Gli investitori selezionano le società anche sulla base dei criteri Esg Ecco tutti i rating delle società del Ftse Mib secondo Standard Ethics e Msci Ma le performance dei titoli non sono sempre correlate alla sostenibilità. Anzi…
di Manuel Follis

In testa alla classifica dell’indice globale Msci ci sono Enel e Intesa Sanpaolo, uniche due a conquistare il giudizio AAA, mentre per Standard Ethics le prime della classe fra le società del Ftse Mib sono Eni, Fineco, Prysmian, Unicredit e UnipolSai, che si meritano tutte un rating EE+. Per una volta non si parla di valutazioni fatte basandosi sul conto economico o sui profitti, ma di classifiche stilate in base alla sostenibilità delle aziende, e se ci fosse qualcuno che ancora pensasse che il rispetto dell’ambiente o la trasparenza nella governance non abbiano nulla a che fare con gli utili è venuto il momento di ricredersi. «Il punto di queste classifiche non è stabilire chi è più bravo di altri, sono strumenti che servono per investire», spiega Andrea Di Segni, managing director di Morrow Sodali, società che si occupa di proxy advisory per le società quotate. Peraltro, come dimostrano i rating pubblicati da MF-Milano Finanza, spesso le valutazioni divergono tra loro. «E’ normale», commenta subito Di Segni, «perché basta che una società pesi in maniera diversa un aspetto piuttosto che un altro che il rating cambia. Ed è anche per questo che vanno valutati più aspetti, non solo il giuidizio in sé, dal trend alle indicazioni che emergono per gli investitori». Investitori che dal canto loro sono sempre più sensibili al tema della sostenibilità, con l’aumento del numero di grandi gruppi internazionali che scelgono di sostenere solo società che garantiscono livelli minimi a livello di strategie Esg. Standard Ethics attribuisce alla parola sostenibilità un significato preciso: la messa in opera delle indicazioni e delle strategie sulla sostenibilità che provengono dall’Onu dall’Ocse e dall’Unione Europea in tutti e tre gli ambiti Esg (acronimo che sta per Environmental, social e governance). Il rating di Standard Ethics misura quindi la distanza tra un’azienda e le indicazioni internazionali, senza applicare variabili etiche, come l’esclusione dai portafogli di alcuni settori industriali, oppure considerazioni di tipo morale, o scelte arbitrarie, come puntare sulle rinnovabili piuttosto che su altri modelli di sviluppo. Ovviamente, tra le società più sotto i riflettori per quanto riguarda l’impatto ambientale ci sono quelle del mondo energetico, che però in Italia sono quelle che hanno fatto più sforzi per migliorare le loro performance. Non a caso sul gradino più basso delle due graduatorie pubblicate non compare nessuna società del settore. Per quanto riguarda Enel, ad esempio, la società elettrica è impegnata da anni in una serie di politiche green (tra cui quelle dedicate alle energie rinnovabili) e secondo Standard Ethics la società ha sviluppato «modelli originali nella emissione di debito legando il pagamento delle cedole dei suoi ultimi bond al raggiungimento di alcuni obiettivi ambientali da essa stessa scelti ed identificati». Si tratta di sperimentazioni innovative «che hanno riscontrato interesse nel mercato ma anche alcune perplessità», motivo per cui Standard Ethics, «su questi aspetti tecnici, aveva ridotto la valutazione di Enel nel dicembre 2019 da EE+ a EE». Snam invece per prima al mondo «ha introdotto un modello molto innovativo nella emissione del debito Esg, rendendosi disponibile ad eliminare la nomenclatura Esg della propria emissione qualora il rating di sostenibilità ricevuto, scendesse sotto un certo livello», commentano ancora gli esperti di Standard Ethics.
La vera domanda riguarda però le performance borsistiche. Se è vero che una strategia orientata ai criteri Esg risponde alle richieste del mercato, soprattutto di quelle dei fondi di investimento (non a caso il termine Esg è stato coniato e utilizzato per prima da Goldman Sachs), questa preferenza dovrebbe riflettersi sull’andamento di borsa. In realtà, non è così semplice stabilire una connessione diretta né esistono classifiche che mettano in correlazione diretta l’impatto di una strategia sostenibile con le performance borsistiche. Guardando la classifica e le performance, è evidente che fattori esogeni come la pandemia, le pressioni sui prezzi del petrolio o quelle sui crediti deteriorati per le banche abbiano influito sugli andamenti molto più di altre considerazioni, ma il trend è ormai inarrestabile. Cinque anni fa non c’era nessuno che si occupava di sostenibilità. «Cinque anni fa non esistevano nemmeno le cariche aziendali per i manager responsabili dei criteri Esg. Oggi invece sono considerati anche per gli investitori tra i ruoli più importanti nell’organigramma delle società», commenta Di Segni. Non è sempre importante avere il rating migliore, ripete il managing director di Morrow Sodali. In fondo, «queste società sono importanti perché aiutano a capire il proprio livello di sostenibilità, ma se poi non si parla con i propri azionisti, che sono quelli che stanno più attenti a quelle indicazioni, si spreca un’opportunità fondamentale. O fai engagement o hai un problema. E l’engagament oggi è globale e riguarda tutti i temi, compresi i criteri Esg». (riproduzione riservata)

