di Elena Dal Maso
Lemanik fa il punto della situazione su Piazza Affari. La società lussemburghese per la gestione del risparmio finora si è tenuta a distanza dal comparto finanziario, a causa della sua alta volatilità, ma adesso che quest’ultima è in diminuzione e «c’è la prospettiva concreta che assicurazioni e banche possano tornare a pagare dividendi nella seconda metà dell’anno, grazie a maggiori riserve di capitale rispetto al 2020, riteniamo che sia il momento di tornare sui titoli del settore», spiega Andrea Scauri, gestore azionario Italia.

Con il nuovo anno, nota lo specialista, si è assistito a un approccio «molto più soft del regolatore rispetto al 2020 e questo potrebbe comportare un effetto di re-rating dei multipli sottostanti i titoli finanziari, con la possibilità di un incremento degli utili legato ai minori accantonamenti resi possibili dai vincoli regolatori meno stringenti». Soprattutto nel caso italiano, questo potrebbe essere un elemento molto forte per il 2021, grazie anche alla nomina a premier di Mario Draghi.

Il governo Draghi, infatti, potrebbe rappresentare un forte catalizzatore per i flussi esteri, e qui Lemanik concorda con il mercato, riportando Piazza Affari all’interno delle asset allocation dei grandi fondi di investimento. In una prima fase, ritiene Scauri, ne beneficeranno soprattutto le large cap, poiché «i flussi arriveranno attraverso futures ed Etf, mentre in una seconda fase, quando la selezione dei titoli si sposterà verso equity stories di qualità meno conosciute, ci sarà più attività su small e mid cap».

Lemanik ha calcolato che in questo momento il mercato italiano tratta con uno sconto del 10-15% rispetto al mercato europeo e questo «fa presupporre una generale sovraperformance dell’Italia in termini di indici», sottolinea Scauri. Sui finanziari, il differenziale aumenta fino al 20-25%, nota il gestore. Per questo, a livello settoriale, la preferenza va ai titoli assicurativi e bancari, che già oggi stanno facendo meglio degli altri settori, con Intesa Sanpaolo la banca più comprata.

Gli istituti più piccoli, aggiunge Scauri, hanno «un beta più elevato, quindi una possibilità di avere una rivalutazione più importante trattando multipli più contenuti rispetto alle banche più grandi».

Resta poi l’interesse per i titoli ciclici, che, grazie alle parole ieri del presidente della Fed, Jerome Powell (conferma di tassi ultrabassi fino al 2023), stanno rimbalzando, con il Dow che si sta riportando di nuovo verso i massimi storici di quota 32 mila punti.

Per Scauri da tenere sotto osservazione vi sono «il settore auto, che sta tornando a essere investibile, e le materie prime. Mentre per quanto riguarda la componente Esg, il focus è soprattutto su equity stories interessanti nel settore delle rinnovabili e della transizione ecologica».

Il settore che piace meno in questa fase è quello delle utilities regolamentate, conclude Scauri, «dal momento che tratta a premi molto elevati, elemento che lo rende vulnerabile in caso di ritorno dell’inflazione». Non a caso i mercati stanno vendendo debito governativo da fine gennaio confermato dal sell-off emerge forte su T-bond, Btp e Bund. (riproduzione riservata)

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