di Marco Capponi
Il private equity si conferma immune alla pandemia di Covid-19 e inizia il 2021 con un mese di gennaio robusto: sono 19 i deal registrati nel comparto, tre in più rispetto ai 16 del corrispondente mese del 2020. A rivelarlo è l’Osservatorio Pem (Private equity monitor) dell’Università Liuc, redatto in collaborazione con Eos Investment Management, EY, Fondo Italiano di Investimento Sgr, McDermott Will&Emery, Value Italy Sgr e Unicredit. «Il settore», osserva Emidio Cacciapuoti, partner di McDermott Will&Emery, «è stato in pausa solo a febbraio e marzo. Già ad aprile sono riprese le operazioni di investimento, soprattutto gli add-on, per via delle necessità di liquidità». A settembre poi c’è stato il vero salto di qualità: «Alcune operazioni sospese sono state portate a termine, generando un effetto rimbalzo positivo per la nostra industria», evidenzia l’analista.
Si prevede che nel 2021 il trend crescerà, anche grazie all’immensa quantità di liquidità pronta a entrare in circolo: «Importante in tal senso è la normativa sui Pir alternativi, che permettono di convogliare il risparmio privato nell’economia reale attraverso investimenti di fondi alternativi».
Nel primo mese sono le operazioni di buy out a caratterizzare il mercato: 12 su 19 (il 63%) riguardano acquisizioni di quote di maggioranza, tra le quali spicca l’acquisto per 288,5 milioni di euro del 100% di Società Gasdotti Italia da parte di Ontario Teacher’s Pension Plan, società che gestisce i fondi pensione degli insegnanti della provincia canadese dell’Ontario. Un deal che riassume il forte interesse per le società italiane da parte dei grandi investitori internazionali: quasi tre operazioni ogni quattro sono infatti riconducibili a loro. Degno di nota anche l’investimento in Lincotek (produttore di dispositivi medici e industriali) da parte di The Equity Group, che ne ha acquisito il 24% tramite un aumento di capitale da 200 milioni. «A livello di prezzo», prosegue Cacciapuoti, «il mercato offre multipli tra le 8 e le 9 volte, più interessanti di altre aree geografiche». Ma non finisce qui: «La nuova legge di bilancio ha equiparato la tassazione per gli investitori esteri a quella degli italiani, spingendo così gli operatori internazionali a investire nel Paese».
Sempre più importanza è rivestita dal comparto infrastrutturale, che l’Osservatorio inizia da quest’anno a monitorare come una categoria distinta.
«L’investimento in infrastrutture», conclude Cacciapuoti, «rappresenta un’occasione per i grandi fondi esteri, che hanno dimensioni ed expertise tali da entrare con forza nel comparto». Sono ben quattro le operazioni di gennaio che riguardano il segmento, tra le quali spicca l’investimento di Eos Investment Management, in collaborazione con Capital Dynamics, per tre grandi progetti fotovoltaici nel Lazio. Un deal che racconta anche un altro aspetto di questo inizio 2021: quasi la metà delle operazioni sono stata realizzate nel Centro Italia, a dimostrazione di una minor polarizzazione rispetto al passato. Lazio e Lombardia sono le regioni più attive, con tre deal ciascuna.
E gli italiani all’estero? L’Osservatorio ha avviato nel 2021 una serie di rilevazioni parallele per scoprire come si stanno muovendo le imprese e gli operatori del private equity italiani fuori dai confini nazionali. I deal di gennaio sono tre: un’acquisizione di Dea Capital in Spagna (di Alimentación y nutrición familiar), e due add-on di Novamont e Bomi Italia in Norvegia e Spagna sotto la regia di Nb Renaissance e Archimed. (riproduzione riservata)
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