Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

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Per accelerare con lo sviluppo del business in Spagna, le Generali hanno stretto un accordo di bancassurance con Banca March, storico istituto che si occupa soprattutto di investimenti e gestioni patrimoniali. Fondata nel 1926 a Palma di Maiorca da Juan March Ordinas, noto come «l’ultimo pirata del Mediterraneo», la banca è ancora oggi controllata e gestita dai membri della quarta generazione della famiglia March, considerata una delle più ricche del Paese. L’istituto detiene a sua volta il controllo della società finanziaria Alba, quotata in borsa, crocevia della finanza spagnola. La partnership tra Banca March e Generali sarà di lunga durata, con un’alleanza di 10 anni che coinvolgerà sia l’attività Vita sia quella Danni. «L’accordo include la distribuzione d’assicurazioni per automobile, casa, infortunio e rischio vita», hanno fatto sapere le due società da Madrid, aggiungendo che l’intesa rafforzerà la digitalizzazione dell’offerta assicurativa di Banca March grazie a Generali e alla capacità commerciale dei gestori e alle basi tecnologiche della banca, mentre i clienti dell’istituto avranno accesso alle polizze sia attraverso i canali digitali sia nelle 146 filiali della banca. In Spagna Generali, sotto la guida di Santiago Villa, ha una posizione di mercato non ancora allineata a quella degli altri Paesi europei in cui il gruppo assicurativo guidato da Philippe Donnet è presente.
In questi giorni l’attenzione della prima linea di Bper è concentrata sulla scadenza del prossimo fine settimana, quando avrà luogo la migrazione dei 587 sportelli ex Ubi. Viste la delicatezza del passaggio e l’imminente scadenza del cda, la cautela è d’obbligo. Una cautela che nei giorni scorsi qualcuno ha letto anche nelle dichiarazioni del ceo di Unipol (primo azionista di Bper al 18,9%) Carlo Cimbri: «Non è in questi mesi che Bper può affrontare un’operazione straordinaria, qualunque essa sia», ha dichiarato Cimbri. C’è però chi ritiene che la prudenza su opzioni impegnative come una fusione con Banco Bpm possa favorire altre combinazioni, come quella tra Bper e la Popolare di Sondrio.
A Palazzo Chigi si sta completando la struttura e gli incarichi perché la macchina della nuova presidenza del Consiglio possa rapidamente partire.
Ma anche in Banca d’Italia occorre decidere l’attribuzione di alcune cariche fondamentali, a cominciare da quella del direttore generale e presidente dell’Ivass dopo che Daniele Franco è stato nominato ministro dell’Economia. A catena seguono altre nomine. Come si sa, la carica di direttore generale è deliberata dal consiglio superiore dell’istituto su proposta del governatore ed è poi sottoposta all’approvazione con decreto del presidente della Repubblica su parere del Consiglio dei ministri promosso dal premier di concerto con il ministro dell’Economia. La nomina è giuridicamente perfetta, ma l’approvazione le conferisce la necessaria efficacia. Candidati teorici sono gli attuali tre vicedirettori generali Luigi Federico Signorini, Alessandra Perrazzelli e Piero Cipollone. Mai come in questa circostanza la nomina è largamente nelle mani di Bankitalia e di ex Bankitalia, anche se – è bene ricordarlo – l’atto del capo dello Stato non ha un valore meramente formale. Siamo comunque lontani anni-luce dal tempo in cui il primo governo Berlusconi, nel 1994, bloccò per alcuni mesi l’approvazione della nomina a direttore generale di Vincenzo Desario deliberata dal consiglio superiore; poi però per la ferma resistenza dell’allora governatore Antonio Fazio Berlusconi fu costretto a cedere e ad attivare l’iter di approvazione.
