di Salvo Licciardello
Intesa Sanpaolo sarà in grado di «attivare lo stesso ammontare delle cifre del Next Generation Eu per processi di investimenti». Lo ha detto il ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, intervenendo ieri a un convegno della Fisac-Cgil. «Guardiamo tutti i giorni -ha aggiunto- al bene del Paese. Intesa Sanpaolo ha 500 miliardi di impieghi in Italia, un trilione e 200 miliardi di euro di risparmio delle famiglie italiane e siamo i principali creditori dello Stato dopo la Bce. Infatti, attraverso la banca e la compagnia assicurativa del gruppo, siamo i principali sottoscrittori dei titoli pubblici. La possibilità di erogare nuovo credito e di gestire il risparmio rappresenta perciò un punto di forza». Nel periodo di attivazione del Next Generation Eu «saremo in grado – ha proseguito Messina – di attivare come credito concesso lo stesso ammontare delle cifre che arriveranno dall’Europa. E questo in favore di quelle imprese che vorranno generare progetti di investimento. Quindi la banca è disponibile ad attivare 200 miliardi di euro in favore dei processi di investimento delle imprese».

Tra le criticità sul tavolo della politica anche la possibile riforma della fiscalità con l’introduzione di misure straordinarie. «Sono totalmente contrario a una imposta patrimoniale ma sono totalmente favorevole a individuare modalità per valorizzare il risparmio degli italiani e anche per agevolare i fondi pensione a sottoscrivere titoli di Stato» ha affermato il ceo di Intesa Sanpaolo. «La crescita è fondamentale ma bisogna parallelamente stare attenti al rapporto debito/pil. Sin da ora bisogna progettare e individuare elementi per far sottoscrivere più titoli di Stato agli italiani e convogliare il loro grande risparmio».

Tanto più che, secondo i dati di Bankitalia, la pandemia ha causato la peggior contrazione dei redditi privati degli ultimi 20 anni e al contempo ha fatto impennare il tasso di risparmio, passato al 9,2% dal 2,8% registrato alla fine del 2019, con accantonamenti per 53 miliardi complessivi, a differenza di quanto accaduto durante le due precedenti crisi. Particolarmente significativo l’andamento del circolante e dei depositi, aumentati nel semestre rispettivamente di 11,3 e 35,4 miliardi, le variazioni più ampie dall’avvio della moneta unica nel primo caso e dal 2012 nel secondo.

Le famiglie italiane sono tornate a favorire i titoli del Tesoro italiano. Dopo oltre un anno di disinvestimenti (-23,6 miliardi nel 2019), nella prima metà del 2020 le famiglie hanno acquistato bond e Btp per 5,1 miliardi (mentre sono state registrate vendite di altri titoli per 11,6 miliardi). Sempre nel primo semestre 2020 le banche hanno acquistato titoli di Stato per quasi 60 miliardi. Lo stock di titoli di Stato italiani in portafoglio ha raggiunto l’11% del totale delle attività finanziarie del sistema bancario, il valore più elevato degli ultimi 20 anni. (riproduzione riservata)

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