuova disciplina. Il rinnovo del board di Trieste è infatti in programma nell’aprile 2025: il costruttore romano, uscito perdente dall’assemblea del 2022 in tandem con Leonardo Del Vecchio, si prepara a tornare alla carica del Leone.
Un avvio di slancio, quantomeno per il valore dei deal. Nel 2024 il mercato italiano delle acquisizioni e delle fusioni è partito con un passo più deciso rispetto al 2023. Lo certificano i numeri di Dealogic, piattaforma finanziaria inglese che raccoglie le operazioni m&a annunciate. In Italia il mese di gennaio si è chiuso con 66 deal, che sommati hanno raggiunto un valore di 959 milioni di euro. Il quadro che ne emerge è in chiaroscuro, perché se da un lato le transazioni annunciate a inizio anno sono meno delle 74 del primo mese del 2023, dall’altro il valore delle operazioni ha superato di oltre dieci volte i 79 milioni del gennaio 2023.
Nel 2023 i ricavi sono stati trainati dalla forte crescita del margine di interesse. La banca guidata da Carlo Messina prepara un buyback da 55 centesimi di punto di Cet 1. Crediti deteriorati in calo del 9,7% rispetto al 2022. In borsa il titolo sale dell’1,6%. Profitti oltre quota otto miliardi nel 2024 e nel 2025. Il risultato dell’attività assicurativa ammonta a 1,67 miliardi, rispetto a 1,67 miliardi del 2022.
Vendite sul titolo Fineco dopo la pubblicazione dei conti della banca, che ha annunciato un aumento del dividendo da 49 a 69 centesimi per azione: un rialzo del 40%. Subito dopo l’annuncio dei risultati del 2023, peraltro migliori delle attese del consenso, le azioni della fintech guidata dall’amministratore delegato Alessandro Foti hanno perso immediatamente la parità, cedendo fino al 4%. Hanno poi parzialmente recuperato terreno, chiudendo gli scambi in flessione dell’1,9% a 12,84 euro per azione. «Siamo tranquilli, perché se facciamo risultati buoni e sostenibili nel tempo siamo convinti che il mercato ci possa ricompensare», ha detto Foti nel corso della conferenza di presentazione dei conti.
Nell’anno in cui è partito il m&a di Anima con l’acquisizione di Castello sgr e Kairos, il gruppo ha realizzato un utile netto consolidato di 149,3 milioni, +24%, battendo le attese degli analisti (Intesa Sanpaolo prevedeva 142,4 milioni, Equita 138 milioni, Banca Akros 145 milioni). Il dividendo proposto per il 2023 è di 0,25 per azione, anche in questo caso oltre gli 0,23 euro stimati dal consenso e in aumento rispetto agli 0,22 distribuiti l’anno prima

Per il climate change sono a rischio già adesso almeno 100 prodotti tra Dop e Igp. È quanto emerso nel corso del convegno «Dop e Ipg nella crisi climatica», organizzato da Cia all’interno di Fieragricola. «Serve un’azione forte dell’Europa a partire dal regolamento sulle Ngts», ha detto il presidente Cristiano Fini: «La transizione verde deve essere graduale e costruita insieme al comparto agricolo, con soluzioni alternative per continuare a operare in competitività». Finora i cambiamenti climatici hanno tolto all’Italia un frutto su quattro e messo a rischio circa 1.200 prodotti, tra cui quelli a denominazione

