Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

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Il numero di incidenti informatici in Italia, ossia gli attacchi andati a buon fine, ha superato nel 2022 quello degli attacchi stessi. Ciò è stato provocato dal crescente lasso di tempo intercorso tra il momento dell’attacco stesso e l’incidente, dalle tecniche sempre più sofisticate usate dagli hacker e dalla poca consapevolezza sui rischi legati alla rete da parte di imprese e cittadini. Uno scenario che evidenzia, pertanto, un drastico peggioramento dello stato della sicurezza informatica. È quanto emerge dai dati contenuti nel “Threat Intelligence Report” curato dall’osservatorio cybersecurity di Exprivia, società a capo di un gruppo internazionale specializzato in information and communication technology, che lo scorso anno ha registrato 2.600 fenomeni legati al cybercrime, quasi il doppio rispetto al 2021 e più che quadruplicato rispetto al 2020.
Il professionista senza cassa deve guadagnare quasi il doppio del dipendente, quest’anno, per maturare il diritto a una pensione. Conti (dell’Inps) in mano, infatti, per ottenere l’accredito di contributi utili alla pensione per i 12 mesi dell’anno 2023 deve dichiarare almeno 17.504 euro di compensi, altrimenti, se inferiori, troverà qualche mese in meno di accredito. Al dipendente, invece, basterà una retribuzione annua di 11.813 euro per avere l’accredito dei contributi utili alla pensione per tutto l’anno 2013 (le retribuzioni fissate dai Ccnl sono in genere più elevate). I dati arrivano dal quadro con le aliquote della gestione separata per l’anno 2023, aggiornato dall’Inps nella circolare 12/2023. Pesa diversamente, inoltre, anche l’importo della pensione maturata: su uno stesso reddito di 18 mila euro, per esempio, il professionista paga 3.780 euro per avere diritto a un rateo di pensione di 257 euro; il dipendente paga 1.654 euro per il rateo di pensione di 340 euro (ipotesi pensionamento a 67 anni d’età).
Inizio d’anno a due velocità per l’andamento della domanda di credito da parte delle famiglie italiane. Se, da un lato, prosegue la contrazione strutturale delle richieste di nuovi mutui immobiliari e surroghe, che perdura ormai da un anno e che fa segnare nel mese di gennaio un complessivo -22,8%; dall’altro lato, si registra la vivacità delle richieste di prestiti che, tra finanziamenti personali e finalizzati, hanno visto un incremento dell’11,7% rispetto a gennaio 2022, spinte dal segmento dei prestiti personali. È lo scenario delineato dai dati contenuti nel barometro Crif sull’andamento delle richieste di credito da parte delle famiglie nello scorso mese di gennaio.
La trasformazione digitale delle banche procede in accelerata. Anche gli istituti di credito italiani stanno facendo passi in avanti notevoli. In particolare, le banche italiane hanno migliorato, in media, il loro livello di maturità digitale rispetto ai risultati del 2018. Parliamo cioè della classificazione in quattro tipologie effettuata attraverso un indicatore utilizzato per misurare la maturità digitale dei canali e dei prodotti offerti (il Dbm score). È questa la tendenza rilevata nella 5ª edizione del report Deloitte Digital banking maturity sullo stato di maturità digitale di oltre 300 banche in 41 paesi. Secondo lo studio, la metà dei ricavi degli istituti di credito (in termini di margine di intermediazione) non deriva dall’attività delle filiali, ma dai clienti del digitale. Una percentuale che si stima possa toccare circa il 70% nel 2027. La cosiddetta internet banking penetration, cioè la diffusione di servizi bancari on-line, ha raggiunto, lo scorso anno, il tasso del 45%, anticipando le previsioni di tre anni circa. Da qui al 2029 il tasso crescerà fino al 60%.
È il procedimento semplificato la novità assoluta della riforma del processo civile introdotta dal decreto legislativo 149/22, che si applica in gran parte ai procedimenti instaurati dopo martedì 28 febbraio, anticipando l’operatività prevista in origine per il 30 giugno. L’istituto è delineato nel capitolo ad hoc contenuto nelle “relazioni sulle novità normative della riforma Cartabia su diritto e procedura civile”. L’iter sprint va a sostituire il vecchio rito sommario, ma si pone come del tutto alternativo a quello ordinario: risulta infatti a cognizione piena, anche se deformalizzato. L’istruttoria è snella e disciplinata da un calendario del processo. Può essere adottato in molti tipi di cause: dalla responsabilità medica della legge Gelli-Bianco ai compensi degli avvocati, fino agli indennizzi per le cause-lumaca della legge Pinto. E davanti al giudice di pace la domanda si propone nelle forme del procedimento semplificato di cognizione “in quanto compatibili”.