Fra i big europei in vetta c’è Vodafone. Ultima è Vw
Il trend degli investimenti Esg (Environmental, social e governance) è proseguito senza sosta nel 2020, diventando sempre più cruciale nelle strategie di investimenti. Basti pensare che, secondo Bank of America, l’emissione di obbligazioni Esg lo scorso anno ha superato 500 miliardi di dollari, con sensibili aumenti in tutti i settori. I cambiamenti normativi in arrivo nell’Unione Europea e l’ amministrazione guidata dal presidente Biden negli Stati Uniti, alimenteranno inoltre nel 2021 un’attenzione ancora maggiore sulle questioni ambientali e sociali. In particolare le nuove regole europee hanno l’obiettivo di riorientare i flussi di capitale verso un’economia più sostenibile, integrando la sostenibilità nella gestione del rischio e promuovendo la trasparenza. Le aziende, con in prima fila le grandi, stanno quindi investendo crescenti risorse in questa direzione e i rating di sostenibilità diventando uno criterio sempre più seguito dagli investitori istituzionali. Non tutte le imprese quotate sono naturalmente allo stesso punto. Da questo punto di vista, i rating Esg elaborati da Standard Ethics misurano la distanza tra un’azienda e le indicazioni internazionali, evitando di applicare variabili etiche. «La ratio è pragmatica: se parliamo di questioni planetarie e di future generazioni, va da sé che stabilire cosa debba essere sostenibile o meno per il pianeta non possa essere un fondo d’investimento, un consulente, un’azienda, ma debbano essere solo le grandi organizzazioni che hanno ricevuto la delega a trattare le questioni globali» spiegano gli analisti della società britannica. Nella classifica che emerge dai rating attribuiti da Standard Ethics, fra le quotate europee a maggiore capitalizzazione, in vetta risalta Vodafone con un giudizio EEE- , mentre all’estremo opposto c’è Volkswagen con E-. Il colosso di tlc inglese è noto per avere sviluppato un modello di sostenibilità molto orientato al quadro internazionale. Dal punto di vista settoriale, emerge un buon posizionamento del settore bancario, assicurativo e delle utility. «Fra le compagnie assicurative, Allianz e Axa adottano un’ottima rendicontazione Esg delle politiche gestionali e hanno un buon welfare aziendale» mettono in evidenza da Standard Ethics. In ambito bancario invece il focus è, secondo gli esperti :«sulla trasparenza dei servizi /prodotti offerti o su elementi di governance come la composizione dei cda, oltre che sull’Esg risk management, rafforzando la gestione del rischio reputazionale». Infine nel settore industriale, «Philips e Air Liquide rappresentano buone pratiche nella gestione ambientale dell’attività produttiva, delle materie prime, nella catena dei fornitori, nell’uso delle rinnovabili e nella gestione dei rischi ambientali» concludono gli analisti. (riproduzione riservata)

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