La riforma “europea” della Rc auto (Dlgs 184/2023) è in vigore da un mese e mezzo, ma paiono ancora molti i dubbi interpretativi e applicativi. Soprattutto su disciplina del contratto e perimetro dell’obbligo assicurativo. Non a caso, l’altro ieri lo Sna (Sindacato nazionale agenti assicurazione) ha inviato al ministero delle Imprese una disamina delle situazioni più delicate, chiedendo indicazioni visto il silenzio tenuto sinora dalle autorità. Il Dlgs, nel recepire la direttiva Ue 2021/2118, ha molto ampliato la portata dell’articolo 122 del Codice delle assicurazioni (Cap): l’aggiunta del comma 1-bis fissa la regola di base secondo cui l’obbligo c’è «a prescindere dalle caratteristiche del veicolo, dal terreno sui cui è utilizzato e dal fatto che sia fermo o in movimento». Ciò tutela anzitutto i terzi danneggiati: ogni danno causato da un veicolo va risarcito, il che impone di assicurare il mezzo sempre e comunque, in movimento e fermo (rischio statico), anche mentre circola o staziona in aree private (e persino ad accesso limitato: articolo 122, comma 1-ter del Cap).
L’assicurato (non il contraente, se diverso) ha il diritto di sospendere il contratto Rc auto per temporaneo inutilizzo del veicolo. Nulla a che vedere col passato, in cui la sospensione era a discrezione della compagnia (nel Contratto base ex Dm 54/2020 è opzionale e facoltativa). L’articolo 122-bis del Cap dispone che il periodo di sospensione si può prorogare più volte, previa formale comunicazione alla compagnia entro 10 giorni prima che scada il periodo di sospensione in corso, e non duri oltre 10 mesi. Ciò fa ritenere che la sospensione vada concessa senza soluzione di continuità. Per l’eccezionalità della deroga, non si ritiene si possa accordare altri diritti contrattuali di sospensione (come invece era per la facoltà di sospensione in tempo di Covid). Potrebbe invece ammettersi, con cautela, che in contratto si concordi la rinuncia alla sospensione, dietro sconto.
È un quadro a tinte fosche quello tratteggiato nell’ultimo Global risks report a cura di Marsh McLennan e Zurich che è stato la base per le discussioni al Forum di Davos a metà gennaio e fornirà la rotta per i prossimi mesi, in un anno elettorale che chiamerà alle urne circa la metà della popolazione mondiale, con nuovi equilibri geopolitici. Per fronteggiare questi pericoli, dice Andrea Bono, Ceo Marsh McLennan Italy & Eastern Mediterranean Region, «la parola chiave non può che essere cooperazione, soprattutto alla luce delle minacce incombenti relative a un rallentamento dell’economia globale e a una ridefinizione delle priorità delle agende nazionali dopo le prossime elezioni». Anche per le imprese si aprono nuove sfide e opportunità. Per ricostruire la fiducia e scongiurare il rischio di un’ulteriore frammentazione, spiega, «sarà necessario ancora una volta uno sforzo collettivo da parte di tutti gli stakeholder coinvolti, sia sul piano nazionale che internazionale. In questo momento storico non semplice, Governi e imprese hanno la possibilità di costruire insieme la propria resilienza, bilanciando le necessità a breve termine con l’anticipazione e la gestione dei rischi di lungo periodo, attraverso roadmap strutturate e interconnesse».
È la “terza età” a trainare la crescita dell’occupazione: i 456mila occupati in più rilevati dall’Istat tra dicembre 2022 e dicembre 2023, sono per la gran parte appartenenti alla fascia d’età sopra i 50 anni (+362mila). L’effetto demografico incide in modo significativo sui dati del mercato del lavoro che ha raggiunto il record storico di occupati (23,754 milioni). Nella fascia compresa tra 15 e 64 anni a dicembre 2023 su base tendenziale gli occupati sono aumentati dell’1,6%, tuttavia depurando il dato dalla componente demografica si avrebbe un incremento del 2,1%. Soffermiamoci sui numeri.
Se in alcuni casi trattenere al lavoro, o assumere, lavoratori anziani è una precisa scelta delle aziende, in altri può essere una condizione obbligata, in quanto non c’è la possibilità di accedere a un pensionamento anticipato o a uno scivolo previdenziale. Un’ipotesi che quest’anno è più concreta perché il quadro normativo è cambiato e, rispetto al recente passato, la flessibilità in ambito pensionistico è diminuita.

Handelsblatt

 

Hannover Re, il terzo riassicuratore mondiale, ha ottenuto un risultato operativo (EBIT) di 1,97 miliardi di euro nell’esercizio 2023. Questo risultato è stato nettamente inferiore alle stime degli analisti che prevedevano 2,4 miliardi di euro. Uno dei motivi principali è stato il significativo aumento delle riserve nella riassicurazione danni, come Hannover Re ha annunciato martedì sera sulla base dei dati preliminari. L’utile netto è salito a 1,8 miliardi di euro, superando l’obiettivo minimo di 1,7 miliardi di euro. In questo caso, il Gruppo ha soddisfatto le aspettative degli analisti. La filiale del gruppo assicurativo Talanx ha dichiarato che un effetto fiscale una tantum ha avuto un impatto positivo. L’aliquota fiscale è stata dell’1,4%, rispetto al 22,7% dell’anno precedente
I cicloni tropicali causano regolarmente danni miliardari sulle coste degli Stati Uniti. Per gli assicuratori delle zone colpite, questo rappresenta un rischio difficile da calcolare e un onere economico crescente. Gli esperti cercano quindi di evidenziare i potenziali pericoli fin dalle prime fasi: “Le nostre previsioni iniziali indicano che il 2024 potrebbe essere un anno di tempeste attive. E se ci saranno molte tempeste, è anche più probabile che alcune di esse colpiscano terre abitate”, ha dichiarato martedì James Cosgrove, modellatore di rischio presso Moody’s RMS. La dichiarazione è ancora piena di incertezze in questa fase. Ufficialmente, la stagione degli uragani nell’Atlantico va da giugno a novembre. Secondo Cosgrove, c’è quindi già più certezza per quanto riguarda le previsioni meteorologiche in primavera.