Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

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L’Antitrust ha avviato un’istruttoria nei confronti di Facile.it per pratiche commerciali scorrette e ha acceso un faro anche sul fatto che il sito intenet favorirebbe i prodotti di Prima Assicurazioni a scapito di altri intermediari assicurativi. Nei mesi scorsi, come anticipato da MF-Milano Finanza, i consumatori (Konsumer in prima linea) avevano denunciato all’Antitrust e all’Ivass i conflitti d’interesse tra le due società, con il fondatore di entrambe, Alberto Genovese, che dopo la vendita ha continuato a sedere nell’advisory board del fondo che controlla il comparatore e ne è uscito solo dopo l’arresto. Ora l’autorità presieduta da Roberto Rustichelli vuole vederci chiaro. Ieri ha eseguito ispezioni nelle sedi di Facile.it, Facile.it Broker di Assicurazioni e Prima Assicurazioni con l’ausilio del nucleo speciale antitrust della Guardia di Finanza aprendo un’istruttoria per presunte pratiche commerciali scorrette nei confronti delle società. Secondo l’Antitrust, le società potrebbero aver attuato due distinte pratiche commerciali scorrette violando il Codice del Consumo nello svolgimento dell’attività di comparazione sul sito Facile.it.
Il calo dei contributi osservato nel secondo trimestre del 2020, in corrispondenza della fase più acuta della crisi della pandemia, è stato recuperato. Così i fondi pensione hanno tenuto la rotta anche in tempi di Covid, sia in termini di sottoscrizioni sia di rendimenti. A scattare la fotografia è stata la Covip, la commissione di vigilanza sui fondi pensione guidata da Mario Padula. Dall’analisi emerge che le forme di previdenza complementare, dopo un inizio 2020 difficile per i mercati finanziari, come anticipato da MF-Milano Finanza lo scorso 15 gennaio, hanno beneficiato del recupero nel resto dell’anno e al netto di costi di gestione e fiscalità, i rendimenti sono stati positivi sia per i fondi negoziali che per i fondi aperti: rispettivamente, 3,1% e 2,9%; mentre sono risultati marginalmente negativi i Pip (piani individuali pensionistici), le polizze previdenziali di ramo terzo (-0,2%). Per le gestioni separate di ramo I, che contabilizzano le attività a costo storico, i cui rendimenti dipendono in larga parte dalle cedole incassate sui titoli detenuti, il risultato è stato pari all’1,4 %.
Ieri il ceo di Banco Bpm Giuseppe Castagna lo ha ribadito ancora una volta ai mercati, presentando i numeri del bilancio 2020: «Siamo stati abbastanza aperti e chiari sulla possibilità di raggiungere qualche accordo. Fino ad ora siamo ancora allo stato dei compiti a casa preliminari, svolti internamente, per capire qual è l’opzione migliore e più fattibile», ha dichiarato Castagna, ribadendo che una fusione «è naturalmente uno dei principali target che vogliamo raggiungere, ma non dipende solo da noi». Secondo quanto risulta l’opzione principale sul tavolo del ceo oggi sarebbe proprio una fusione alla pari con la Bper, appoggiata dall’ad di Unipol Carlo Cimbri (che del gruppo modenese è primo azionista con quasi il 20%). Su Piazza Meda (assistita da Lazard) però sarebbero da tempo puntati anche gli occhi di Unicredit che, nell’acquisizione del gruppo lombardo-veneto, vedrebbe un’opportunità di crescita in Lombardia. Il nuovo ceo di piazza Gae Aulenti Andrea Orcel si insedierà soltanto ad aprile (oggi il board dovrebbe nominare Ranieri de Marchis dg ad interim), ma sul mercato circola perfino l’ipotesi di un’integrazione a tre fra Unicredit, Mps e lo stesso Banco Bpm per dare vita a un polo italiano del credito alternativo a Intesa Sanpaolo.
La pandemia ha premiato società che avevano già impegnato risorse e investimenti su macro trend come l’innovazione e la trasformazione digitale. Fineco è una di queste. Ieri la banca guidata da Alessandro Foti ha chiuso il bilancio 2020 con utile e ricavi record, pari rispettivamente a 324,5 milioni (+19,2% sul 2019) e 775,8 milioni (+17,9%). Mentre le masse gestite complessivamente hanno raggiunto i 91,7 miliardi (+12,6%), la raccolta netta (bilancio tra nuove sottoscrizioni e riscatti) è stata positiva per 9,3 miliardi (+58,9%) e la rete dei consulenti, dopo anni di stabilità, ha ripreso a crescere con afflussi netti di 65 persone. «Il 2020 è stato un anno di svolta.
Lo scorso dicembre i prestiti al settore privato, corretti per tener conto delle cartolarizzazioni e degli altri crediti ceduti e cancellati dai bilanci bancari, sono cresciuti del 4,7% su base tendenziale, come nel mese precedente. Lo ha reso noto ieri Bankitalia precisando che i prestiti alle famiglie sono aumentati del 2,2% sui 12 mesi (+2,3% in novembre), mentre quelli alle società non finanziarie sono aumentati dell’8,5% (+8,1% nel mese precedente).
La salita di Leonardo Del Vecchio nel capitale di Mediobanca e i progressivi acquisti di Francesco Gaetano Caltagirone in Generali hanno riportato gli equilibri nella Galassia del Nord sotto i riflettori dei mercati. Soprattutto in vista del rinnovo del cda del Leone, previsto per la primavera del 2022, a non molta distanza dalla presentazione del nuovo piano industriale. In vista di queste scadenze l’asse tra il vertice di Mediobanca e quello di Generali (di cui Piazzetta Cuccia è primo azionista al 12,97%) appare compatto, come ieri ha ribadito il ceo Alberto Nagel. Durante la presentazione dei conti del primo semestre dell’esercizio 2020-2021 il banchiere ha scelto infatti di commentare la recente riorganizzazione varata dall’amministratore delegato Philippe Donnet: «Abbiamo un rappresentante che partecipa al cda di Generali e abbiamo supportato questo tipo di decisione», ha spiegato Nagel, confermando il sostegno che Mediobanca ha finora dato a Donnet.

