LO STUDIO DI EULER HERMES E FORMAT RESEARCH SULLE IMPRESE ALLA PROVA DELLA TRANSIZIONE GREEN
di Roxy Tomasicchio
La conversione verde diventa anche un lasciapassare per accedere al credito. La pensa così un’impresa su tre in Italia, convinta che investire nel green sia un vero e proprio acceleratore del business, oltre che un ottimo passe-partout per accedere ai finanziamenti degli istituti di credito. Quasi 7 imprese su dieci (il 69,3%) si stanno adeguando alle normative italiane e internazionali perché ritengono che investire in sostenibilità migliori l’efficienza operativa, riduca i conti e contribuisca ad aumentare il fatturato. Sono in sintesi alcune delle percentuali rilevate da Euler Hermes, società del Gruppo Allianz specializzata nell’assicurazione dei crediti, in uno studio realizzato in collaborazione con Format Research, su un campione rappresentativo dell’universo delle imprese italiane extra-agricole e non finanziarie, con un fatturato di almeno 2,5 milioni di euro.

Tutti vogliono salire sul treno della sostenibilità perché sono ormai consapevoli che questo può rappresentare davvero un acceleratore per la crescita. Sulla scia degli effetti della pandemia, sono molte le imprese che stanno ripensando i propri modelli, consapevoli che il futuro non può prescindere dalla sostenibilità e dai principi della cosiddetta Esg (acronimo che sta per Environmental, social, governance, ossia tutte quelle attività legate all’investimento responsabile), che è ormai un paramento su cui calcolare la solvibilità di un’azienda e l’affidabilità di una attività. Sulla stessa linea anche una impresa su due, convinta che il processo di transizione in atto verso un’economia sostenibile avrà un impatto favorevole sulla propria attività. Come spesso accade, le prime a rispondere «presente» sono le aziende di dimensioni maggiori (il 71,9%), che hanno compreso l’importanza di modificare il rapporto con l’ambiente e con l’essere umano. Tra queste, spiccano le imprese manifatturiere che operano nel Nord Italia e le grandi imprese della ricezione turistica e alberghiera, molte di queste presenti anche nel Mezzogiorno. All’opposto è significativo constatare che solo il 4% pensa che lo sviluppo sostenibile sia un freno.

«Ciò che emerge dalla ricerca in modo evidente è il nuovo “modello di crescita” che le imprese italiane si sono date, basato sulle politiche e sugli investimenti per la sostenibilità, e fondato su alcuni assunti fondamentali: il riconoscimento che le politiche green hanno un impatto positivo sul business, il fatto che l’adozione dei parametri Esg, investendo in modo profondo i processi interni dell’azienda, è un’occasione per le imprese di modificare i propri modelli di offerta e di servizio», spiega a ItaliaOggi Sette Pierluigi Ascani, presidente di Format Research, che aggiunge: «In grande sintesi sono ormai soltanto le imprese che adottano i parametri Esg che si rivelano realmente in grado di competere sul mercato, la quota delle imprese che la pensa diversamente è del tutto residuale. Investire in sostenibilità tuttavia “costa”, e per le imprese di dimensioni minori a volte può rivelarsi anche complicato a causa di regolamentazioni e normative troppo stringenti o complesse, non farlo tuttavia costerebbe ancora di più in termini di riduzione del proprio vantaggio competitivo: è questa l’opinione ormai condivisa. La percentuale di imprese che acquisiscono nuovi clienti o che riescono a presidiare le commesse attualmente in essere grazie alla possibilità di dimostrare di avere puntato sulla sostenibilità è cresciuta in modo esponenziale nell’ultimo biennio e questo per altro nonostante la pandemia.

Sotto questo profilo», conclude Ascani, «la sostenibilità non solo si sta dimostrando un booster della crescita, ma un vero e proprio volano di sviluppo, con le imprese che acquisiscono nuovo business dimostrando di essere sostenibili ai propri clienti e che allo stesso tempo chiedono ai propri fornitori di praticare adeguate politiche per la sostenibilità, con un effetto positivo circolare e “a cascata” sull’intero tessuto delle imprese italiane in filiera». Infatti, dallo studio emerge che il 37,8% delle imprese italiane ha già avviato investimenti in tema di sostenibilità ambientale. Il 27,8% aveva iniziato prima del 2020, il 10% si è accodato nel corso del biennio 2020-2021, mentre il 7,7% lo farà entro il 2023. Le imprese più avanzate in tema di stanziamenti sono quelle manifatturiere, del turismo e dei servizi alle imprese. A livello territoriale, sono le aziende del Nord Est, Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia e delle Province autonome di Trento e Bolzano.

Scegliere la strada della sostenibilità diventa quindi la soluzione più efficace per riformare i modelli di business. L’82% delle imprese è infatti convinto che lo sforzo green stia comportando modifiche molto significative ai modelli di business, con il passaggio a processi produttivi a bassi consumi e l’apertura verso un’economia circolare. Investire nella sostenibilità significa quindi per un’azienda modificare al proprio interno il modello organizzativo e il modo di approcciarsi al mercato. Utile in questo senso anche il traino delle politiche pubbliche.

Tanto l’Unione Europea quanto il governo italiano stanno spingendo affinché le aziende accelerino i loro processi di sviluppo green. Non da meno l’impegno dei privati, soprattutto dei grandi gruppi, come racconta Luca Burrafato, responsabile Paesi Mediterranei, Medio Oriente e Africa: «Euler Hermes è profondamente impegnata nella transizione “green” e più in generale nel rispettare i parametri Esg attraverso una strategia globale allineata a quella di Allianz. Tra le attività concrete che vengono svolte su base giornaliera il tema della sostenibilità è centrale rispetto ai processi di valutazione e sottoscrizione del rischio di credito. Si analizza con estrema attenzione il comportamento delle aziende clienti e il loro impatto sociale e ambientale e infine si promuove la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio nelle operazioni di business. Inoltre, Euler Hermes, all’interno della strategia a medio lungo termine, oltre agli obiettivi commerciali e finanziari ha adottato obiettivi non finanziari ed Esg, inclusa una riduzione del 34% delle emissioni di gas a effetto serra per dipendente entro il 2025. Sul fronte prodotti, da circa un anno è stato lanciato “Green2Green Single Risk”, un prodotto pionieristico che contribuisce alla transizione ambientale assicurando transazioni verdi e investendo premi in obbligazioni green. Siamo solo all’inizio di un lungo viaggio verso la sostenibilità», conclude Burrafato, «stiamo impiegando tutta la nostra energia e i nostri sforzi per raggiungere obiettivi di sostenibilità e contribuire alla diffusione di una mentalità incentrata sui criteri Esg nel settore dei servizi finanziari».
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