La nuova opzione donna esclude 40 mila lavoratrici. La legge di bilancio ha ristretto la platea, «imponendo la rinuncia del 30% dell’assegno contributivo». È quanto emerge dall’analisi realizzata dal patronato Inac Cia. Secondo il rappresentante del patronato Alessandro Mastrocinque e quella di Donne in campo Pina Terenzi «con la nuova opzione donna circa 40 mila le lavoratrici esodate, a fronte di 2.500 donne che nel 2023 rispecchiano i requisiti per la nuova pensione anticipata e che sono anche costrette a rinunciare fino a un terzo dell’assegno con il ricalcolo contributivo. Con questi parametri è stato acclarato un dato demoscopico, che misura il numero delle donne con figli che deve occuparsi dell’assistenza di un parente, di donne che hanno una invalidità riconosciuta importante, oppure di lavoratrici soggette a licenziamento. Il collo dell’imbuto troppo stretto non consente di guardare alla realtà del Paese e alle vere condizioni in cui vivono le famiglie oggi».
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