di Emerick De Narda
È Fincantieri il candidato con più possibilità di finire oggetto di short squeeze a Piazza Affari. E così pure, con minori probabilità ma sempre significative, Cattolica Assicurazioni, Ovs e Maire Technimont. Tutti titoli che, sulla base di alcune caratteristiche, ricordano più da vicino le varie GameStop, Amc Entertainment, Bed Bath&Beyond e così via (articoli alle pagine 2 e 3). In questi casi però non si parla di capitalizzazioni, settori industriali o dati di fatturato, perché per individuare titoli su cui si può abbattere potenzialmente uno short squeeze (ovvero necessità di una veloce ricopertura da parte di investitori istituzionali a seguito di improvviso rialzo dei prezzi), si devono prendere in considerazioni metriche diverse. Non bisogna ad esempio confondere gli short squeeze con quanto successo ieri su Tiscali, titolo su cui si sono moltiplicate le chat sui social di utenti volenterosi di unirsi per far decollare il titolo: quella è semplicemente manipolazione del mercato. «Perché si possa parlare di short squeeze occorre innanzitutto che ci siano delle posizioni ribassiste in essere, e anche abbastanza consistenti», ha esordito Stefano Sabetta, specialista nella data research finanziaria, «mentre su Tiscali risulta posizionato al ribasso solo il fondo Gsa Capital con lo 0,84% del flottante».

Ma affinché questa specifica strategia vada a buon fine, secondo Sabetta occorre anche un uso del prestito titoli (utilization rate) molto spinto, tra l’80% e il 100%. Per andare al ribasso su un titolo serve infatti qualcuno che ne possieda una certa quantità per poterla prestare a chi vuole aprire una posizione allo scoperto. Le quantità però non sono infinite (non ci possono essere più titoli del capitale sociale), per cui se non ci sono più titoli da prendere a prestito, non si possono ad esempio aprire nuove posizioni ribassiste o incrementare quelle esistenti per magari arrestare un’ondata di rialzi. Ed è proprio quello che è accaduto con i titoli Gamestop e Amc dove appunto non c’erano più titoli da prendere a prestito.

Ma perché lo short squeeze sia incisivo deve verificarsi anche un’altra condizione, e cioè un Days To Cover (Dtc) molto elevato. Il Days To Cover è di fatto il rapporto tra il flottante preso a prestito (free float on loan) e i volumi medi giornalieri degli ultimi 30, 60 o 90 giorni. Il risultato numerico esprime il numero di giorni necessari per i venditori allo scoperto per ricoprire le proprie posizioni corte sul titolo in base al volume medio giornaliero dell’ultimo mese. Per definizione tanto più alto è il Dtc, tanto più è elevata la possibilità di rally di un titolo.

Sono queste le condizioni necessarie dunque affinché si prospetti la possibilità di uno short squeeze. In Italia, il titolo che presenta maggiormente queste caratteristiche è Fincantieri su cui sono a ribasso dichiarato ben quattro fondi hedge, per l’equivalente dell’8,6 del flottante, più un altro 14,8% del flottante preso a prestito probabilmente riconducibile a posizioni ribassiste non dichiarate. Il grado di utilizzazione del prestito titoli su Fincantieri è al 97,65%, il che equivale a dire che non ci sono più titoli da poter prendere a prestito sul mercato. In ultimo, secondo i dati di Ortex Analytics, società specializzata nella raccolta di dati finanziari, il Dtc su Fincantieri è di ben 18,7 sedute, che dunque rappresenta il numero di giorni che servirebbe a fondi ribassisti per coprire le loro posizioni in base alla media giornaliera dei volumi dell’ultimo mese. L’altro titolo quotato sul listino italiano che potrebbe essere oggetto di short squeeze è Cattolica Assicurazioni. La posizione ribassista dichiarata alla Consob, cioè che supera lo 0,5% del capitale sociale, è quella di Hellinkon fund (1,06%), ma la percentuale di flottante preso a prestito, e potenzialmente riconducibile a posizioni ribassiste, è pari all’8,5% del flottante. Il grado di utilization è al 72%, mentre il day to cover è di ben 23 sedute (complice i volumi spesso molto ridotti). In misura minore infine altri due titoli potrebbero avere le caratteristiche per consentire un rally a scapito degli investitori istituzionali, e cioè Ovs e Maire Technimont. Il primo presenta una percentuale di titoli presi a prestito pari al 10% con un grado di utilizzo all’85% e un dtc di 7,5 sedute, mentre Maire Tecnimont è tra tutti il titolo che presenta più posizioni ribassiste con ben il 13,8% dichiarato del flottante messo al ribasso e un totale preso a prestito del 21,5%. Per Maire il dtc è abbastanza basso (8,6 sedute), ma solo perché i volumi di scambio sono più sostenuti.

Sono dunque questi i titoli che potenzialmente possono essere oggetto di short squeeze anche se ovviamente si tratta di un’analisi probabilistica in quanto il mercato italiano ha caratteristiche differenti rispetto a quello Usa che rende meno probabili gli eccessi di scambi grazie alle sospensioni per eccesso di rialzo o di ribasso che mitigano i movimenti più irruenti sul mercato. Un interrogativo però rimane: per scegliere i titoli giusti vanno utilizzati metriche e indicatori non alla portata di tutti. Si fa sempre forte il dubbio che qualcuno abbia usato i cosiddetti redditiani come ariete, con buona pace di chi credeva nell’arrivo di Davide contro Golia. (riproduzione riservata)

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