È illegittima l’ordinanza del sindaco di Firenze che impone ai conducenti maggiorenni di monopattini elettrici di indossare il casco protettivo. Non spetta infatti al sindaco firmare ordinanze rientranti nel campo di applicazione del codice della strada né altresì è adottabile in tale ambito un’ordinanza contingibile e urgente. Lo ha deciso il Tar Firenze con la sentenza n. 32 dell’8 febbraio 2021. Con l’art. 1, comma 102, della legge di Bilancio n. 145 del 30 dicembre 2018 è stata autorizzata la sperimentazione della circolazione di dispositivi a propulsione prevalentemente elettrica (come segway, hoverboard e monopattini). Con un decreto del 4 giugno 2019 il ministro delle infrastrutture e dei trasporti ha regolamentato la predetta sperimentazione per la circolazione e l’utilizzo di tali dispositivi per la micromobilità. La disciplina sulla circolazione dei monopattini a propulsione prevalentemente elettrica è stata quindi definita compiutamente dall’art. 1, commi 75 e seguenti, della legge di Bilancio n. 160 del 27 dicembre 2019 ed è stata poi modificata e integrata dall’art. 33-bis del decreto legge milleproroghe n. 162 del 30 dicembre 2019.
  • Mediobanca, vola l’utile
«Crescere nel wealth management per noi è prioritario e dobbiamo stare concentrati al massimo sulle linee del piano industriale. Un’acquisizione verrà considerata solo se completerà l’offerta o se sarà un acceleratore della parte distributiva italiana. In Italia vogliamo accelerare la capacità distributiva per il private o per il premiere: oggi non ci sono situazioni attivabili, manteniamo un approccio vigile e opportunistico. L’acquisizione ha un senso se provoca un salto dimensionale che paga l’integrazione. Devono esserci alternative che per dimensione e qualità ci convincano». A chiarirlo è stato l’a.d. di Mediobanca, Alberto Nagel, commentando i risultati del primo semestre 2020-2021. Il wealth management ha visto ricavi pari a 302 milioni di euro, in crescita del 6% rispetto ai sei mesi precedenti, mentre l’utile netto del comparto è balzato del 46%. «Con Delfin e Leonardo Del Vecchio abbiamo una costanza di interazioni proficue in cui, a lui come ad altri importanti azionisti, presentiamo la nostra strategia e i risultati», ha aggiunto Nagel. «Dal punto di vista delle priorità e delle cose da fare siamo assolutamente allineati. Siamo entrambi disponibili a valutare operazioni importanti qualora si presentassero sul mercato»
  • La raccolta di Fineco su del 59%
Fineco ha archiviato il 2020 con un utile netto di 324,5 milioni di euro, in aumento del 19,2% rispetto all’anno precedente. I ricavi sono saliti del 17,9% a 775,8 milioni grazie al contributo delle commissioni nette (+24,3% a 404,3 mln) e del risultato di negoziazione, coperture e fair value. Il margine di interesse è invece diminuito del 3,8% a 270,7 milioni. La raccolta è balzata del 58,9% a 9,3 miliardi. Il Cet 1 si è posizionato al 28,56%. L’amministratore delegato Alessandro Foti ha parlato di «un anno di crescita impetuosa». Intanto il cda ha approvato l’offerta vincolante per l’acquisizione del 20% di Hi-Mtf sim per circa 1,25 milioni di euro. La società gestisce il mercato di negoziazione Hi-Mtf (Multilateral trading facilities).
  • Utili a 330 mln per Bpm
Il Banco Bpm ha chiuso il 2020 con un utile netto di 21 milioni di euro rispetto ai 797 mln dell’anno precedente, che includeva elementi non ricorrenti positivi per 148,4 mln. Al netto dei costi relativi al piano di incentivazione all’esodo, alla chiusura di 300 filiali e di altre componenti l’utile adjusted è ammontato a 330,5 milioni (648,6 mln nel 2019). Si sono registrate rettifiche su finanziamenti verso clientela per 1,33 miliardi (+71,7%). Il cda ha proposto, in linea con le indicazioni della Bce, un dividendo di 6 centesimi ad azione per complessivi 90,9 milioni. Il capozienda si è soffermato sulla vicenda relativa all’esercizio dell’opzione di acquisto della quota del 65% detenuta da Cattolica nel capitale delle joint venture Vera vita e Vera assicurazioni: «Si tratta di una partnership e quindi siamo aperti a discussioni per trovare una soluzione». Per quanto riguarda Anima, «è certamente un asset forte per noi, e questo è il motivo per cui abbiamo voluto aumentare la quota nel corso dell’anno. Sia la bancassurance sia l’asset management sono cruciali per l’attività bancaria: più proprietà abbiamo e meglio è per noi»

