Pagina a cura di Roxy Tomasicchio
Le tecnologie blockchain entrano nella fase di maturità. Dopo le attenzioni mediatiche e i proclami sulla cosiddetta catena di blocchi si passa a progetti veri e propri. Non limitati solo alle criptovalute, nonostante nell’immaginario collettivo l’associazione sia scontata, sembrando quasi l’unica possibile. Rispetto al 2019, sono aumentati del 59% i progetti concreti, mentre gli annunci sono diminuiti dell’80%. Non solo. Malgrado l’emergenza Covid-19, su 1.242 iniziative censite dal 2016 al 2020 (734 annunci e 508 progetti concreti), sono 267 quelle avviate negli ultimi dodici mesi a livello internazionale da aziende e pubbliche amministrazioni, che comprendono 70 annunci e 197 progetti concreti (di cui 83 operativi, il resto sperimentazioni o proof of concept). Il 47% dei casi mappati nel 2020 utilizza piattaforme esistenti, a dimostrazione che l’attenzione degli operatori si sta spostando sempre più verso lo sviluppo di applicazioni e meno sulla creazione di nuove piattaforme.

E l’Italia? Con 18 casi, resta nella top ten dei paesi con più iniziative, nonostante lo stop degli investimenti: nel 2020 ammontano a 23 milioni di euro, con un calo del 23% rispetto all’anno precedente. Indubbiamente l’emergenza ha limitato le nuove iniziative, spingendo le imprese a concentrarsi sui progetti già attivi: il 60% della spesa riguarda progetti operativi, il 28% progetti pilota, solo l’11% proof of concept (ossia prove di fattibilità) e l’1% formazione. La finanza è il settore più rappresentato, con il 58% della spesa, e l’unico ad aver incrementato gli investimenti (+6%). Seguono agroalimentare (11%), utility (7%) e p.a.(6%).

Questi i numeri raccolti dall’Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger della School of Management del Politecnico di Milano nella ricerca intitolata Blockchain: the hype is over, get ready for ecosystems.

«Il mercato della blockchain sta uscendo dalla fase più ‘mediatica’ per concentrarsi sulla costituzione di ecosistemi che puntano a creare nuove opportunità realizzando piattaforme infrastrutturali e applicazioni di business basate su di esse» commenta Francesco Bruschi, direttore dell’Osservatorio. «Lo sviluppo di queste infrastrutture abilitanti, però, non è ancora concluso: aziende e p.a. guidano lo sviluppo tecnologico verso soluzioni più facilmente utilizzabili e sarà importante seguire l’evoluzione della normativa, che spesso è ancora un ostacolo allo sviluppo di soluzioni più innovative».

I settori e i paesi più attivi. Non c’è solo finanza tra le applicazioni della blockchain. Certo: nel 2020 c’è stato l’annuncio dello sviluppo di Diem (ex Libra, la valuta digitale sponsorizzata da Facebook); è cresciuto l’utilizzo di cripto valute; è stato l’anno dell’avvio delle valute digitali delle Banche centrali (dalla Dcep cinese, in fase di sperimentazione, all’intenzione della Bce di voler realizzare il Digital Euro). Ma è anche vero che l’emergenza sanitaria ha mostrato i benefici legati alla blockchain per la gestione dell’identità in ambito clinico/sanitario o economico. Sono sorte iniziative di filiera in ambito supply chain e progetti di infrastrutture internazionali come Ebsi, la European Blockchain Services Infrastructure che sta promuovendo diverse sperimentazioni. «Nel 2020 le tecnologie blockchain hanno continuato a svilupparsi e sono sempre più utilizzate dalle imprese per migliorare processi aziendali e creare nuove opportunità di business in ambiti diversi dalla finanza, dall’agroalimentare alle utility, dalla p.a. alle assicurazioni», spiega Valeria Portale, direttore dell’Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger. «La frenata del mercato a causa della pandemia è compensata da una maggior maturità delle imprese, che investono principalmente in progetti operativi e pilota, e delle piattaforme disponibili, alcune già operative e altre che lo diventeranno nel 2021».

