L’AMMINISTRATORE DELEGATO MELZI D’ERIL: ABBIAMO MOLTA CASSA DISPONIBILE PER IL M&A
di Paola Valentini
Nonostante l’andamento molto negativo dei mercati finanziari Anima Holding ha chiuso il 2022 con commissioni nette di gestione per 289 milioni, limitando il calo al 2% rispetto al 2021. Questo grazie alla raccolta netta positiva per 1,6 miliardi (2,4 miliardi con le deleghe assicurative di ramo I) che, seppur in calo dai 6,07 miliardi del 2021, hanno portato il totale delle masse gestite a fine dicembre a 177,1 miliardi.

La caduta di azioni e bond dello scorso anno ha avuto un forte effetto sulle commissioni di incentivo, scese da 141,4 a 16,6 milioni. Considerando queste ultime e gli altri proventi, i ricavi totali sono stati 34 milioni (-28%). I costi operativi ordinari sono aumentati dell’1% a 87,7 milioni e il rapporto fra costi e ricavi netti complessivi si è attestato al 26,9%. L’utile netto è sceso del 49% a 120,8 milioni.Tale frenata peserà sul dividendo: il cda proporrà 0,22 euro per azione al posto degli 0,28 euro dell’anno scorso. La posizione finanziaria netta consolidata al 31 dicembre 2022 risulta negativa per 60,9 milioni (in calo rispetto ai +25,1 milioni di fine 2021. È stata inoltre deliberata la convocazione dell’assemblea per il 21 marzo, quando il cda proporrà la cancellazione di azioni proprie pari al 5% del capitale.

«Dopo un anno difficile per il risparmio gestito a causa dell’andamento fortemente negativo dei mercati finanziari il gruppo Anima registra risultati caratterizzati da grande resilienza che consentono anche per quest’anno di offrire agli azionisti un ritorno che si colloca nella fascia alta per il nostro settore in Europa», ha commentato Alessandro Melzi d’Eril, amministratore delegato di Anima Holding. «Questa solidità ci dà grande fiducia per il futuro; la nostra elevata disponibilità di cassa ci consentirà di proseguire nelle politiche di remunerazione per gli azionisti degli ultimi anni e contemporaneamente di guardare a possibili operazioni di crescita esterna sia su base opportunistica sia in un contesto di aggregazioni fra gruppi bancari, certi di costituire un valore e di poter giocare un ruolo di facilitatore per una rapida ed efficace valorizzazione delle potenzialità del wealth management per tutti i soggetti coinvolti».

In attesa di capire se il 2023 scalderà il risiko delle sgr italiane dopo l’alleanza siglata a fine 2022 tra Unicredit e Azimut, Anima a inizio gennaio ha confermato che prosegue la partnership di distribuzione con Crédit Agricole Italia adattando per quanto necessario il precedente accordo che la legava con il Credito Valtellinese. La precisazione si è resa opportuna a seguito della fusione per incorporazione nel Crédit Agricole Italia di Creval dopo l’opa su quest’ultima. Crédit Agricole Italia e Anima, ha spiegato in una nota della sgr guidata da Melzi d’Eril, intendono preservare il valore industriale della partnership, connesso alla stabilità degli asset under management. La borsa però è rimasta fredda e il titolo Anima Holding ieri ha ceduto il 2,21% a 4,06 euro.

Il gruppo ieri ha anche pubblicato il risultato della raccolta netta di gennaio: 34 milioni. Il dato è inferiore alle stima di Banca Akros (120 milioni), che comunque conferma il giudizio buy e il prezzo obiettivo di 4 euro. Sul 2023 Equita sim, che ribadisce il target price di 4,1 euro con giudizio buy, stima una raccolta netta complessiva di circa 1,5 miliardi, pari a una media 125 milioni di raccolta media mensile. A fine gennaio le masse in gestione totali sono salite a oltre 182 miliardi dai 177 miliardi di fine 2022 grazie alla ripresa dei mercati.

«Il 2023 si apre con un dato di raccolta contenuto, in linea con il trend dei mesi passati, influenzati più dalle fluttuazioni su base mensile legate al ciclo di vita di prodotti lanciati o a fine vita che dai rendimenti negativi delle principali asset class», ha aggiunto Melzi d’Eril. «A oggi vediamo un atteggiamento ancora cauto da parte della clientela ma rimaniamo soddisfatti di un andamento commerciale solido e con buone prospettive di crescita, soprattutto se assisteremo a una stabilizzazione dei mercati e in particolare delle aspettative legate ai tassi di interesse». (riproduzione riservata)
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