Anna Messia
Salvate il soldato Eurovita. La decisione di Ivass di congelare i riscatti delle polizze della compagnia Vita fino a fine marzo, comunicata alle 8 di sera del 6 febbraio, dopo la nomina a commissario di Alessandro Santoliquido annunciata solo sei giorni prima, ha avuto l’effetto di una doccia fredda sul mercato. Tutti hanno iniziato a seguire la vicenda che rappresenta un test cruciale. È la prima volta che in Italia una compagnia assicurativa Vita viene commissariata e a fare rumore è stata senza dubbio la scelta dell’autorità di controllo di bloccare i risparmi dei clienti, anche se per meno di due mesi.

Un pericoloso precedente, si osserva, che potrebbe impattare negativamente sulla credibilità dell’intero comparto. Un fatto simile non era successo neppure quando erano state le banche a trovarsi in difficoltà, con i conti correnti rimasti sempre operativi. Ma l’autorità assicurativa guidata dal direttore generale della Banca d’Italia, Luigi Federico Signorini, aveva davanti a sé una scelta obbligata: senza congelare le polizze la corsa ai riscatti avrebbe vanificato lo sforzo del commissario di trovare un porto sicuro per Eurovita entro marzo.

Tutto finirà bene se, in poco meno di due mesi, Santoliquido, manager molto apprezzato nel settore (è stato tra l’altro amministratore delegato di Sara Assicurazioni e di Amissima) riuscirà finalmente a trovare per Eurovita un compratore che sia disposto a iniettare nella compagnia gli oltre 200 milioni di capitale che l’Ivass chiede ormai da tempo. Il Solvency II è abbondantemente sceso sotto i livelli di guardia del 150%. Già lo scorso dicembre era calato al 136%, per poi andare sotto la soglia d’allarme del 100%. Ma nonostante i ripetuti inviti di Ivass, l’attuale azionista Cinven non ha voluto saperne di ricapitalizzare.

Ora, paradossalmente, proprio l’avvio del commissariamento potrebbe contribuire a sbloccare la partita finita in stallo, spingendo Cinven a un compromesso. Alla porta c’è già il fondo di private equity JcFlowers con cui le discussioni per rilevare Eurovita era già in via di conclusione, saltate a sorpresa a un passo della firma. A JcFlowers potrebbero aggiungersi altri pretendenti, grazie anche alle ottime relazioni di Santoliquido. Come con il fondo Apollo, che lo aveva voluto al vertice di Amissima nel 2016.

Il tempo a disposizione è però decisamente poco, visto che il mandato del commissario coincide con il provvedimento di blocco dei riscatti, che scadrà il 31 marzo. E la domanda che tutti si fanno è: cosa avverrà se non si troverà un compratore? Una questione che riguarda non solo i 4 mila clienti delle compagnia direttamente coinvolti dalla vicenda e le banche che quelle polizze le hanno collocate (6.500 consulenti e 1.000 sportelli finanziari tra cui quelli di Banca Profilo, Banca Fineco o Chebanca!) ma che si allarga, come detto, all’intero comparto che si trova per la prima volta davanti a una prova decisiva, con Eurovita che appare un po’ come il soldato da Ryan da salvare nel film di Steven Spielberg per il bene dell’intero sistema.

La gestione provvisoria, in cui il consiglio di amministrazione resta sospeso ma non si scioglie, non può durare oltre i due mesi. A marzo, quindi, se non sarà stata trovata nel frattempo una soluzione per aumentare il Solvency II, l’Ivass dovrà fare un’altra mossa. La soluzione più probabile, a quel punto, sarebbe l’amministrazione straordinaria, che dovrebbe essere disposta da un decreto del ministero delle Imprese e del Made in Italy, e implicherebbe lo scioglimento degli organi societari. Procedura che può durare fino a un anno, con la possibile proroga di altri 12 mesi, nel corso della quale potrebbero andare avanti le trattive di vendita. Lo stesso Santoliquido potrebbe assumere l’incarico di amministratore straordinario (le norme prevedono anche la possibilità che gli amministratori straordinari siano più di uno). Improbabile invece la strada della liquidazione coatta amministrativa, anche questa da avviare con decreto del ministero delle Imprese e del Made in Italy, che avrebbe l’aggravante di comportare la revoca dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività.

Ma la domanda più incalzante è quella che riguarda il destino dei 400 mila clienti Eurovita qualora Santoliquido non riuscisse a trovare una scialuppa di salvataggio entro la prossima primavera.

Le norme, almeno sulla carta, danno all’Ivass la possibilità di sospendere ulteriormente i riscatti, prorogando il provvedimento in caso di amministrazione straordinaria. Ma anche questo secondo congelamento andrebbe ovviamente assunto nell’esclusivo interesse degli stessi risparmiatori, in attesa di trovare un compratore. In pratica sarebbe utile qualora ci fosse ancora la possibilità di trattare l’acquisto.

Ma nel caso malaugurato in cui la strada della vendita non fosse più percorribile non resterebbe altra possibilità che aprire ai riscatti delle polizze vita, nella consapevolezza che, in questa fase di alti tassi d’interesse, le minusvalenze avrebbero un peso rilevante. In altri termini costringere la compagnia a vendere prima della scadenza i titoli obbligazionari (che rappresentano oltre l’80% degli asset) presenti nelle gestioni separate farebbe emergere perdite che, in buona parte, potrebbero invece essere riassorbite qualora i titoli venissero portati a scadenza. Uno scenario che tutti vogliono evitare. La partita viene seguita con attenzione anche dalle banche che hanno finanziato Cinven nell’acquisto di Eurovita. Con la compagnia che ha fatto sapere di aver posticipato anche il pagamento della cedola del prestito subordinato che aveva emesso per finanziarsi. (riproduzione riservata)
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