L’INDUSTRIA ITALIANA DEL RISPARMIO GESTITO CHIUDE IL 2021 CON FLUSSI PER 93 MILIARDIdi Paola Valentini
Nell’anno della ripresa dei mercati finanziari e dell’economia globale, l’industria italiana del risparmio gestito mette a segno il miglior risultato di raccolta netta dal 2017 (97,4 miliardi di euro) chiudendo i 12 mesi del 2021 con un risultato di 93,02 miliardi, di cui 65,61 miliardi nei fondi comuni aperti, 7,15 miliardi nei fondi chiusi, 20,25 miliardi nelle gestioni di portafoglio (dato che comprende 11,82 miliardi delle linee retail). Emerge dalla mappa trimestrale di Assogestioni che completa e sintetizza le singole mappe mensili. Il patrimonio ha raggiunto a fine anno un nuovo massimo storico di 2.594,24 miliardi sia per effetto della raccolta sia per la spinta del rialzo delle quotazioni di azioni e bond. Di questi, 1.272,58 miliardi sono relativi ai fondi comuni, 78,66 miliardi ai fondi chiusi e 1.242,98 miliardi alle gestioni di portafoglio. E le prospettive restano positive in quanto, nonostante questo boom di raccolta, per ora la maggior parte della liquidità record detenuta dalle famiglie sui depositi bancari resta congelata e come segnalano i dati Abi ha superato a fine 2021 i 1.850 miliardi. Si tratta di un bacino che offre enormi potenzialità di crescita ai gestori. I fondi comuni aperti, anche essi al top dal 2017, quando avevano raccolto 75,3 miliardi, hanno visto forti afflussi negli azionari (32,36 miliardi), seguiti dai bilanciati (23,46) e dagli obbligazionari (11,27). In rosso, invece, i flessibili (-847 milioni), i fondi hedge (-329) e i monetari (-307).

Sempre all’interno dei fondi comuni, la mappa dell’associazione italiana del risparmio gestito presieduta da Tommaso Corcos dà conto dell’andamento dei Pir, i piani individuali di risparmio che sono esentasse a determinate condizioni, confermando la ripresa delle sottoscrizioni anche se a ritmi più deboli rispetto ai primi anni di avvio della normativa, ovvero nel 2017 e nel 2018 (nel 2019 la raccolta si era bloccata per via di modifiche alla normativa poi riviste nel 2020).

I fondi comuni legati ai Pir hanno archiviato il 2021 con flussi netti pari a 323 milioni, grazie al risultato di 379 milioni dell’ultimo trimestre che ha portato in attivo la raccolta dei 12 mesi che era stata fino a settembre in rosso. Il patrimonio dei fondi Pir ha raggiunto a fine dicembre 21,19 miliardi su 68 comparti. Primo per masse gestite nei Pir è Banca Mediolanum con un patrimonio di 4,41 miliardi, seguono Amundi con 3,56 miliardi e Arca con 2,6 miliardi. Sul fronte delle singole società di gestione, sul podio spiccano Intesa Sanpaolo con flussi netti nei tre mesi pari a 5,01 miliardi e un patrimonio che ha raggiunto i 548,26 miliardi, secondo è il gruppo Amundi con 4,91 miliardi e asset per 238,58 miliardi, terza Anima con 3,61 miliardi e masse di 203,79 miliardi. Invece, Generali ha registrato nel trimestre deflussi per 2,75 miliardi (è seconda per patrimonio con 517,74 miliardi). La compagnia precisa che il risultato include l’effetto derivante dai flussi sui fondi monetari all’interno dei mandati assicurativi in gestione. Tra i big bene anche Poste con flussi per 2,28 miliardi, Ubs con 1,14 miliardi, Mediolanum con 1,09 miliardi, Allianz con 704,5 milioni, Azimut con 697,7 milioni, Arca con 488,5 milioni. Tra gli esteri senza una propria rete di distribuzione in Italia in evidenza Pictet con 884 milioni e M&G con 266 milioni. (riproduzione riservata)
Fonte: logo_mf