Ben il 54% dei lavoratori italiani è preoccupato per l’impatto dell’incertezza economica sul proprio posto di lavoro, il 49% sulla propria carriera. Di fronte allo spettro di una possibile crisi economica e all’aumento dell’inflazione, i dipendenti chiedono più sicurezza occupazionale e stabilità finanziaria, ma non rinunciano a ricercare flessibilità organizzativa e un ambiente di lavoro di cui condividano i valori: oggi il 66% non accetterebbe un nuovo lavoro se non offrisse un inquadramento come dipendente e il 60% se non offrisse uno stipendio più elevato, il 58% se influisse negativamente sull’equilibrio vita-lavoro, il 48% se non sentisse senso di appartenenza.

Negli ultimi 6 mesi, il 43% dei lavoratori ha ricevuto un sostegno economico straordinario per far fronte all’aumento dei costi, nella forma di un’indennità una tantum per il costo della vita (17%), di contributi per il costo dell’energia dei viaggi o altre spese quotidiane (15%), di un aumento mensile in base al costo della vita (14%) o di un aumento di stipendio al di fuori della periodicità (9%). Ma non è sufficiente: ben 7 dipendenti su dieci hanno deciso di intraprendere una qualche azione per far fronte al carovita, come aumentare le ore lavorate (26%) o iniziare un secondo lavoro (22%).

Lo rivela il Randstad Workmonitor, l’indagine realizzata da Randstad in 34 Paesi del mondo, che ha intervistato 1000 lavoratori dipendenti di età compresa tra 18 e 67 anni in Italia (35mila a livello globale) sulle ultime tendenze del lavoro.

«Il difficile scenario internazionale e le prospettive incerte dal punto di vista economico influenzano anche la percezione delle persone sul lavoro, introducendo nuove preoccupazioni su stabilità, prospettive e una maggiore attenzione alle condizioni materiali, come la sicurezza stessa del posto – commenta Marco Ceresa, Group CEO di Randstad -. Ma gli italiani non sono disposti a rinunciare agli elementi di flessibilità, qualità del lavoro e worklife balance emersi con grande forza nel periodo pandemico. Infatti, anche in tempi apparentemente più difficili, il fattore più importante per gli italiani nel lavoro è l’equilibrio con la vita privata, indicato dal 96%».
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