L’associazione di broker tedesca AfW ha condotto un sondaggio online su oltre 1.100 broker per conoscere le loro opinioni in relazione agli effetti dell’utilizzo dell’AI nella loro professione.

Secondo il sondaggio, la maggior parte degli intermediari non ha ancora un’opinione chiara sulla misura in cui l’AI interverrà e modificherà il loro profilo lavorativo. Attualmente, poco meno della metà (46%) considera neutro l’impatto dell’IA sul proprio futuro professionale. Il 28% lo vede positivamente, il 18% negativamente.

Tuttavia, alla domanda se le applicazioni come ChatGPT possano sostituire in futuro l’interazione umana nella consulenza finanziaria, gli intervistati hanno una risposta chiara: il 61% non crede che ciò accadrà mai. Per l’8%, invece, è probabile e un intervistato su quattro pensa che sia almeno possibile. Il 25% ha votato “forse”.

L’AfW sottolinea i vantaggi dell’automazione nell’ufficio del broker. Ad esempio, in futuro le comunicazioni in entrata, compresa l’elaborazione dei sinistri, potranno essere gestite tramite l’AI. La documentazione per la consulenza viene creata automaticamente, vengono creati i corrispondenti reinvii, i segnali di cross-selling o upselling del cliente vengono riconosciuti e trasferiti automaticamente al reparto vendite. Le banche dati possono essere ricercate per approcci di consulenza utilizzando l’AI e i clienti possono essere contattati automaticamente. Un alto livello di disponibilità tramite chatbot libererà anche un notevole potenziale di tempoe.

Ciò richiede che i broker prendano decisioni strategiche su quali strumenti utilizzare e su quali fornitori. Chi sfrutta questi vantaggi, a suo avviso, avrà di nuovo più tempo per i propri clienti.

All’associazione piace l’idea di una AI come assistente digitale che non rappresenti una minaccia per la professione. Non si aspetta che i software di consulenza AI portino all’abolizione dei consulenti. I gruppi target potrenno davvero essere consigliati in modo completamente virtuale, soprattutto i gruppi target benestanti di 40/50 anni? Con quale rapidità è possibile personalizzare argomenti di consulenza complessi utilizzando l’AI? L’AI è in grado di sviluppare l’empatia che è così importante per una consulenza, di rispondere bene ai segnali interpersonali e di creare la fiducia necessaria? Come reagiscono i clienti alla consulenza completamente digitalizzata in termini di protezione dei dati? Come reagiscono i clienti che non sono in grado di valutare la base dati del software di consulenza? Può funzionare l’approccio attivo a nuovi clienti utilizzando l’AI?. Secondo l’associazione tedesca, tutte queste domande depongono a favore di consulenti competenti in grado di rispondere alle esigenze individuali dei clienti in termini di contenuti ed emozioni.