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  • Boom di risparmi ma pochi finiscono ai fondi pensione
La corsa a risparmiare, che ha caratterizzato i comportamenti degli italiani nell’anno della pandemia, non si è trasferita al risparmio previdenziale e per il sistema dei fondi pensione il 2020 si è chiuso con numeri positivi ma in rallentamento rispetto all’anno prima. I nuovi sottoscrittori infatti sono aumentati del 2,6% (un ritmo di crescita inferiore al passato) mentre i flussi contributivi sono cresciti del 3%, ma negli anni precedenti aumentavano ad un ritmo superiore al 5%. La cosa positiva è che il calo dei contributi registrato nel secondo trimestre, in piena pandemia, è stato recuperato, il dato meno esaltante è che l’idea di accumulare risparmi in vista della pensione è un’ottica e per molti lavoratori un lusso ancora poco diffusa. Chi ha scelto questa strada però negli ultimi dieci anni non se ne è pentito, perché il rendimento medio annuo delle varie forme di fondi pensione ha sempre battuto il Tfr. E anche nel 2020 è andata così, ad eccezione dei Pip di ramo terzo (le unit linked) che l’anno scorso hanno avuto una performance media negativa (-0,2%) a fronte di una rivalutazione del trattamento di fine rapporto dell’1,2%.

