Sei mesi dopo l’annuncio, la cessione delle attività francesi di Aviva non è stata ancora portata a termine. Ma l’operazione potrebbe registrare una forte accelerata e arrivare a una conclusione nell’arco delle prossime settimane. Secondo la stampa francese nello scorso mese di gennaio sarebbero state presentate al gruppo assicurativo inglese quattro offerte non vincolanti: Macif, Generali, Allianz-Athora ed Eurazeo. Da più parti si vocifera di una possibile alleanza tra Generali e la società di investimento francese Eurazeo. Il gruppo assicurativo triestino ha presentato la sua offerta per rilevare Aviva France, ma Generali sarebbe interessata più che altro all’area property e infortuni. L’Argus de l’assurances ha riportato la confidenza di una fonte vicina al dossier: “Non escludiamo di condividere questo progetto con un partner, tipo un fondo di investimento che abbia la stessa visione industriale e lo stesso desiderio di sviluppare in modo più specifico le attività vita di Aviva”. Nessun commento da Generali e neanche da Eurazeo che ha però più volte detto che Aviva France rappresenta un investimento strategico che le permetterebbe di incrementare i suoi 18,8 miliardi di euro di asset in gestione, sviluppando quel connubio tra risparmio e private equity che è un obiettivo inseguito da anni.

Tra le altre pretendenti, viene data come favorita la francese Macif, che metterebbe a segno la più grande operazione di sempre mettendo sul piatto 3,6 miliardi di euro, mentre il consorzio di Allianz SE e Athora è in posizione più defilata.

Aviva, che secondo Bloomberg potrebbe chiudere la partita entro la fine del mese, punta a raccogliere circa 6 miliardi di euro con le cessioni di Francia, Polonia e Italia. Nel nostro paese, Aviva avrebbe iniziato a dialogare con il gruppo assicurativo francese CNP Assurances e con Allianz, rispettivamente interessate al business vita e danni.

Allianz, Generali e l’assicuratore olandese NN Group NV sarebbero invece i player interessati a rilevare il business sviluppato in Polonia che potrebbe portare nelle casse inglesi da 1,5 a 2 miliardi di euro.