di Luca Gualtieri
La salita di Leonardo Del Vecchio nel capitale di Mediobanca e i progressivi acquisti di Francesco Gaetano Caltagirone in Generali hanno riportato gli equilibri nella Galassia del Nord sotto i riflettori dei mercati. Soprattutto in vista del rinnovo del cda del Leone, previsto per la primavera del 2022, a non molta distanza dalla presentazione del nuovo piano industriale. In vista di queste scadenze l’asse tra il vertice di Mediobanca e quello di Generali (di cui Piazzetta Cuccia è primo azionista al 12,97%) appare compatto, come ieri ha ribadito il ceo Alberto Nagel. Durante la presentazione dei conti del primo semestre dell’esercizio 2020-2021 il banchiere ha scelto infatti di commentare la recente riorganizzazione varata dall’amministratore delegato Philippe Donnet: «Abbiamo un rappresentante che partecipa al cda di Generali e abbiamo supportato questo tipo di decisione», ha spiegato Nagel, confermando il sostegno che Mediobanca ha finora dato a Donnet. Vero è che i prossimi mesi saranno impegnativi per l’amministratore delegato di Generali, non solo per la delicata stesura del nuovo piano industriale ma anche per la necessità di stabilizzare la vicenda Cattolica, oggi seguita con attenzione dai grandi soci del Leone, a partire da Francesco Gaetano Caltagirone (5,4%) e Leonardo Del Vecchio (4,8%). Proprio su Del Vecchio e sui recenti acquisti di azioni Mediobanca ieri si è soffermato Nagel. Pochi giorni fa infatti Mister Luxottica è salito al 13,2%, superando la quota detenuta dal patto di consultazione. «Con Delfin e Leonardo Del Vecchio abbiamo una costanza di interazioni; sulla strategia e sulle cose da fare siamo allineati», ha spiegato Nagel. Oggi a tifare per una governance stabile sono soprattutto gli investitori istituzionali, che con in mano oltre la metà delle azioni Mediobanca sono di fatto la categoria di stakeholder più rappresentativa.

Una categoria che ieri ha apprezzato i risultati del semestre. La merchant bank ha registrato un utile netto di 411 milioni, triplicato rispetto a un anno prima. Nel solo secondo trimestre i profitti si sono portati a 211 milioni, in crescita del 5% dall’analogo trimestre 2019-2020 che non risentiva dell’effetto Covid. A piacere agli azionisti è stata anche la conferma di un’ipotesi di distribuzione di dividendi in una misura pari al 70% dell’utile netto, Bce permettendo.

Acquisizioni? «Siamo disponibili a valutare operazioni importanti se fossero disponibili, ma non dobbiamo crescere con acquisizioni per forza e ad ogni costo», ha tagliato corto Nagel. (riproduzione riservata)

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