IL DG BALA: AMISSIMA VITA PRONTA A CAMBIARE NOME E A CRESCERE IN ITALIA CON M&A
di Anna Messia
L’accordo di Amissima Vita con Banca Carige è blindato per sei anni, fino al 2028. Non ci sono clausole di change of control che potrebbero determinare lo scioglimento dell’alleanza prima del tempo, dopo che Bper, nei giorni scorsi, ha raggiunto l’accordo di rilevare dal Fidt (il fondo di tutela dei depositi) l’80% della banca ligure. Anzi, Amissima Vita ha anche in tasca un’opzione che le potrebbe consentire di allungare di altri dieci anni la partnership, fino al 2038, spiega a MF-Milano Finanza Jozef Bala, direttore generale della compagnia assicurativa che a settembre è stata ceduta da Apollo ad Athora, gruppo assicurativo europeo arrivato a 90 miliardi di masse gestite, con presenze in Olanda, Irlanda e in Germania. Come pure in Belgio, dove la società si è insediata rilevando da Generali le sue attività assicurative nel Paese per 540 milioni. «Athora ha forti ambizioni di crescita anche in Italia», continua Bala, che lavora a nuovi accordi distributivi e non esclude nuove acquisizioni.

Domanda. Partiamo da Carige visto il recente passaggio a Bper. Non c’è il rischio che Unipol, che della banca emiliana è primo azionista con il 18,9%, sia intenzionato ad allargare il suoi accordi bancassicurativi anche all’istituto ligure?

Risposta. Per noi il passaggio a Bper rappresenta una buona notizia perché dà stabilità a Carige che comunque, guardando alla raccolta assicurativa, ha continuato a darci soddisfazioni. Nel contratto non c’è alcuna clausola da far valere in caso di cambio di azionista ma siamo pronti ad ascoltare le richieste se il nuovo azionista vorrà aprire la discussione.

D. Quanto pesa oggi per Amissima Vita la partnership con Carige?

R. Degli 1,2 miliardi di premi di raccolta rappresenta circa il 55%. molto meno rispetto al 95% del 2018 e con l’arrivo di Athora ci sarà un’ulteriore spinta alla crescita, con l’Italia che rappresenta un Paese strategico per il gruppo. Vogliamo raddoppiare o anche triplicare le masse attuali nel giro di 3-4 anni, con un investimento stabile nel tempo.

D. Tra gli azionisti di Athora spunta sempre Apollo, con una quota di circa il 25%. Cosa è cambiato con il passaggio di proprietà dello scorso settembre?

R. Il passaggio è molto importante perché in precedenza Amissima Vita era nel portafoglio di un fondo di private equity mentre Athora è una compagnia assicurativa che considera l’investimento più stabile nel tempo. E’ pronta a convogliare risorse sullo sviluppo e non escludiamo acquisizioni. Dopo le autorizzazioni necessarie Amissima Vita cambierà nome e in Italia arriverà in marchio Athora.

D. Tra i vostri accordi distributivi c’è anche quello con Cassa Centrale Banca che sta però ridiscutendo le partnership assicurative. Voi siete al tavolo?

R. Non commento operazioni in corso. L’accordo con Ccb è di reciproca soddisfazione e il nostro obiettivo, a medio-lungo termine, è di rafforzare la distribuzione con banche commerciali e pure con reti di consulenti finanziari. Collochiamo già le nostre polizze con Banca Sella, con Azimut o ancora con Banca Finnat e pensiamo che si siano ampi spazi di sviluppo nel settore delle polizze vita tradizionali (le gestioni separate ndr).

D. Prodotti che altre compagnie hanno però fortemente limitato, a vantaggio delle unit linked, più leggere in termini di capitale. Come fate a muovervi controcorrente?

R. Il 50% della nostra raccolta è in polizze tradizionali che offrono garanzia del capitale solo in caso di morte o ad intervalli temporali prestabiliti. Solo prodotti molto richiesti dai clienti, perché proteggono dalla volatilità dei mercati e hanno una componente assicurativa più elevata, con spazi di crescita rilevanti. (riproduzione riservata)
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