Poker di soci importanti per la nuova Nextalia sgr lanciata da Francesco Canzonieri, ex co-head corporate & investment banking e country head per l’Italia di Mediobanca. Nei giorni scorsi davanti al notaio Carlo Munafò si è presentato lo stesso Canzonieri nella sua qualità di amministratore e socio unico della newco Canzonieri Holding assieme a Vittorio Erbetta (procuratore di Unipolsai Assicurazioni), al finanziere Francesco Micheli in rappresentanza della sua Micheli Associati, a Raffaele Grandolini per conto di Confederazione Nazionale Coldiretti e a Giovanni Nodari per conto del gruppo Intesa Sanpaolo. I cinque hanno costituito la nuova società di gestione del risparmio che opererà nei fondi chiusi e nel private equity. La newco ha un capitale di un milione di euro suddiviso fra 800 mila azioni di categoria A, interamente sottoscritte da Canzonieri, e 200 mila titoli di categoria B sottoscritti per 145 mila azioni da Intesa Sanpaolo con un esborso di 14,64 milioni (di cui 145 mila euro a capitale e il restante come sovrapprezzo), per 2.500 azioni ciascuno da Coldiretti e Micheli con un esborso di 252 mila euro (di cui 2.500 euro a capitale e il resto a sovrapprezzo) e per i restanti 50 mila titoli da Unipolsai Assicurazioni con un esborso di 5,05 milioni di euro
  • Da Mansutti il Vademecum per uno smart working senza rischi
L’aumento dello smart working è uno dei più evidenti effetti della pandemia. Uno stravolgimento che, a differenza di altri, sembra destinato a influenzare anche la futura «normalità» quando tutto sarà finito. Essere consapevoli di questo è un primo passo, ma non è abbastanza se è vero, come afferma un’indagine del broker assicurativo Mansutti, che a oggi il 50% dei titolari d’impresa afferma di non disporre di informazioni chiare sulle modalità attraverso cui regolarizzare il lavoro agile. Inoltre, nonostante la consapevolezza del pericolo a cui sono esposti i dati aziendali, solo il 36% è ricorso all’implementazione di misure di protezione idonee. Da qui, l’iniziativa di stilare un vademecum in sei step, utile alle aziende per assicurarsi continuità operativa, protezione degli asset e mitigazione dei rischi: 1) Verifica della contrattualistica assicurativa in atto, mappatura e trasferimento dei rischi; 2) Negoziazione di accordi di smart working collettivi e individuali; 3) Assessment e implementazioni in ambito data protection e cybersecurity; 4) Analisi di spazi e relative destinazioni d’uso per produrre proposte progettuali inerenti lo smart working; 5) Elaborazione di un Piano di Business Continuity strutturato da aggiornare ogni anno; 6) Coordinamento di tutte le attività dedicate ai lavoratori, per supportare l’evoluzione culturale e organizzativa aziendale. Per far fronte alle tante complessità, Mansutti, insieme a partner esperti di consulenza legale, cybersecurity, tecnologia, ha dato vita al progetto di alleanza Workegg, il cui obiettivo è supportare i contesti professionali e le comunità aziendali nel processo di evoluzione.

L’insostenibile «pesantezza» del welfare (nel 2019 oltre 114 miliardi di spesa assistenziale, in ascesa rispetto ai 73 del 2008) che grava sulla fiscalità generale, cui si affianca la previsione che, a causa della pandemia, una fetta di italiani punti al pensionamento anticipato, considerato «una sorta di ammortizzatore sociale»: a conti fatti, il 2020 potrebbe vedere i lavoratori in quiescenza «aumentare di circa 100.000 unità». E, nel contempo, si stima che le entrate contributive risentiranno delle difficoltà occupazionali legate al Covid-19 (i posti in meno potrebbero raggiungere quota 700.000 nell’anno della diffusione del virus), così come le uscite per prestazioni: dunque, per il disavanzo dell’Inps, «al netto dei trasferimenti statali», l’ipotesi per il biennio 2020-2021 è di una salita «fino a 33 miliardi, per poi rientrare su livelli più fisiologici a partire dal 2023». È quel che viene messo in luce nell’VIII rapporto del Centro studi e ricerche Itinerari previdenziali, illustrato dal suo presidente Alberto Brambilla ieri, alla Camera
Cambio di passo della Guardia di finanza sulle segnalazioni antiriciclaggio: le operazioni con persone politicamente esposte o che coinvolgono paesi terzi ad «alto rischio» dovranno essere valutate con la massima priorità. Lo chiede il comando generale della Gdf con una circolare inviata nei giorni scorsi a tutti i reparti del corpo. Il documento precisa anche che devono considerarsi meritevoli di essere immediatamente prese in considerazione sul piano operativo le segnalazioni di operazioni sospette connesse all’utilizzo massiccio di carte di credito per trasferire fondi, in via anonima, attraverso reti di collegamento aventi l’obiettivo di eludere i presidi antiriciclaggio in essere e quelle caratterizzate da un’operatività finanziaria anomala da parte di soggetti aventi un profilo patrimoniale incoerente rispetto alle disponibilità economiche manifestate.
