DOPO LA FUSIONE CON VERONA, PRONTA A NASCERE UNA NUOVA COMPAGNIA DANNI DEL GRUPPO

di Anna Messia
Dalla fusione di Cattolica in Generali Assicurazioni è pronta a nascere una nuova compagnia assicurativa dedicata al ramo Danni, che manterrà il marchio di Verona. I cantieri sono aperti e l’intenzione sembra essere quella di chiudere l’operazione entro fine anno. Un nuovo consiglio sarebbe già stato fissato per il 23 febbraio chiamato probabilmente a definire gli advisor incaricati della fainess opinion che dovranno stabilire il prezzo del concambio. L’ipotesi più accreditata sembra quella di una riconferma di Citigroup (mentre per Kpmg c’è il tema del conflitto visto che la società ha ottenuto l’incarico di revisore legale dei bilanci di Cattolica a partire dal prossimo anno). Consulenti che la compagnia guidata da Carlo Ferraresi aveva già scelto come partner finanziari del consiglio di amministrazione per esprimere la loro valutazione sull’Offerta pubblica che era stata lanciata lo scorso giugno da Generali al prezzo di 6,75 euro. Un’operazione che, come noto, ha portato il Leone ha detenere l’84,475% di Cattolica con la buona soddisfazione di Trieste visto era dall’opa di Yoox, nel 2018, che un’offerta pubblica di primo piano non si chiudeva a Piazza Affari senza la necessità di un rilancio. L’esborso complessivo, considerando anche gli aumenti di capitale necessari a Verona per incrementare il Solvency II è stato di circa 1,5 miliardi, con Generali che aveva guadagnato il primato italiano nel ramo Danni. L’intenzione, a questo punto, è di procedere con la fusione di Cattolica in Generali Italia, scongiurando ogni azione di contrasto degli azionisti che non hanno aderito all’opa, tra cui ci sarebbero anche fondi con quote significative (vicine allo 0,5%). Ma secondo quanto ricostruito da MF-Milano Finanza, c’è di più.

Allo studio ci sarebbe l’avvio di una Newco destinata a nascere dallo scorporo di una serie di asset di Verona, in particolare nel ramo Danni, cui potrebbero aggiungersi qualche pezzo di Generali Italia. In pratica la nuova compagnia si focalizzerebbe sul ramo Danni mentre la componente Vita rimarrebbe nella compagnia guidata da Marco Sesana. In questo modo verrebbero mantenuto il marchio Cattolica, che verrebbe utilizzato per la nuova società, continuando a valorizzare il territorio di Verona e i livelli occupazionali. Resta poi da capire quali potrebbero essere gli asset rilevati in seguito all’operazione che Generali potrebbe decidere di cedere perché non strategici e tra le ipotesi sul tavolo ci sarebbe la dismissione di CattRe, la società del gruppo dedicata ai rischi non tradizionali. Intanto ieri, a proposito dell’assemblea di aprile di Generali che dovrà votare il nuovo consiglio di amministrazione di Trieste, Delfin (azionista con il 6,618%) e Fondazione Crt (1,7%) hanno «riaffermato la correttezza e la perdurante validità della scelta di unirsi in un patto di consultazione». Niente scioglimento dell’accordo che raccoglie l’8,3% del capitale, quindi, nonostante nelle scorse settimane il terzo componente, Francesco Gaetano Caltagirone, che detiene circa l’8%, abbia deciso di fare un passo indietro. «La finalità di tale patto era e resta quella di creare una cornice giuridica adeguata e trasparente, nella quale potersi confrontare su temi di rilevanza strategica per la compagnia, e poter così apportare, attraverso un dialogo aperto, costruttivo e leale con gli organi sociali e con gli altri azionisti, la visione propria di soci di lungo termine, che hanno investito ingenti risorse nel capitale della Compagnia, sempre garantendole il proprio supporto anche nei periodi meno favorevoli», hanno chiarito da Torino e dalla società controllata da Leonardo del Vecchio sottolineando che «il patto di consultazione non ha mai avuto per oggetto l’esercizio concertato del diritto di voto né gli aderenti hanno con esso mai assunto, o inteso assumere, impegni o vincoli relativi all’esercizio del diritto di voto e degli altri loro diritti sociali».

Fonti vicino al patto esprimono rammarico per la decisione dei giorni scorsi del cda Generali di presentare un quesito a Consob e Ivass sulla possibile azione di concerto dei pattisti (ancora in attesa di riposta) come pure per la scelta di presentare una lista del consiglio condizionandola, fin dal principio, alla riconferma del group ceo Philippe Donnet. (riproduzione riservata)