Si è tenuto ieri a Roma il Convegno di Studi avente a tema “La EU retail investment strategy – profili di diritto del mercato assicurativo”, organizzato dall’Università di Roma La Sapienza.

Il convegno si è aperto con la relazione del Segretario Generale dell’IVASS Stefano De Polis, che ha analizzato le misure previste dall’iniziativa legislativa della Commissione Europea che ha l’obiettivo di aumentare la partecipazione degli investitori retail al mercato dei capitali.

La Retail Investment Strategy (RIS) si inquadra all’interno del Capital Market Union Action Plan del 2020 nel quale uno dei tre obiettivi principali è  quello di rendere il mercato unico un luogo più sicuro ed attraente per i cittadini dell’Unione Europea, specie per gli investimenti a lungo termine. L’Unione dei mercati dei capitali è uno strumento essenziale per convogliare i finanziamenti privati nell’economia europea e finanziarne la transizione verde e digitale.

La Commissione EU parte dall’evidenza che gli europei sono buoni risparmiatori ma poco inclini a investire; la strategia sugli investimenti al dettaglio intende sbloccare questo potenziale di investimento. Il modo migliore per farlo è assicurarsi che i cittadini siano meglio informati, ricevano un trattamento equo e siano maggiormente in grado di conseguire i loro obiettivi finanziari a lungo termine.

De Polis ha ricordato come nella UE solo il 17% del patrimonio familiare sia investito in strumenti finanziari mentre negli Stati Uniti tale percentuale sale al 43%.

Tra le cause, la stessa Commissione UE enumera i bassi livelli di alfabetizzazione finanziaria dei cittadini europei. Di fronte alla mancanza di conoscenze e alle asimmetrie informative esistenti, in Europa gli investitori al dettaglio si sono affidati in larga misura agli intermediari.

Eppure i dati evidenziano anche i bassi livelli di fiducia degli investitori retail nei confronti dei loro consulenti: la Commissione rileva che  il 45% degli europei non sono sicuri che i consigli di investimento ricevuti siano effettivamente elargiti nel loro interesse[1]. Inoltre, i prodotti di investimento disponibili per gli investitori al dettaglio tendono ad essere costosi, specie i più complessi, rispetto al rendimento netto atteso dell’investimento.

Non sorprende quindi che molti cittadini dell’UE con capitali da investire scelgano altre tipologie di investimenti, in Italia ad esempio il settore immobiliare, ovvero si rivolgano verso investimenti considerati più sicuri ma decisamente meno redditizi, quali i conti di deposito bancari.

Il “pacchetto” di misure della Commissione Europea si compone di una direttiva “omnibus che modifica le direttive IDD e MIFID (e, in misura minore UCITS, AIMFD e Solvency II) e di una proposta di modifica del Regolamento PRIIPs nella parte relativa al KID (documento con le informazioni chiave). Tra le finalità vi è anche quella di assicurare lo stesso livello di protezione all’investitore retail a prescindere dal canale di investimento a cui ci si rivolge e dalla tipologia di prodotto acquistato, finanziario o assicurativo.

La proposta della Commissione affronta temi diversi su cui De Polis si è fermato nel dettaglio (vedi la relazione integrale) e molto complessi e il dibattito è aperto.

I temi della RIS sono attualmente in fase di discussione al Parlamento Europeo e al Consiglio e molte delle parti interessate hanno formulato commenti, spesso da prospettive molto diverse. Il Consiglio ha tenuto sotto la Presidenza spagnola varie sessioni di negoziazione e ora si attende la posizione del Parlamento europeo.

Le questioni più controverse sono le disposizioni relative alla gestione dei conflitti di interesse (compreso il divieto parziale di incentivi), al Value for Money al connesso ricorso a benchmark di mercato. I co-legislatori avranno l’ultima parola su queste questioni chiave.

Per IVASS è importante che vengano valorizzate e sottoposte all’attenzione del sottoscrittore, ove presenti, le componenti di protezione dei prodotti di investimento assicurativo.

Sul benchmark per la valutazione dei costi dei prodotti finanziari destinati al retail in particolare si è espresso criticamente il direttore generale di Ania Dario Focarelli. L’attuale proposta prevede  che i produttori e i distributori valutino i costi e le prestazioni di un prodotto confrontandoli con un benchmark di prodotti simili, sviluppato dall’Eiopa sulla base di dati di vigilanza. Per Focarelli, questo “non tiene conto dell’importanza della consulenza che si fa al cliente retail e che ha necessariamente un costo”. Anche il vicedirettore generale vicario dell’Abi Gianfranco Torriero ha espresso i propri dubbi “sulla possibilità di mettere a punto un benchmark europeo quando ancora non c’è quel terreno di gioco livellato che arriverà solo con l’Unione dei Mercati dei Capitali. Il confronto solo sui costi, tra prodotti diversi tra loro rischierebbe di allontanare gli investitori finanziari retail invece che avvicinarli creando una forma di controllo diretto o indiretto sui prezzi”.

Anche IVASS condivide le preoccupazioni che essi possano trasformarsi in una sorta di cap sui prezzi, che deve essere evitato. La normativa deve favorire il buon funzionamento del mercato e della concorrenza puntando sulla chiarezza, la trasparenza, la confrontabilità dell’offerta, secondo De Polis. Cosa diversa sarebbe – come già ora in via di sperimentazione – utilizzarli come strumenti di vigilanza utili ad identificare gli outliers. L’Istituto ha recentemente posto in consultazione una bozza di lettera al mercato per le imprese di assicurazione che contiene le aspettative di vigilanza sull’implementazione del processo POG e sulla valutazione del VfM.

Un altro tema che sarebbe opportuno affrontare è quello della definizione di cliente professionale e di cliente retail nel settore assicurativo, in linea con quanto già previsto nella MIFID.

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[1] Eurobarometer survey on Retail Financial Services and Products, ottobre 2022.