Il 64% del campione di oltre 1,2 milioni di persone intervistate in 50 Paesi di ogni parte del mondo, sostiene che il cambiamento climatico sia un’emergenza globale e sollecita un’azione più incisiva per affrontare la crisi. E la percentuale più alta di persone che la ritengono tale si è registrata in Italia e nel Regno Unito, entrambi con l’81%. Dopo questi due Paesi, i cittadini più preoccupati per l’emergenza climatica vivono in Australia (72%), Stati Uniti e Russia (65%), India (59%). La percentuale più bassa è stata confermata invece in Moldova (50%).

In estrema sintesi è questo il risultato principale che emerge da un sondaggio sul clima delle Nazioni Unite dal titolo “Peoples’ Climate Vote”, la più grande indagine mondiale mai condotta sul cambiamento climatico organizzata dal Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp) con l’Università di Oxford.

I risultati mostrano che le persone spesso vogliono politiche climatiche di ampio respiro oltre lo stato attuale delle cose”, spiega l’Undp in una nota.

Ad esempio, nelle nazioni in cui i combustibili fossili sono una delle principali fonti di emissioni, gli interpellati si sono detti saldamente a favore dell’energia rinnovabile, compresi gli Stati Uniti (65% a favore), l’Australia (76%) e la Russia (51%).

Dove la distruzione delle foreste è una delle principali cause di emissioni, i cittadini hanno sostenuto invece la conservazione degli alberi, con il 60% del sostegno in Brasile e il 57% in Indonesia.

Nove paesi su dieci con le popolazioni più urbanizzate hanno sostenuto un maggiore utilizzo di auto e bus elettrici o biciclette.

Secondo l’amministratore dell’Undp Achim Steiner, “i risultati del sondaggio illustrano chiaramente che l’azione urgente per il clima ha un ampio sostegno tra le persone di tutto il mondo, di tutte le nazionalità, età, sesso e livello di istruzione. Ma più di questo, il sondaggio rivela come le persone vogliono che i loro responsabili politici affrontino la crisi. Dall’agricoltura rispettosa del clima alla protezione della natura, agli investimenti in una ripresa verde dalla crisi sanitaria, l’indagine porta la voce delle persone in prima linea nel dibattito sul clima”.

Secondo i risultati del sondaggio, le politiche per l’ambiente hanno ricevuto un ampio sostegno, in testa la conservazione delle foreste e della terra (54% di sostegno pubblico), più energia solare, eolica e rinnovabile (53%), adozione di tecniche agricole rispettose del clima (52%) e maggiori investimenti in attività verdi e green job (50%).

Il Peoples’ Climate Vote ha fornito un tesoro di dati sull’opinione pubblica che non abbiamo mai visto prima. Il riconoscimento dell’emergenza climatica è molto più diffuso di quanto si pensasse. Abbiamo anche scoperto che la maggior parte delle persone desidera chiaramente una risposta politica forte e di ampia portata”, rimarca Stephen Fisher del Dipartimento di Sociologia, Università di Oxford.

Il sondaggio, spiega l’Undp, mostra un collegamento diretto tra il livello di istruzione di una persona e il suo desiderio di azione per il clima. C’è stato un riconoscimento molto alto dell’emergenza climatica tra coloro che avevano frequentato l’università o il college in tutti i Paesi, dai Paesi a basso reddito come il Bhutan (82%) e la Repubblica Democratica del Congo (82%), ai Paesi ricchi come Francia (87%) e Giappone (82%).

A livello generazionale, i giovani (sotto i 18 anni) sono più propensi a dire che il cambiamento climatico è un’emergenza rispetto alle persone più anziane. Nel dettaglio, quasi il 70% dei minori di 18 anni ha affermato che il cambiamento climatico è un’emergenza globale, rispetto al 65% quelli di età compresa tra 18 e 35 anni, il 66% di età compresa tra 36 e 59 anni e il 58% di età superiore a 60 anni.

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