Un ente terzo che aiuti i professionisti nella quantificazione dei compensi per le attività del Superbonus. In particolare, per gli asseveratori che siano anche progettisti e direttori dei lavori. In questa fattispecie, infatti, è lo stesso professionista asseveratore a dover certificare gli importi dei propri corrispettivi, andando a creare situazioni scomode con il proprio cliente. Per questo, è necessario che ci sia un organo esterno che garantisca per la corretta quantificazione dei corrispettivi. È il progetto messo in cantiere dal Consiglio nazionale degli ingegneri, che sarà presentato al prossimo tavolo convocato dal Consiglio superiore dei lavori pubblici.
La detrazione per le start-up innovative e la disciplina dei Pir possono convivere. Il conferimento di una quota di start-up innovativa in un Pir alternativo non è causa di decadenza dalla detrazione fiscale pari al 30%. È la risposta dell’Agenzia delle entrate n. 113 del 16/2/2021. L’agevolazione fiscale prevista per le start-up/Pmi innovative ed il regime di esenzione previsto per i piani di risparmio a lungo termine (Pir) sono tra loro cumulabili.
  • Lavoro, più sostanze pericolose
Aumentano le sostanze pericolose sul lavoro soggette a misure di sicurezza da parte dei datori di lavoro. Un decreto interministeriale 11 febbraio, pubblicato nella sezione pubblicità legale del sito del ministero del lavoro, infatti, recepisce la direttiva Ue n. 2019/130 del Parlamento europeo e del Consiglio europeo del 16 gennaio 2019 sulla protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti dall’esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni durante il lavoro. Le modifiche riguardano l’integrazione dell’allegato XLII al dlgs n. 81/2008 (Tu sicurezza sul lavoro), nel quale sono state aggiunte alle sei già previste, altre due voci nell’elenco di miscele, sostanze e processi che possono dar luogo a rischio. Inoltre, è stato sostituito l’allegato XLIII e il nuovo documento prevede 18 sostanze pericolose in più rispetto alle precedenti otto già aggiunte dalla direttiva Ue n. 2019/983. I nuovi fattori di rischio individuati dalle nuove sostanze e dai nuovi processi produttivi, se presenti in azienda, determinano a carico del datore di lavoro l’immediata rielaborazione della valutazione dei rischi, il contestuale aggiornamento delle misure di sicurezza, a protezione dei lavoratori, nonché l’aggiornamento del documento di valutazione (Dvr), in collaborazione con il responsabile del servizio di prevenzione e del medico competente, previa consultazione del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza. La rielaborazione del Dvr dovrà avvenire entro trenta giorni dall’entrata in vigore del decreto ministeriale (15 giorni dopo la pubblicazione in gazzetta ufficiale, non ancora avvenuta)

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  • Effetto Covid sulle pensioni: il disavanzo sale a 33 miliardi
Il 2019, oggetto del Rapporto annuale di Itinerari previdenziali, era stato un anno buono per i conti pensionistici. Ma con la pandemia c’è stato un brusco peggioramento, destinato a pesare almeno fino al 2023. Lo si vede bene scorrendo le tabelle illustrate ieri alla Camera dal presidente di Itinerari, Alberto Brambilla. Nel 2019 gli occupati in Italia avevano raggiunto il massimo storico di quasi 23,4 milioni, nel 2020 siamo scesi a poco più di 22,6 milioni. Ciò significa oltre 9 miliardi in meno di entrate contributive. Allo stesso tempo il numero delle pensioni è salito da 22,8 a 23 milioni, con un aumento della spesa di circa 3 miliardi. Risultato: il deficit, al netto dei trasferimenti dallo Stato, che dai 25 miliardi del 2013 si era ridotto a 20,8 miliardi nel 2019, schizza a 33 miliardi nel 2020 e si manterrà sopra i 25 miliardi all’anno fino al 2023. La crisi economica innescata dalla pandemia, si legge, «incentiverà la propensione al pensionamento anticipato» e anche Quota 100, che nei primi due anni è stata usata meno del previsto, nel 2021 potrebbe funzionare «come una sorta di ammortizzatore sociale (meglio una rendita decurtata che nessuna rendita)» se si perde il lavoro. La spesa pensionistica salirà mentre quella per l’assistenza, già cresciuta da 98 a 114 miliardi dal 2014 al 2019, dopo il covid, rischia di esplodere.