La solidità economica delle imprese non finanziarie italiane continua a cedere, come rilevato durante e dopo la crisi pandemica: inflazione, tassi di interesse e costi dell’energia impediscono, infatti, che, rispetto al periodo pre-Covid, si emerga dall’area di rischio, in linea con quanto osservato dall’inizio del conflitto in Ucraina e in controtendenza rispetto ai segnali di ripresa visti nella seconda parte del 2021. Di conseguenza, le probabilità di fallimento sono in leggera crescita. Malgrado ciò, sono oltre mille le aziende italiane con fondamentali abbastanza solidi tali da candidarle a emettere, quest’anno, 13,1 miliardi di euro di minibond, di cui oltre la metà “green”. Queste stime portano la firma di Cerved Rating Agency, l’agenzia di rating italiana specializzata nella valutazione del merito di credito di imprese e nella misurazione delle performance Esg (ossia il rating di sostenibilità) che, nell’ultimo Credit outlook 2023, lancia un allarme: la probabilità di default delle aziende italiane passa dal 5,68% di dicembre 2022 al 5,80% di dicembre 2023 (+2%), al di sopra del 4,45% di fine 2019.
L’ultimo rapporto Istat del quarto trimestre 2022 registra un continuo rallentamento delle dichiarazioni di fallimento. A livello complessivo, si sono fortemente ridotti sia rispetto al trimestre precedente (-22,1%), sia rispetto allo stesso trimestre del 2021 (-23,6%). I settori che hanno registrato maggiore riduzione di fallimenti sono quello dell’industria in senso stretto, del commercio, delle attività finanziarie, immobiliari e professionali, quello dei trasporti e quello delle costruzioni, che però ha registrato anche un freno all’avvio di nuove attività nel medesimo settore.
Allianz Partners, leader nei servizi assicurativi e di assistenza B2B2C, ha nominato Viviana Romano nuovo Chief Operating Officer di Allianz Partners Italia. In Allianz Partners dal 2016, Romano ha ricoperto per la Business Unit italiana ruoli di crescente responsabilità, da Chief Information Officer fino a quello più recente di Head of Operation Support and Organizational Management, gestendo diversi progetti legati alla trasformazione dei sistemi IT e contribuendo alla recente apertura della nuova filiale di Allianz Partners in Colombia.

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Crescono le spese per la salute sostenute direttamente dai cittadini Zani (Tendercapital): “Si può lavorare per un nuovo welfare inclusivo”I l calo delle nascite, che rischia di accentuarsi ulteriormente nei prossimi anni, il progressivo allungamento della vita, che ha portato gli over 65 a superare in numerosità gli under 14, l’elevato debito pubblico che limita gli spazi di azione della mano pubblica: sono tutti fattori che stanno mettendo in difficoltà il welfare pubblico, la cui sostenibilità appare incerta, peraltro in una fase in cui cresce la domanda sociale di tutela a fronte delle nuove fragilità che emergono e di una “nuova normalità” nella quale gli imprevisti passano da essere episodici a frequenti. Queste tendenze trovano conferma nel quarto rapporto Censis-Tendercapital sulla “sostenibilità sociale e la rinnovata sfida del welfare italiano” i cui dati, sottolinea Moreno Zani, presidente di Tendercapital, «evidenziano in maniera chiara le difficoltà che oggi incontrano i due pilastri del modello sociale italiano, le famiglie e lo Stato. Crescono, infatti, le ristrettezze economiche di molti nuclei familiari». Secondo Zani, «nonostante nel 2022 abbiano tenuto bene sia il reddito sia le spese per i consumi, occorre infatti prendere atto di una severa contrazione del risparmio familiare. Una situazione di instabilità, insomma, che genera incertezza e preoccupazione per il futuro, ma anche la convinzione che si può lavorare per un nuovo welfare inclusivo, prospero e sostenibile ». L’indagine accende in particolare i riflettori sulla crisi del sistema sanitario pubblico, ormai sempre più al centro dell’attenzione tra liste d’attesa troppo lunghe, numero di letti ospedalieri in forte calo e scarsi servizi sul territorio.
Resta comunque una performance migliore di quella dei mercati: le principali Borse mondiali hanno perso circa il 20%I l settore del risparmio gestito ha vissuto un 2022 difficile ma è riuscito ad arginare il calo delle masse gestite provocato dal crollo dei mercati con una raccolta netta positiva. Al 31 dicembre scorso gli asset under management (AuM) erano pari a 2.212 miliardi di euro, in calo sui 2.594 miliardi di 12 mesi prima. Si tratta di circa il 15% in meno, comunque una performance migliore di quella dei mercati. Le principali Borse mondiali hanno infatti perso circa il 20% del loro valore, mentre l’obbligazionario ha lasciato per strada una percentuale di poco inferiore. Nei 12 mesi chiusi a dicembre la raccolta netta è stata pari 14,8 miliardi di euro, risultato che è frutto di una buona partenza a gennaio-febbraio, un successivo periodo di debolezza fino a giugno e un andamento altalenante nella seconda metà dell’anno. Al 31 dicembre scorso, infine, le masse gestite dai soli fondi aperti erano pari a 1.075 miliardi di euro, ovvero il 49% del totale.
