In occasione dell’Assemblea del Ventennale Assofondipensione il Presidente Maggi al Governo: occorre informare i giovani, detassare i rendimenti, aumentare la deducibilità dei contributi, agevolare gli investimenti dei fondi nell’economia del Paese

Una massiccia campagna informativa e iniziative per favorire le adesioni, soprattutto tra i giovani; riduzione della tassazione dei rendimenti; incentivi fiscali per gli investimenti del patrimonio dei fondi nell’economia produttiva nazionale.

L’assemblea del Ventennale, ieri a Roma, è stata per i fondi pensione negoziali, l’occasione per porre di fronte al Governo, al Parlamento e al Paese il rilancio della previdenza complementare, sempre più determinante in futuro per garantire pensioni adeguate, come ha sottolineato con forza Giovanni Maggi, Presidente di Assofondipensione, che riunisce 32 fondi pensione negoziali istituiti nei principali comparti produttivi.

Le adesioni ai fondi pensione negoziali nel 2022

Nel 2022 le adesioni ai fondi pensione negoziali sono cresciute del 10,1%, per un totale di 3,806 milioni. Ma tra i giovani, ha sottolineato Maggi, la conoscenza della previdenza complementare resta poco diffusa, tanto che la percentuale di aderenti under 34 è minima.

E’ invece aumentato il numero di iscritti over 54, che con l’avvicinarsi della pensione sono maggiormente sensibili. La concentrazione maggiore di aderenti rimane però nelle classi di età centrali (34-54 anni).  “Per genere – ha sottolineato il Presidente di Assofondipensione, – il tasso di partecipazione delle donne, 30,9%, è pari a quattro quinti di quello degli uomini (37,5%); anche la contribuzione rimane di un quinto inferiore. Nelle situazioni in cui maggiore sarebbe l’esigenza di integrare la pensione di primo pilastro con quella complementare, il grado di partecipazione è quindi più basso, e questo è un dato preoccupante”. Inoltre restano ancora troppe differenze territoriali. I tassi di partecipazione più elevati si registrano nelle aree più ricche del Paese: in media tra il 35% e il 40% delle forze di lavoro In queste aree i versamenti contributivi sono in molti casi anche doppi rispetto a gran parte delle regioni del Mezzogiorno.

Per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996, ha ribadito Maggi, la pensione pubblica potrebbe essere insufficiente a mantenere un tenore di vita adeguato. Per chi inizia a lavorare in questi anni, per i giovani quindi, la previdenza complementare diventa irrinunciabile per integrare un assegno pensionistico pubblico insufficiente. Potrebbe essere utile – ha sostenuto Maggi – dare avvio a un semestre di silenzio-assenso, che consentirebbe di favorire le adesioni ai fondi pensione, sia tra i nuovi assunti che tra gli occupati, nel rispetto del principio della volontarietà della scelta. Tra gli interventi necessari a breve a termine è prioritaria, secondo il Presidente di Assofondipensione, “una massiccia campagna informativa dedicata, anche per accrescere la consapevolezza sull’importanza di aderire alla previdenza complementare al fine di non lasciare che il TFR cosiddetto inoptato delle aziende con organico superiore ai 50 dipendenti confluisca nel Fondo Tesoreria INPS (parliamo di circa 5 miliardi l’anno) ma possa tornare al secondo pilastro piuttosto che essere utilizzato per spese correnti”.

Le proposte di Assofondipensione per rendere i fondi più appetibili

Tra le misure utili per una maggiore appetibilità dei fondi pensione Maggi ha indicato “una revisione della disciplina fiscale del secondo pilastro, attraverso la riduzione del prelievo fiscale sostitutivo sui rendimenti degli investimenti nei fondi pensione (attualmente del 20%) e il superamento del criterio del pro-rata nella tassazione delle prestazioni (come già avvenuto per la Rendita integrativa temporanea anticipata)”. Va abbandonata, ha sostenuto Maggi, la tassazione dei rendimenti sul “maturato” in favore del criterio del “realizzato”.  Si potrebbe incrementare anche il limite di deducibilità di euro 5.164,00, almeno per i redditi più alti e per coloro che aderiscono e versano contributi anche per un soggetto fiscalmente a carico.