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  • Previdenza, con il Covid la spesa sale al 14,5 % del Pil ma non è colpa delle pensioni
Effetto Covid anche sulla spesa previdenziale. Tenuta a bada nel 2019 – 12,88% del Pil – salirà nel 2020 al 14,48%, per cominciare a ridiscendere quest’anno al 14,11%. Sono le previsioni del centro studi e ricerche Itinerari previdenziali contenuti nell’ottavo Rapporto presentato alla Camera dei Deputati. Come mai questa crescita? «Stimiamo per il 2020 una perdita di occupati pari a 700 mila tra i non protetti dal blocco dei licenziamenti, cioè lavoro autonomo e contratti a termine», spiega Alberto Brambilla, presidente di Itinerari previdenziali. «A questi si devono aggiungere 100 mila nuovi pensionati nel 202 0, in gran parte per Quota 100, anche se ci aspettavamo di più da questa misura». Ecco che meno contributi versati dai lavoratori e più gente in pensione fanno salire il rapporto tra spesa previdenziale e Pil. Incidenza che nel 2019 è però «in linea con la media Eurostat», al 12,88%. Motivo in più per tornare a chiedere la separazione nei conteggi tra assistenza e previdenza. «Dobbiamo cambiare il modo in cui comunichiamo i dati a Bruxelles», dice Brambilla. Tesi sostenuta anche dai sindacati e oggetto di un tavolo di confronto al ministero del Lavoro inaugurato con il governo Gentiloni e riattivato un mese fa. «La spesa per le pensioni è molto alta perché la comunichiamo al lordo dell’assistenza. Ma la prima è in equilibrio, la seconda è fuori controllo».

  • Pensioni, il disavanzo risale da 20 a 33 miliardi nel 2020
Dopo sette anni di disavanzi tra contributi e prestazioni in miglioramento, fino al “minimo” di 20 miliardi calcolati nel 2019 al netto dei trasferimenti dello Stato, il peso della previdenza è tornato a salire. Il disavanzo l’anno scorso è balzato a 33 miliardi e nelle proiezioni di Itinerari previdenziali resterebbe oltre i 31 miliardi quest’anno e tra i 25 e i 26 miliardi nel biennio 2022-2023. Il Think-Tank di Alberto Brambilla (ex consigliere di Matteo Salvini dopo la rottura di due anni fa su “Quota 100”) prevede flussi di uscita stabili con un numero di pensionati attorno ai 16,1 milioni nel triennio a venire e nell’Ottavo Rapporto presentato ieri a Montecitorio torna a puntare il dito sull’assistenza, vera variabile fuori controllo del nostro Welfare con una spesa salita nel 2019 a 114,27 miliardi. Dal 2008 – è stato fatto notare – l’incremento strutturale è stato di oltre 41 miliardi, con un tasso di crescita annuo oltre il 4% e di 3 volte superiore all’incremento della spesa per pensioni. «È quasi assurdo pensare che in un Paese del G7 come l’Italia – ha affermato Brambilla – quasi il 50% di pensionati non sia stato in grado di versare neppure 15/17 anni di contributi regolari e debba quindi essere assistita dallo Stato, ed è allora importante che la politica rifletta su questi numeri. Innanzitutto, perché non sembrano rispecchiare le reali condizioni socio-economiche del Paese e, in secondo luogo, perché non va dimenticato che, a differenza delle pensioni finanziate da imposte e contributi, queste prestazioni gravano per 25,77 miliardi sulla fiscalità generale e non sono neppure soggette a imposizione fiscale».
  • Risparmio, depositi al record di 1.744 miliardi

  • Stéphane Dedeyan nominato amministratore delegato dell’assicuratore CNP
Dopo aver lavorato per Generali e per il gigante dell’assicurazione malattia Vyv, Stéphane Dedeyan si unisce all’assicuratore quotato in borsa mentre è in fase di integrazione in La Banque Postale. Questo cambiamento alla testa di CNP Assurances era atteso in vista dell’avvicinarsi della fine del mandato di Antoine Lissowski, prevista per la prossima assemblea generale del 16 aprile, e della sua età (presto 65 anni).
  • Coface trae profitto dalla resistenza delle imprese
Rispetto alla crisi legata alla pandemia, gli assicuratori del credito sembra che alla fine ne escano bene. Lo testimonia l’annuncio fatto da Moody’s la settimana scorsa, che ha confermato le valutazioni di solidità finanziaria di cinque di queste compagnie che copronoi le aziende contro il default dei loro client. Per Coface e Atradius le prospettive sono passate da negative a stabili a causa dell’impatto moderato della pandemia per il comparto dell’assicurazione credito. Alla fine Coface ha chiuso in utile il 2020 pur vedendo il risultato netto in calo di poco più del 40% a 83 mln di euro