DOPO L’USCITA DI CALTAGIRONE ANCHE DELFIN E CRT VALUTANO DI SMARCARSI DALL’INTESA
di Anna Messia
La decisione, a ieri sera, non era ancora stata presa ma dopo l’uscita di Francesco Gaetano Caltagirone dal patto di consultazione sulle azioni di Generali, presa il 28 gennaio scorso, i due pattisti rimasti, Fondazione Crt e Leonardo Del Vecchio starebbero valutando in concreto di sciogliere definitivamente l’accordo. Ieri pomeriggio, come anticipato dall’agenzia Reuters, si è tenuta una riunione informale tra alcuni consiglieri del board di Delfin e alcuni membri del consiglio di amministrazione della Fondazione che avevano chiesto chiarimenti sull’alleanza. Una riunione che «si è chiusa dopo circa un’ora nel segno della compattezza e della collaborazione», hanno fatto sapere da Torino, ricordando che «come già ribadito nell’ultima informativa al Consiglio di Indirizzo del 21 dicembre scorso, il patto di mera consultazione venne sottoscritto proprio per assicurare, sempre e fin da subito, in piena coerenza con la normativa e disciplina regolatoria, massima correttezza negli scambi informativi con la finalità di ponderare i propri autonomi interessi con riferimento alle materie all’ordine del giorno della prossima assemblea di Generali». Ma dopo l’uscita di Caltagirone, fanno notare fonti vicine al dossier, il patto che era stato siglato lo scorso settembre, arrivato a rappresentare il 16,3% delle azioni della compagnia di Trieste, non ha più ragione d’essere. Tra i tre azionisti della compagnia, contrari alla riconferma del group ceo Philippe Donnet per un terzo mandato, non c’è alcuna rottura dei rapporti, aggiungono. Ma dopo la decisione dell’imprenditore capitolino di muoversi da solo per presentare una propria lista in vista dell’assemblea del 29 aprile di Generali (non si sa ancora se di maggioranza o di minoranza) anche l’accordo tra gli altri due soci rimasti ha perso di significato. L’unica lista di «opposizione» sarà quella di Caltagirone, mentre Del Vecchio (che di Generali detiene il 6,618%) e Crt (che ha circa l’1,7%) all’assemblea di primavera che definirà il nuovo vertice della prima assicurazione italiana si muoveranno, in ogni caso, autonomamente. La scelta è quindi più che altro tecnica, come era stato del resto per Caltagirone che di Generali (secondo le ultime comunicazioni) ha circa l’8%. Dopo aver lasciato il consiglio (seguito a breve dal rappresentante di Del Vecchio, Romolo Badin e da Sabrina Pucci) Caltagirone aveva lasciato il patto, non solo per avere mano libera sugli acquisti, ma soprattutto per evitare rischi di concertazione che avrebbero potuto provocare rilievi da parte di Consob e richieste di autorizzazioni di Ivass (necessaria quando si supera il 10% delle azioni). Quesiti che, come noto, qualche giorni fa il consiglio di amministrazione di Generali ha deciso di presentare alle autorità da cui ora si attende risposta in vista del confronto di aprile che sull’altro fronte vede Mediobanca. Tra quote dirette e titoli a prestito, Piazzetta Cuccia detiene il 17% dei diritti di voto. (riproduzione riservata)
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