Tra i paesi più attivi, in testa ci sono gli Stati Uniti (72 progetti avviati negli ultimi cinque anni). Dietro c’è la Cina (35) e poi ancora Giappone (28), Australia (23) e Corea Del Sud (19).

Le applicazioni di business. La maggior parte dei progetti sviluppati su piattaforme blockchain nel 2020 è incentrata su applicazioni legate a processi esistenti (riconciliazione dei pagamenti e tracciabilità di filiera). In molti casi le aziende scelgono di partire da un’applicazione semplice che possa raccogliere numerosi partecipanti per poter in seguito sviluppare soluzioni più innovative.

Le applicazioni più numerose sono realizzate per facilitare la condivisione e il coordinamento dei dati fra diversi attori per evitare che insorgano divergenze (59% dei progetti lanciati dal 2016 a oggi). Quasi un quarto ha l’obiettivo di migliorare la verificabilità dei dati da parte di altri attori dell’ecosistema o di terzi (24%), in particolare nell’agroalimentare per garantire la tracciabilità dei prodotti. Il 13% utilizza i crypto asset abilitati dalle piattaforme blockchain per scambiare denaro o altri asset. Il 4%, infine, è dedicato alla realizzazione di processi affidabili e verificabili.

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Alla base di sistemi semplici c’è complessità
Una diversa tecnologia può farsi strada nel settore finanziario, mentre l’intelligenza artificiale non ha ancora raggiunto piena espressione. Stiamo parlando della blockchain, sulla cresta dell’onda per il volo del bitcoin oltre i 40 mila dollari. «Si tratta, infatti, di una tecnologia che permette di effettuare transazioni finanziarie rapide, accessibili da ogni angolo del pianeta e con costi bassi, oltre che sicure», spiega Maurizio Diana, head of data management di BorsadelCredito.it, piattaforma tra i protagonisti nel settore dei prestiti alle imprese, che ha curato un’analisi ad hoc sulla blockchain. «Tecnicamente è un registro digitale aperto e distribuito, che memorizza blocchi di dati in modo sicuro, verificabile e permanente», aggiunge Diana, «ciascun blocco è concatenato al successivo in ordine cronologico. La caratteristica chiave è che i blocchi non sono modificabili senza alterare tutta la catena (operazione che richiederebbe il consenso di tutta la rete). La validazione di ogni blocco è un processo complesso che richiede molto tempo, ma la crittografia garantisce robustezza e sicurezza al sistema». Non a caso la blockchain è famosa per essere il sottostante di tutte le cripto valute (ma non solo). Le aziende italiane hanno appena scoperto la blockchain (secondo il Polimi, l’Italia resta nella top ten dei paesi con più iniziative, si veda altro articolo in pagina), in quanto i progetti basati su questa complessa tecnologia, come nel caso dell’Ai, si caratterizzano per dare vita a sistemi semplici nei processi e nell’utilizzo. E anche per questo sono vincenti. Semplicità, infatti, è la parola chiave. Ma non bisogna dimenticare che per costruire sistemi semplici ci vuole complessità. «Gli algoritmi proprietari delle FinTech si basano sulle reti neurali, complesse infrastrutture informatiche che permettono di velocizzare i processi e rendere immediata la fruibilità dei sistemi. Prestiti erogati in 48 ore, alla fine di una rigorosa analisi di solvibilità del richiedente, a cui è richiesto solo di inserire dati e anagrafici e bilancio aziendale. La semplicità di fruizione delle piattaforme FinTech è ciò che si vede di un’infrastruttura complessa, costruita sulla base di tecnologie disruptive», dice Diana facendo un esempio pratico del valore aggiunto che intelligenza artificiale e blockchain rappresentano per il mondo finanziario.
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