Su bullismo e cyberbullismo una girandola di cifre: nel 2021 la Polizia Postale ha trattato 458 casi (scesi a 323 l’anno successivo); pressoché nello stesso periodo, tra gennaio 2021 e febbraio 2022, gli episodi sarebbero stati, invece, 19.800, secondo l’Ong “Bullismo senza frontiere” (e altre ricerche danno riscontri ancora differenti).

Sono numeri difficilmente conciliabili, anche se è presumibile che il dato delle notizie arrivate in commissariato sia decisamente ridotto rispetto al totale, non noto nella sua esatta consistenza, di un fenomeno, che comprende anche l’enorme cifra oscura degli episodi che rimangono sottotraccia. Tra l’altro secondo un’indagine del Moige (Movimento Italiano Genitori Onlus), in relazione a vicende di bullismo solo il 14% degli studenti si rivolgerebbe agli insegnanti. Il cyberbullismo e i pericoli della vita virtuale sono temi al centro del Safer Internet Day (SID), che si celebra il 7 febbraio 2023, in contemporanea in 100 nazioni, e che è giunto al suo ventesimo anniversario.

Come illustrato dal ministero dell’istruzione e del merito (nota del 30 gennaio 2023 della Direzione generale per lo studente, l’inclusione e l’orientamento scolastico), il Sid segna anche l’avvio della campagna informativa “Il Mese della Sicurezza in Rete“, a cura del Safer Internet Centre, sul cui sito web sarà possibile inserire, con apposito formulario, le attività organizzate delle istituzioni scolastiche, a partire dal 7 febbraio e fino al 28 febbraio 2023, e del concorso di idee dal titolo: “Online: on life”, rivolto a tutte le istituzioni scolastiche, con l’obiettivo di sviluppare le competenze digitali attraverso l’utilizzo creativo, critico e responsabile dei mezzi tecnologici, della rete e dei suoi servizi. Anche queste iniziative saranno utili a fare chiarezza sulla dimensione di questi fenomeni, comunque già allarmanti se si riflette sui numeri diffusi dalla Polizia postale.

In dettaglio per i minori di età, i dati dei rischi della rete sono snocciolati dal Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia online (Cncpo), istituito presso il Servizio Polizia postale e delle comunicazioni del Dipartimento della Pubblica Sicurezza e disciplinato dalla legge 38/2006.

Nel 2022 è stato registrato un aumento dei soggetti individuati e deferiti per violazioni connesse ad abusi in danno di minori: sono stati trattati complessivamente 4.542 casi, con 1.463 soggetti indagati, di cui 149 arrestati per reati connessi alla materia degli abusi in danno di minori (+8% rispetto al 2021).

Il rapporto della Polizia Postale sottolinea che social network e videogiochi online sono i luoghi di contatto tra minori e adulti più frequentemente teatro delle interazioni nocive.

Quanto al cyberbullismo per la Polizia Postale si registrerebbe una leggera flessione dei casi, considerato che nel 2022 le autorità ne hanno trattati 323.

Peraltro, le statistiche che emergono da ricerche sul campo, decontestualizzate da procedimenti penali, espongono volumi ben più elevati. Oltre al dato dei 19.800 casi in un anno, secondo “Bullismo senza frontiere” i numeri in Italia continuano ad aumentare, considerato che alla ong risulta che 7 bambini su 10 subiscono ogni giorno una qualche forma di bullismo e cyberbullismo.

Proseguendo nella raccolta dei dati, una relazione dell’Istituto nazionale di statistica (Istat), presentata nel giugno 2020 al Parlamento, riporta che all’istituto, già nel 2015, più del 50% di 1687 ragazze e ragazzi tra gli 11-17enni ha riferito di essere stato vittima di bullismo, e tra questi il 22,2% ha dichiarato di avere subito atti di cyberbullismo.

Inoltre, i dati elaborati dall’Istituto Piepoli per il Moige, frutto di 1144 interviste a studenti delle scuole elementari, medie e superiori realizzate nel gennaio 2023, evidenziano che il 44% dei giovani ha assistito a episodi di prepotenza on line, 3 ragazzi su 10 conoscono vittime di cyberbullismo, il quale è un fenomeno ricorrente nel 30% dei casi. Sempre secondo la ricerca Moige, solo nel 44% dei casi vittime ricevono aiuto dalla cerchia degli amici; preoccupante, poi, che 1 giovane su 3 dichiari di non sapere cosa fanno gli insegnanti in caso di bullismo e che, in caso di episodi di questo genere, solo il 14% si rivolgerebbe ai docenti; conforta, però, apprendere che i genitori punto di riferimento dei giovani nel 48% dei casi.

Le cifre ondeggiano, dunque, ma i sussulti statistici non devono sviare dall’esigenza di attuare le condotte più effettive per ridurre il fenomeno ai minimi termini.
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