di Gaetano Costa
Dal ristorante al tribunale. «Stiamo valutando se fare causa allo Stato per chiedere un risarcimento». Il mondo della ristorazione si mobilita. E dalla Puglia è pronto a promuovere un’azione giudiziaria per tutelarsi.


Nel 2020 il settore della ristorazione, secondo i dati di Coldiretti, ha perso 41 miliardi di euro. Fatturati dimezzati e restrizioni ancora pesano sugli introiti di bar e ristoranti. Compreso quello di Gianni De Mastro, decano dei ristoratori di Bari che gestisce L’Osteria del Borgo antico. È stato lui a farsi portavoce della possibile causa dei ristoratori.

«Siamo riusciti a creare una rete regionale di ristoratori, gestori di bar, take away, pub, discoteche e strutture consolidate sul territori», ha spiegato. «Stiamo verificando la fattibilità di un’eventuale richiesta di risarcimento allo Stato. Si tratta di una serie di rivalse individuali riunite in un’unica cabina di regia. Se ci saranno i fondamenti inoltreremo la causa».

La base dell’eventuale citazione in giudizio sarebbe da ricercare in una presunta discriminazione della categoria. «Si tratterebbe della prima azione del genere in Italia. Riteniamo che i Dpcm con i quali il governo ha chiuso o limitato le nostre attività siano discriminatori, perché il tratto unificante di ogni provvedimento governativo era individuare nella ristorazione la causa dei contagi. È una visione capovolta della realtà. La ristorazione incide solo per il 3%».

Anche la politica si è attivata per affiancare i ristoratori. Fratelli d’Italia, in particolare, ha intrapreso un’azione giudiziaria contro il governo del premier dimissionario Giuseppe Conte per conto degli esercenti. Il partito di Giorgia Meloni si è assunto gli oneri della causa che i titolari dei locali possono sostenere all’indirizzo sosristoranti.fdi@gmail.com.
A Bari, nel frattempo, si stanno organizzando per un’azione parallela contro lo Stato.

A febbraio mi aspetta il pagamento della Tari, la tassa comunale dei rifiuti», ha proseguito De Mastro. «Il mio locale, però, è chiuso da novembre: dovrò pagare 900 euro senza aver prodotto un grammo di spazzatura».
Il ristoratore si è rivolto al sindaco Pd del capoluogo pugliese, Antonio Decaro, che riveste anche la carica di presidente dell’Anci. «Possibile che non si possa avere una moratoria?. A queste spese vanno aggiunte quelle degli altri tributi e l’affitto: il mio locale ha un mensile di 2.100 euro».

«Dallo Stato ho percepito un ristoro di 7.500 euro», ha detto ancora l’esercente a BariToday. «Tra utenze e tasse non coprono neanche due mesi di inattività, visto che su dieci mesi di pandemia ho dovuto chiudere per sei. Era stato detto al governo di chiudere con un lockdown totale tra ottobre e novembre per salvare il Natale. Ma non siamo stati ascoltati».

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