Secondo Maggi è da approfondire l’ipotesi di allineamento dello schema di tassazione della previdenza al modello europeo EET, che prevede l’esenzione dei contributi versati, l’esenzione dei rendimenti conseguiti dal fondo durante la fase di accumulo e la tassazione della prestazione erogata. “Servono inoltre – ha affermato Maggi – strumenti idonei a sostenere l’equilibrio finanziario delle piccole imprese che conferiscono il TFR dei propri dipendenti alla previdenza complementare, consentendo alle stesse un accesso al credito agevolato per compensare la perdita di liquidità riferita al TFR versato ai fondi pensione”.

I fondi pensione negoziali costituiscono insieme un o dei più importanti investitori istituzionali del Paese. Assofondipensione ha dato vita al Progetto Economia Reale, che attraverso Fondi di Fondi gestiti da Fondo Italiano di Investimento SGR (FII) mobilita risorse provenienti dai fondi pensione e da Cassa Depositi e Prestiti che vengono investite nel sistema produttivo nazionale. Hanno aderito a oggi circa 16 fondi pensione negoziali. 

Nella sua relazione Giovanni Maggi ha auspicato che vengano introdotti   meccanismi di incentivo fiscale agli investimenti, ulteriori rispetto a quelli già previsti dalle leggi di Bilancio 2017 e 2018. “Al fine di non sprecare occasioni e risorse preziose in questo momento storico – ha affermato il Presidente di Assofondipensione – è arrivato il momento che l’agenda politica del nuovo Governo promuova con convinzione una tassazione agevolata e più competitiva sugli investimenti. Sarebbe un bel segnale per i fondi soci che con responsabilità si sono messi a fare rete per portare benefici al sistema Paese”.

I rendimenti dei fondi pensione

Nell’ultimo anno il conflitto russo-ucraino e la crisi energetica, hanno determinato una riduzione dei rendimenti dei fondi pensione. Un evento eccezionale e anomalo, secondo Maggi, “che non può considerarsi indicativo, anche perché il sistema a capitalizzazione va valutato in un orizzonte di lungo periodo e grazie alla diversificazione del rischio riesce a fare meglio fronte agli scenari e agli shock di diversa natura che possono realizzarsi nel tempo”. Maggi ha ricordato che i fondi pensione negoziali hanno superato la pandemia con un pieno recupero dei rendimenti, così come era accaduto per le crisi del debito sovrano (2011)e dei mutui subprime (2008).

Sulla base delle ultime analisi COVIP, al 31 dicembre 2022, gli investimenti dei fondi pensione erano allocati per il 53,7% in obbligazioni e altri titoli di debito. Di questi, il 16,8% erano titoli del debito pubblico italiano. Nell’insieme, il valore degli investimenti dei fondi pensione nell’economia italiana era di 40 miliardi di euro, il 22,7% del patrimonio. I titoli di Stato ne rappresentavano la quota maggiore, 29,6 miliardi di euro. Gli investimenti in azioni domestiche rimanevano marginali, anche per il livello complessivamente limitato della capitalizzazione della Borsa italiana. “Fermo restando l’obiettivo primario di garantire la pensione integrativa, sarebbe importante – ha sostenuto Maggi – stimolare gli investitori previdenziali a orientarsi verso investimenti produttivi di lungo termine, favorendo in questo modo la crescita del sistema imprenditoriale italiano”.

In Assemblea sono intervenuti il Presidente della Covip Mario Padula, il Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Economia Federico Freni, il Vicepresidente di Confindustria Alberto Marenghi, il Segretario Confederale Cisl Ignazio Ganga (che fa anche parte del Direttivo di Assofondipensione).

Nelle sue conclusioni il Vicepresidente di Assofondipensione Domenico Proietti ha tirato le fila di tutti i temi e gli interventi della giornata.