Secondo un’indagine di Accenture sullo stato della cyber-resilience condotta su quasi 5.000 intervistati a livello globale – The state of cybersecurity resilience in media nel corso del 2021 si sono verificati 270 attacchi per azienda, con un aumento del 31% rispetto al 2020.

Il fenomeno non riguarda soltanto le grandi aziende, ma inizia a riguardare in modo sempre crescente anche le piccole e medie imprese (Pmi), le quali costituiscono una parte importante del tessuto economico italiano, generando da sole in Italia un fatturato di 230 miliardi (Rapporto Regionale Pmi 20211).

Nell’ottica di un’economia sempre più digitale, e quindi competitiva, bisogna infatti smettere di pensare alle singole imprese come a “oasi protette” e tenere conto che ogni organizzazione, di qualsiasi dimensione, è inserita all’interno di filiere e che molte delle interazioni con partner e clienti avvengono ormai on line e sul cloud. L’indagine di Accenture rileva che, per la prima volta, gli attacchi indiretti cioè volti a colpire la filiera hanno rappresentato la maggioranza: sono infatti passati dal 44% al 61%.

Sempre di più le aziende devono dunque impegnarsi a gestire i rischi e prevenire i danni, incrementando l’investimento sulla sicurezza. Nel mondo, secondo il report Accenture, gli investimenti sulla sicurezza IT sono aumentati nel 2021 di 5 punti percentuali rispetto al 2020, costituendo il 15% di tutta la spesa IT. Per realizzare una integrazione delle strategie di business e di cybersecurity sono poi necessari interventi sul piano delle regole, della consapevolezza e dell’organizzazione. E delle competenze. L’accelerazione della transizione digitale sta ponendo una sfida non solo al mondo delle imprese, ma anche al mercato del lavoro. Per prevenire i crimini informatici in costante evoluzione servono infatti competenze sempre più sofisticate in ambito cybersecurity.

hacker

Fonte: Corcom