L’ANIA PROPONE DI INDIRIZZARE UNA QUOTA DELLE GESTIONI SEPARATE AI PIANI INDIVIDUALI
di Anna Messia
Se solo l’1% delle gestioni separate, le polizze assicurative tradizionali, fosse investito nei Pir, i piani individuali di risparmio, o in altri investimenti di lungo periodo diretti all’economia reale, alle imprese potrebbe arrivare in breve un volume di 6 miliardi di investimenti. Considerazioni che hanno convinto l’Ania, l’associazione delle compagnie di assicurazione, a presentare una propria proposta alla commissione Finanze della Camera. L’occasione sono state le audizioni delle associazioni di settore, avviate nei giorni scorsi, dalla Commissione alla luce della risoluzione Zanichelli «recanti iniziative volte a tutelare il risparmio privato e a favorire il suo impiego nell’economia reale». Per favorire la ripresa economica e gli investimenti in economia reale sarebbe molto importante riuscire a sfruttare la dimensione, quasi 600 miliardi di euro, del portafoglio delle polizze assicurative tradizionali (le cosiddette gestioni separate, ndr), quelle in cui l’assicuratore garantisce, in ogni caso, almeno la restituzione del capitale e che presentano le tipiche caratteristiche di investimenti di medio-lungo termine», osservano dall’associazione presieduta da Maria Bianca Farina, dove aggiungono, calcoli alla mano, che «basterebbe che solo l’1% di tali gestioni assicurative fosse impiegato in Pir o altri investimenti verso l’economia reale nel lungo periodo, riservando il relativo vantaggio fiscale esclusivamente a favore degli assicurati, per generare rapidamente un volume di ben 6 miliardi di investimenti a favore delle imprese italiane».

La questione degli investimenti delle polizze vita è quanto mai attuale. A sollevare il tema nei giorni scorsi era stata l’Ivass, l’autorità di controllo del settore, chiamata anche essa in audizione dalla Commissione Finanze per la risoluzione Zanichelli. L’istituto aveva annunciato di essere prossimo «all’avvio della pubblica consultazione sulla nuova disciplina Ivass in materia di polizze index e unit-linked», ricordando che le norme vanno aggiornate alla luce delle numerose novità normative, visto che le attuali regole sono vecchie di 20 anni, datata 2002 e nel frattempo è arrivata Solvency II, oltre alla normativa sulla distribuzione, la Iid, e Ucits. L’occasione di rimettere mano alle regole potrà essere utile per dare una maggiore convergenza tra le unit e la regolamentazione degli organismi d’investimento collettivi in valori mobiliari relativamente agli investimenti ammissibili a copertura delle riserve tecniche. «In particolare è allo studio la possibilità di rivedere i limiti agli investimenti in titoli privi di rating o con rating inferiore a BB per favorire una più flessibile allocazione delle risorse e quindi perseguire una migliore combinazione di rischio e rendimento nell’interesse dei sottoscrittori, con possibili favorevoli ricadute sulla crescita degli investimenti nelle pmi, spesso sprovviste di rating, a cui presta particolare attenzione la normativa più recente in materia di Pir», hanno spiegato da Ivass. Una revisione che potrebbe essere pronta a fine mese e che, a quanto risulta a MF-Milano Finanza, potrebbe estendersi anche alle regole delle polizze tradizionali, che investono appunto nelle gestioni separate delle compagnie.

Già nel 2008 l’Ivass aveva introdotto qualche novità per le tradizionali, prevedendo un fondo «spalma-plusvalenze», che ha dato la possibilità alle compagnie di essere più flessibili nella gestione dei guadagni, non più obbligate a distribuirli tutti in un determinato anno. Ma la novità aveva riguardato esclusivamente i nuovi contratti, mentre le plusvalenze si trovano soprattutto nelle vecchie polizze. La revisione delle norme potrebbe essere quindi l’occasione per aprire anche ai pir. Si vedrà. Ania intanto ha sottolineato che la fiscalità agevolata non è destinata in alcun modo alle compagnie ma andrebbe ad esclusivo vantaggio degli assicurati che, al momento della liquidazione delle prestazioni avrebbero una tassazione più leggere per la quota investita in Pir e sulle unit ha chiesto un allentamento dei vincoli d’investimento, per ridurre il divario rispetto ad altri Paesi, primo tra tutti l’Irlanda. (riproduzione riservata)
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