di Francesco Bertolino
Duro colpo al modello di business del food delivery in Italia. Entro tre mesi le quattro principali piattaforme dovranno assumere gli oltre 60 mila fattorini che effettuano consegne a domicilio alle dipendenze degli algoritmi. Uber Eats, Glovo-Foodinho, JustEat e Deliveroo dovranno inoltre pagare nel complesso multe per 733 milioni per violazioni delle norme sulla sicurezza del lavoro. I provvedimenti scaturiscono da una lunga indagine condotta dal Nucleo tutela del Lavoro dei carabinieri insieme a Inail e Inps e coordinata dalla Procura di Milano. L’inchiesta è sfociata nella notifica alle società interessate di verbali che operano la riqualificazione del rapporto di lavoro dei rider da autonomo a parasubordinato. In altri termini, Uber Eats, Glovo, JustEat e Deliveroo saranno costrette a riconoscere ai propri fattorini, retroattivamente, contributi, malattia, maternità e tutela contro gli infortuni.

Non solo. D’ora in poi, le piattaforme non potranno pagare ai rider solo le consegne effettuate, ma dovranno stabilire un orario di lavoro durante il quale i fattorini riceveranno un compenso, indipendentemente dalla ricezione di ordini sull’app. Si tratta di un colpo al cuore del modello di business del food delivery che si fonda sullo spostamento di parte del rischio d’impresa dalle piattaforme ai fattorini che guadagnano soltanto quando l’algoritmo assegna loro un ordine di consegna. «Questa organizzazione aziendale funziona attraverso l’intelligenza artificiale», ha detto il procuratore capo di Milano, Francesco Greco; «non c’è più il caporalato di prima: non è il caporale a sorvegliare i lavoratori, ma un programma».

Secondo Deliveroo, pronta al ricorso, la decisione non avrà impatto sulle attività della piattaforma in Italia. «I documenti trasmessi fanno riferimento a vecchi contratti», ha sostenuto la società, «dal novembre 2020 i contratti dei rider che collaborano con Deliveroo sono disciplinati da nuovi contratti individuali che fanno riferimento al Ccnl Rider», il contratto collettivo siglato fra Assodelivery e Ugl, ma contestato dalle altre sigle sindacali che lo considerano «pirata». «L’online food delivery è un’industria che opera nel pieno rispetto delle regole, capace di garantire un servizio essenziale». ha poi aggiunto in una nota Assodelivery, «stiamo analizzando i documenti e valuteremo ogni azione conseguente», Gli accertamenti dell’ispettorato del lavoro hanno portato anche all’apertura di un’indagine della Procura su sei persone, tra amministratori delegati, legali rappresentanti o delegati per la sicurezza delle quattro società. Parallelamente, i pm milanesi hanno avviato un’indagine «fiscale» su Uber Eats, filiale italiana del colosso americano già finita in amministrazione giudiziaria per caporalato sui rider, «per verificare se sia configurabile una stabile organizzazione occulta» dal punto di vista tributario. (riproduzione riservata)

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