AD APRILE LASCERÀ LA COMPAGNIA ASSICURATIVA DOPO 11 ANNI DA PRESIDENTE E 7 DA VICE
di Anna Messia
Dopo 11 anni come presidente di Generali Assicurazioni e altri sette come vice Gabriele Galateri di Genola ha annunciato l’intenzione di lasciare l’incarico alla fine del mandato. Un passo indietro «in piena sintonia e unità d’intenti», ha comunicato ieri lo stesso Galateri in apertura del consiglio di amministrazione chiamato a definire la short list del cda in vista dell’assemblea di aprile. Una scelta che era nell’aria e che è motivata dal fatto che, dopo tre mandati nella compagnia, Galateri non aveva più i requisiti di indipendenza in una fase in cui a Trieste si respira voglia di cambiamento, con Consob che spinge sugli indipendenti. Un «desiderio di rinnovamento del consiglio», condiviso dallo stesso Galateri, «che credo sia in definitiva la base della valutazione della mancanza di indipendenza da Codice di Autodisciplina, come fatto preclusivo alla mia permanenza nella carica di presidente», ha scritto ancora il top manager nella lettera, dove non manca un passaggio sulle tensioni in atto da mesi nell’azionariato della compagnia. L’ultimo atto è avvenuto lo scorso 2 febbraio, quando il consiglio di Generali ha deciso di presentare un quesito a Consob e Ivass per valutare l’eventuale concerto dei soci, Francesco Gaetano Caltagirone, Leonardo del Vecchio e Crt, che lo scorso settembre hanno sottoscritto un patto, contrari alla lista del consiglio e alla riconferma al timone, per un altro mandato, del group ceo Philippe Donnet, sostenuto invece dal cda. Un patto da cui, come noto, si è poi sfilato Caltagirone (che di Generali detiene circa l’8%) mentre la Delfin di Del Vecchio (6,618%) e Fondazione Crt (1,7%) ne hanno riconfermato la validità martedì 14. Galateri ha espresso «rammarico per le tensioni nel corpo sociale degli ultimi tempi» augurandosi «che possa essere eletto un consiglio composto da persone di professionalità e coscienza etica tali da favorire il recupero di un clima di serenità e di collaborazione nell’interesse sociale».

Ma per ora il clima appare tutt’altro che disteso, con Caltagirone pronto a presentare una lista alternativa a quella del consiglio. Mentre il cda (da cui nelle scorse settimane si sono dimessi Caltagirone, Romolo Bardin, rappresentante di Del Vecchio e Sabrina Pucci) continua a lavorare per la messa a punto della lista del consiglio: ieri è stata approvata la short list composta da 15-20 membri, mentre è stata rinviata l’indicazione dei tre consiglieri chiamati a sostituire i dimissionari, che con ogni probabilità faranno parte della lista definitiva, di 13 o14 membri, che la compagnia presenterà a metà marzo. Rinviato anche il parere di orientamento che il consiglio esprime ai propri azionisti sulla composizione quantitativa del prossimo consiglio. Dopo la decisione di Galateri di non ricandidarsi l’attenzione comunque è tutta focalizzata sul prossimo candidato presidente della compagnia Trieste. Incarico per cui appare possibile l’indicazione di una donna vista l’importanza che per il mercato sta assumendo la diversità di genere. Ma non è neppure escluso che, con le donne ben rappresentate in cda, si possa scegliere ancora un uomo. L’unica indicazione è che verrebbero esclusi gli attuali membri del consiglio che saranno confermati nella lista, come Diva Moriani e Lorenzo Pellicioli, che sembravano possibili candidati, con il nuovo presidente destinato quindi ad arrivare dall’esterno. (riproduzione riservata)
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