Sabato 4 febbraio a Milano l’evento clou del 29° congresso annuale degli operatori finanziari Assiom-Forex con il discorso del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco. Fino a non molto tempo fa l’intervento del governatore era visto come le Considerazioni Finali di mid-term. Con il moltiplicarsi dei discorsi pubblici questo carattere si è un po’ ridimensionato, anche se l’intervento conserva la sua importanza.

Visco innanzitutto coglierà l’occasione per spiegare, meglio di quanto abbia fatto, tra confusione e indeterminatezza, la presidente della Bce Christine Lagarde nella conferenza-stampa di giovedì, le decisioni adottate dal direttivo dell’istituto, apprezzate dai mercati che verosimilmente sembrano prevedere una non lontana conclusione delle restrizioni monetarie, tutta da verificare e non autorizzata da quanto finora è stato deliberato. Soprattutto il governatore chiarirà – almeno così si prevede – se le misure adottate, innanzitutto l’aumento dei tassi di 50 punti base e la fissazione ex-ante di un pari incremento a marzo, rispondano o no a quel criterio da lui indicato secondo il quale sarebbe preferibile, rispetto al rischio del fare troppo con le decisioni di politica monetaria, correre l’altro rischio, quello del troppo poco. Ma anche se siano coerenti con l’altro criterio enunciato da Visco, ossia quello di calibrare in maniera moderata ritmo e intensità degli aumenti dei tassi, più in generale spiegando il merito della funzione di reazione della banca centrale, cui ha fatto riferimento di recente l’autorevole membro dell’esecutivo Fabio Panetta, e il modo in cui la si è attivata nelle scelte del 2 febbraio. Si tratta comunque di un tema sul quale nel suo ultimo intervento pubblico in un convegno Ambrosetti il governatore si è espressamente riservato di ritornare proprio nel congresso Assiom-Forex.

Naturalmente ciò non esaurisce gli argomenti che probabilmente saranno affrontati: il punto-nave su quella che viene definita «policrisi» o «permacrisi» e le prospettive, con riferimento all’Ue e all’Italia, ma anche al quadro internazionale che, sulla base delle ragioni fondative di questo convegno annuale, dovrebbe essere prioritario; Il rapporto tra politica monetaria e politiche economiche e di finanza pubblica, che nella visione di Christine Lagarde dovrebbero essere di fatto subalterne alla prima (si veda l’impegno richiesto sul ritiro degli aiuti pubblici, diversamente sarà necessaria una ulteriore stretta monetaria); il processo in atto di deglobalizzazione e i segnali di chiusure o di concorrenza sleale che vengono anche dagli Usa nonostante le aspettative di netta svolta rispetto all’impostazione trumpiana di stampo mercantilistico.

Un progetto per una più efficace valorizzazione del risparmio – del quale facciano parte quello gestito, le innovazioni introdotte, le criptovalute – nella fase in cui sembrano attenuarsi alcuni fattori di crisi, ma permangono gravi difficoltà, a partire dal livello dell’inflazione, sarebbe interessante da ascoltare dopo che abbiamo letto le recenti importanti analisi e proposte del presidente della Consob Paolo Savona e il ritorno frequente sull’argomento, con apprezzabili indicazioni, da parte del presidente dell’Abi Antonio Patuelli. Insomma, un progetto-risparmio da un lato e proposte per il debito, la crescita, la produttività totale dei fattori e la competitività dall’altro.

Non sarebbe fuori luogo chiedere al governatore un giudizio sui riflessi economici e di finanza pubblica del progetto di autonomia regionale differenziata, pur non sottacendo la complessità e delicatezza dell’argomento. Tuttavia è stata una costante dei suoi predecessori pronunciarsi, per i relativi riflessi, anche sul decentramento territoriale e istituzionale. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza non potrà non essere, quanto alla sua attuazione, un riferimento fondamentale e con esso le innovazioni a livello europeo di normative di grande importanza, quali quelle che disciplinano il Patto di Stabilità, il divieto di aiuti di Stato, il Mes.

Poi vi è la parte che più direttamente riguarda il sistema bancario e finanziario e le sue prospettive. La perdita di competenze della Banca d’Italia sugli istituti significant in favore della Vigilanza Bce (troppo rapidamente accettata dai governi pro-tempore) non comporta affatto che Via Nazionale non possa e non debba pronunciarsi sull’evoluzione del sistema nazionale, sui punti di forza e di debolezza, sulle prospettive di un consolidamento di alcune aree del settore, compresa l’annosa, cruciale vicenda Mps. Ciò vale a maggior ragione, per gli altri rami, con le banche less significant. Del resto ci si pronuncia sulla politica monetaria, pur essendo di competenza dell’istituto centrale, mentre l’attuazione spetta alla Banca d’Italia, dunque lo stesso atteggiamento si dovrebbe tenere per la funzione di Vigilanza. Non può esistere un riservato dominio né può affermarsi una visione autolimitatrice. Anzi, questa sarebbe l’occasione per esprimere un giudizio sull’assetto istituzionale della regolazione e dei controlli bancari e finanziari a livello europeo, sulla caotica legislazione, sulla pluralità delle fonti, sul netto disconoscimento del principio di sussidiarietà.

Il tema delle innovazioni nella governance, nell’organizzazione e nell’operatività degli intermediari pur con le loro diverse tipologie potrebbe trovare uno spazio nell’economia del discorso, con riferimento all’impiego della digitalizzazione, ai rapporti con la clientela, al necessario sviluppo dell’educazione finanziaria. In questo quadro rientra l’impiego dell’intelligenza artificiale, tema sul quale la Consob di Savona mostra particolare interesse insieme con avanzati approfondimenti. Una revisione del Testo Unico della Finanza, a un quarto di secolo dalla sua adozione, si impone ed è interesse che ciò accada anche degli intermediari bancari, ma prima ancora di tutti i soggetti regolati, dell’economia e dell’Italia. Insomma, vi è una pluralità di argomenti che richiede, anche per non lasciare insoddisfatti, una forte capacità di sintesi.

Si parla comunque non solo al Paese, ma anche – e forse prima ancora – a persone, organizzatrici del congresso, che operano nel settore con competenza ed esperienza. Dunque in questi casi vi è sempre un riferimento ai temi della categoria che rispondano pure a un interesse generale. Si può essere sicuri che il discorso del governatore susciterà riflessioni e approfondimenti, come è sempre accaduto in questa circostanza, da quando con Guido Carli la presenza al Forex, come allora si chiamava, era un impegno di particolare preparazione, quale ha continuato a essere con i successori e in specie con Antonio Fazio.

Poiché questo è l’ultimo anno del mandato di Visco, non più riconfermabile, la sua partecipazione al congresso in questione nella veste di capo dell’istituto è l’ultima. A maggior ragione dunque è fondata l’attesa di un discorso all’altezza della fase attraversata e delle prospettive, nel ribadimento del ruolo della Banca d’Italia di discordia concors nei confronti di qualsiasi governo. (riproduzione riservata)
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