È L’ALLARME LANCIATO DA FIRST CISL: QUATTRO COMUNI SU DIECI SONO PRIVI DI ISTITUTI DI CREDITO
di Roxy Tomasicchio
Banche in fuga dai comuni italiani. E non si tratta solo di piccoli centri. A parlare sono le cifre: 4 comuni su 10 sono privi di sportelli bancari. Lo scorso anno, infatti, 554 filiali hanno chiuso i battenti, facendo segnare un calo del 2,6% rispetto all’anno precedente. Sono quasi 4 milioni (250 mila in più rispetto alla rilevazione precedente) gli italiani che non possono andare nella sede di una banca, nel comune di residenza. Una cifra destinata a crescere: basti pensare che sono 6 milioni circa gli italiani residenti in comuni nei quali è rimasto un solo sportello e che rischiano quindi di non essere più serviti. Il tutto porta a un taglio anche del rapporto tra popolazione e numero di sportelli: si è passati da 36,5 a 35,5 sportelli ogni 100 mila abitanti. E non sono solo i cittadini a subire gli effetti dell’abbandono dei territori da parte delle banche. Anche per molte piccole imprese la chiusura delle filiali rappresenta una emergenza perché si traduce in meno credito. Sono, infatti, 223 mila le imprese che hanno sede in comuni che non vedono la presenza di alcuna banca (11 mila in più da inizio anno), a cui si aggiungono 364 mila imprese a rischio, in quanto hanno sede in comuni con un solo sportello bancario. Dal 2015 allo scorso anno, quasi la metà ha visto abbandonare il proprio comune.

È l’allarme lanciato da First Cisl (Federazione italiana reti dei servizi del terziario, il sindacato dei lavoratori delle banche, delle assicurazioni, della finanza, della riscossione e delle authority), attraverso l’ultimo aggiornamento dell’Osservatorio sulla desertificazione bancaria, nel quale sono elaborati i dati resi disponibili al 31/12/2022 da Bankitalia e Istat.

«Il 40% dei comuni italiani non ha più uno sportello bancario sul suo territorio. Questo è il risultato del processo di concentrazione innescato dalle fusioni degli ultimi anni, che ha portato le prime cinque banche italiane a controllare oltre il 50% del mercato domestico, e dell’ossessione per il taglio dei costi operativi», spiega a ItaliaOggi Sette il segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani. «I danni sono evidenti sia sotto il profilo sociale che economico. In un Paese in cui l’utilizzo dell’internet banking è modesto e le competenze digitali, specie nella fascia più anziana della popolazione, restano insufficienti, a pagare il prezzo più alto sono le persone fragili. Anche per il nostro sistema produttivo i rischi sono pesanti. Negli ultimi 10 anni la quota di credito destinata alle imprese nel complesso è diminuita, ma il calo nei confronti delle piccole imprese è stato più che proporzionale. La situazione sarebbe ancora più grave se non fossero venute loro incontro le banche di dimensioni minori, che non hanno smantellato le loro reti sul territorio. I conti dell’ultimo trimestre del 2022», aggiunge Colombari, «evidenziano una performance di questi istituti almeno in linea con quella dei grandi gruppi. Ciò perché l’aumento dei tassi premia un modello che mette al primo posto l’erogazione del credito. Sono state proprio le piccole banche, a cominciare dal credito cooperativo, a sostenere in questi anni il credito alle imprese minori, nelle quali lavorano circa 8 milioni di persone: la desertificazione bancaria è una minaccia anche per loro».

I dati. Tra il 2015 e il 2022, il 10% dei comuni è rimasto privo di sportelli, mentre dall’inizio di quest’anno sono quasi 100 i comuni che hanno perso l’ultimo sportello. Le chiusure non riguardano solo i centri di piccole dimensioni: tra i comuni completamente desertificati nove hanno più di 10 mila abitanti; mentre tra quelli con un solo sportello 12 sono al di sopra dei 15 mila abitanti.

Anche a livello geografico il fenomeno è trasversale: nel 2022 le regioni più colpite sono state Lombardia (-3,6%), Lazio (-3,5%), Marche (-3,4%), Friuli Venezia Giulia (-3%). Ma si registrano comunque dei picchi preoccupanti: in Molise i comuni privi di sportello sono l’82%; in Calabria il 71%. In Piemonte, Valle D’Aosta, Liguria, Abruzzo e Campania il dato è superiore al 50%. La media nazionale è del 39,9%.

Ma si può ovviare con l’home banking…si potrà obiettare. In realtà, spulciando i dati di First Cisl, a farne le spese sono le fasce più deboli e meno digitalizzate della popolazione: l’80% dei comuni con sportelli bancari ha una popolazione anziana pari o superiore al 20%. E nove comuni su dieci senza sportelli hanno almeno il 20% di anziani.

«Le banche dovrebbero riflettere sulle conseguenze delle chiusure. Continuare a ridurre la presenza sui territori significa muoversi in direzione opposta agli obiettivi del Pnrr, che punta invece a chiudere il gap di sviluppo tra le diverse aree del Paese», aggiunge il segretario generale di First Cisl. «Non va dimenticato infatti che le banche, pur essendo imprese, rivestono secondo la Costituzione una funzione sociale che il cambiamento d’epoca rende decisiva. L’ampliamento dei servizi e il ritorno alla territorialità, anche da parte delle grandi banche, consentirebbero di coniugare i target di reddito con l’utilità sociale e la connessa nuova occupazione che ne deriverebbe».

Le prospettive. L’allarme di First Cisl, purtroppo, non è destinato a spegnersi. Stando, infatti, agli ultimi dati disponibili dell’Osservatorio Fintech & Insurtech della School of Management del Politecnico di Milano, l’affermarsi dei modelli di Business as-a-Service porterà a un’ulteriore riduzione del numero delle filiali bancarie sul territorio. Parliamo, cioè, di quel modello grazie al quale le società digitali che non hanno una licenza bancaria possono offrire ai clienti servizi come conti correnti online, soluzioni di pagamento, carte di credito, prestiti, assicurazioni e investimenti. Già oggi sta crescendo la percentuale di coloro che fanno ricorso a canali digitali: nel primo semestre del 2022 gli operatori bancari italiani hanno registrato una crescita del 6% di clienti che usano i canali digitali (home e mobile banking). Il 63% dei correntisti ha utilizzato almeno una volta i canali digitali (55% solo mobile).
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