In nome della trasparenza Bruxelles mette nel mirino le commissioni versate dalle società di gestione ai venditori. Ma per alcune ricerche il nuovo sistema rischia di penalizzare i piccoli risparmiatori“I nducement”, ovvero “incentivo”. Su questa parola, sia in inglese che in italiano ignota alla maggioranza dei risparmiatori, si sta giocando una partita colossale a livello europeo. Da una parte la Commissione Ue, per bocca di Mairead McGuinness, commissaria ai servizi finanziari, ha fatto capire che questo incentivo (chiamato anche “retrocessione”) potrebbe essere proibito quando si vende un prodotto finanziario (fondi, polizze vita, fondi pensione). Dall’altra si è schierato il grosso delle banche e degli intermediari finanziari della Ue, spaventati da un cambiamento radicale nell’organizzazione e naturalmente da una possibile riduzione dei profitti.
Prima di gridare alle banche “ciniche e bare” per lo spread fra interessi attivi e passivi, è bene guardare che cosa è accaduto negli ultimi anni. E tocca ai clienti colpire gli eccessi, spostando gli investimenti. Il tasso a cui una banca presta denaro è superiore a quello a cui remunera i depositi ricevuti. La differenza (detta “spread” o “forbice” tra i tassi) non è una rendita parassitaria, ma rappresenta la remunerazione per un servizio prestato. Serve a coprire una parte dei costi operativi e amministrativi e a compensare il rischio che i prestiti erogati non tornino indietro: insomma, è il prezzo di un prodotto ricevuto dal pubblico. Come qualsiasi prezzo anche la forbice (che è all’origine di una quota importante dei ricavi bancari) include un margine di guadagno; se la concorrenza scarseggia e i clienti non si guardano in giro alla ricerca di condizioni migliori, essa può aumentare a livelli ingiustificatamente elevati.
Una decina di giorni fa è stata la stessa Banca d’Italia ad accendere un faro, chiedendo trasparenza (e indirettamente moderazione). In una missiva inviata agli istituti di credito ha ricordato che dopo la lunga stagione dei tassi di interesse zero o quasi (che aveva di fatto annullato la remunerazione sui conti correnti e alzato i costi) «con l’aumento dei tassi di interesse oggi in corso, tali intermediari sono stati sollecitati a rivedere le condizioni in senso favorevole ai clienti. Alcune banche stanno procedendo in tale direzione ». Nel frattempo, Bankitalia invita gli istituti di credito a «valutare con estrema attenzione» le comunicazioni ai propri clienti di aumento dei costi dei conti correnti a causa «dell’alta inflazione» ricordando come ai clienti spetti «il diritto di recedere dal contratto senza spese entro la data di entrata in vigore delle nuove condizioni»

Scaroni e i piani del Leone tra polizze e intelligenza artificiale. Scaroni è convinto: la compagnia assicurativa del futuro uscirà dalla cornice del risarcimento per diventare – grazie alla tecnologia – una compagnia di vita, un lifetime partner. Appuntamento a Londra per l’Insurtech Insights per andare a caccia di startup innovative
Domani entra ufficialmente in vigore la riforma della giustizia civile firmata da Marta Cartabia. L’emendamento del governo alla legge di Bilancio 2023 ne ha anticipato l’entrata in vigore al 28 febbraio, anziché al 30 giugno come inizialmente previsto. Un anticipo di quattro mesi che ha spiazzato avvocati ed addetti ai lavorii. Molti lamentano criticità in particolare sugli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie in materia di diritto del lavoro. Uno dei punti su cui maggiormente si discute, nell’ambito della riforma del processo civile, che tra le altre cose cambierà le modalità di divorzi e separazioni, è la «negoziazione assistita». Si tratta di un rito stragiudiziale alternativo da tempo adottato nel processo ordinario. Un accordo con il quale le parti, assistite da legali, convengono di cooperare per risolvere in via amichevole una controversia.
Nel 2022 la liquidazione lasciata in azienda si è rivalutata dell’8,2% netto  a causa dell’elevata inflazione; mentre la previdenza complementare ha perso l’11%. Un’analisi complessiva dice che la rendita di scorta ha la meglio