  • Depositi, nell’anno del Covid messi da parte 160 miliardi
L’anno nero della pandemia e della sospensione cautelativa di tanti impegni di spesa da parte di famiglie e imprese si è chiuso con un aumento a doppia cifra dei depositi bancari, cresciuti in dicembre dell’11% rispetto ai dodici mesi, contro il +8,7% segnato a dicembre. Il dato, fotografato ieri nelle statistiche nazionali di “Banca e moneta” pubblicate dalla Banca d’Italia, conferma le dimensioni senza precedenti dell’impatto che ha avuto la crisi sanitaria sull’economia. Nei mesi centrali dell’anno la propensione al risparmio delle famiglie aveva sfiorato il 19%, valori doppi a quelli dell’anno prima, e alla fine del terzo trimestre (ultimo dato utile) era ancora vicina al 15% nelle rilevazioni Istat. Un’eccezionalità che si è riflessa nella crescita dei depositi, lievitati di 160 miliardi in un solo anno. Quelli delle famiglie consumatrici, in particolare, sono aumentati di 66 miliardi tra dicembre 2019 e dicembre 2020, raggiungendo la cifra di 1.109,6 miliardi, i conti delle famiglie produttrici sono aumentati di 11 miliardi e ora sfiorano i 76 miliardi, mentre la liquidità parcheggiata sui conti bancari delle imprese non finanziarie è aumentata di ben 83 miliardi, fino a toccare la cifra record di 384,5 miliardi a fine dicembre.
  • Primo campanello sui mutui: tasso di sofferenze su del 40%
Mutui, i tassi di mercato restano su livelli quasi irripetibili. Ma per ottenerli, in questo 2021 più che mai, bisogna guadagnarseli. Le banche infatti, complice il deterioramento dell’economia e di conseguenza dei redditi di molti aspiranti mutuatari, stanno diventano via via più selettive. In questa direzione vanno più indicatori, a partire dal tasso di sofferenze. Dopo essere sceso a inizio 2020 al minimo storico in area 1% la percentuale di mutui che non riesce ad essere onorata dai debitori è salita all’1,4% in appena sei mesi. Sembrerebbe un aumento marginale ma in realtà per un mercato grande come quello dei mutui in Italia (che conta uno stock di oltre 300 miliardi di euro) un aumento di 40 punti base delle sofferenze in appena due trimestri viene giudicato dagli addetti ai lavori come un potenziale segnale d’allarme. Anche perché tecnicamente si tratta di un aumento del 40%. Un segnale di cui tengono certamente conto le banche nel momento in cui elaborano i profili di rischio sistemici dell’area territoriale in cui operano.
  • Rischio fallimento a +34%: 115mila aziende appese a un filo
A guardare il numero di fallimenti delle imprese italiane, il 2020 pare un anno di grazia, con un crollo del 41% dei dossier presentati tra gennaio e settembre. Non un segnale di solidità, tuttavia, bensì un risultato legato a meri fattori di natura eccezionale, che nasconde una realtà ben diversa. Il 2021, a giudicare dalle stime di Cerved Rating Agency sulle probabilità di default del sistema, potrebbe infatti segnare una brusca inversione di rotta. Tasso di rischio stimato al 4,5% dell’era pre-Covid e che salirà nelle attese al 6% a fine 2021. Un balzo che vale il 34% e che sintetizza le difficoltà prospettiche a cui potrebbe andare incontro il sistema delle imprese. I peggiori risultati, da questo punto di vista, sono ipotizzati per tutto ciò che gravita attorno al turismo e ai servizi di ospitalità e somministrazione di cibi, che a fine 2021 saranno ancora 40 punti al di sotto dei livelli pre-Covid. Dispersione di valori decisamente più ampia in termini settoriali, con la manifattura (5,4%), meno rischiosa rispetto all’area vasta dei servizi e delle costruzioni. Aggiungendo a questo quadro le costruzioni, altra area in difficoltà, questi settori valgono in Italia nelle stime Cerved 1,15 milioni di imprese con tre milioni di lavoratori coinvolti.
  • Automotive, produzione in calo del 21%
Una frenata che fa segnare un picco negativo nel settore della produzione auto, -21%, ma che registra un recupero della produzione nell’ultimo trimestre dell’anno e indica un cambio di pelle nell’industria automobilistica italiana. Lockdown, pandemia e mercato in calo hanno ridotto la produzione di 140mila unità. Ma in compenso circa il 10% dei modelli prodotti è ricaricabile (full electric o plug-in) o ibrido.
  • Castagna rilancia: «BancoBpm, aperti ad accordi di M&A»

Handelsblatt

 

  • Investimento di quasi 1 mld €: un grande investitore americano acquisisce una partecipazione in Munich Re
Il Californian Capital Group sta acquisendo una quota del 3,03% in Munich Re. Questo secondo un annuncio obbligatorio fatto questo martedì. Secondo la dichiarazione, Capital Group ha acquistato 4,25 milioni degli oltre 140 milioni di azioni emesse. Al prezzo attuale delle azioni, la partecipazione vale quasi un miliardo di euro. Tra le aziende tedesche, il Capital Group è conosciuto come un investitore a lungo termine. Negli ultimi anni, la società ha già acquisito partecipazioni in un certo numero di società DAX ben note. Le azioni di Bayer, SAP, Siemens, Infineon e Volkswagen fanno parte del portafoglio. Circa un anno fa, il Capital Group ha anche acquisito una quota del 3,1% della Deutsche Bank. Circa 64 milioni di azioni della banca con sede a Francoforte sono state acquisite in quel momento.